Nicola Porro, il Giornale 7/4/2012, 7 aprile 2012
Rotelli e il peso della ricchezza sul «Corriere» - Ma perché un ricco signore come Giuseppe Rotelli deve aprire il portafoglio e tirare fuori quasi sessanta milioni per aggiungere un’altra fetta della Rcs a quella di cui già dispone in portafoglio? Il medesimo signore, peraltro, da pochi mesi ha messo in piedi il salvataggio del San Raffaele impegnando altri 400 milioni
Rotelli e il peso della ricchezza sul «Corriere» - Ma perché un ricco signore come Giuseppe Rotelli deve aprire il portafoglio e tirare fuori quasi sessanta milioni per aggiungere un’altra fetta della Rcs a quella di cui già dispone in portafoglio? Il medesimo signore, peraltro, da pochi mesi ha messo in piedi il salvataggio del San Raffaele impegnando altri 400 milioni. E ancora. Il medesimo ricco signore è stato finora trattato dal salotto buono che controlla l’azienda editoriale con una certa sufficienza. Non è infatti nel patto di sindacato e, di fatto, ha zero voce in capitolo nella gestione dell’azienda. Eppure, da ieri, è il primo singolo azionista, con più del 16 per cento, della Rizzoli. Non che il suo precedente 11 per cento fosse poco: ma ora è anche formalmente il più importante azionista di via Solferino. Insomma, perché Rotelli valuta un miliardo di euro un’azienda che perde quattrini e che in Borsa vale circa la metà? Diciamo subito una cosa. Rotelli è uno dei pochi imprenditori italiani che può definirsi autenticamente liberale. Ma non come va di moda oggi definirsi: egli è un liberista convinto. Ha letto gli austriaci quando in Italia li traducevano solo Liberi Libri e Rubettino e il suo professore, a Pavia, è stato un certo Bruno Leoni. Si è permesso di mettere in lista per il board della Rcs (l’ultimo dei quattro previsti, come si conviene a un liberale) un giovane studioso come Alberto Mingardi, uno dei pochi esponenti del pensiero liberale- liberista del nostro Paese. Insomma, è difficile ritenere che i comportamenti dell’uomo d’affari non coincidano con i suoi principi. E, anche se straordinariamente superiore al valore di Borsa, il pacchetto di azioni comprato da Rotelli è stato acquistato per ragioni certamente di mercato. Il patto di sindacato che governa la Rcs, da cui è recentemente fuoriuscito con il suo 5 per cento Diego Della Valle, ha la maggioranza assoluta del gruppo. Ma è anche vero che il 16 per cento di Rotelli con le quote di Della Valle e quelle dei Benetton, rappresenta una minoranza di blocco, giusto un filo sotto la soglia dell’Opa obbligatoria, che potrà nel futuro dire la sua. I rumors di mercato ieri vedevano anche Della Valle interessato alla quota poi acquistata da Rotelli. Può essere, e ciò spiegherebbe l’accelerazione nell’acquisto da parte di Rotelli. Appare piuttosto scontato che l’imprenditore marchigiano non si dia per vinto. E che al momento opportuno inizierà a comprare. Certo non oggi e non ai prezzi di Rotelli. Nei prossimi mesi non è da escludere che la Rcs debba infatti procedere a un aumento di capitale. Proprio Rotelli aveva nel passato richiesto questa operazione di rafforzamento patrimoniale. All’epoca fu sventata grazie all’annuncio di una procedura di vendita della controllata Flammarion ai francesi di Gallimard. Vi è stata una sofferta delibera (all’apertura delle procedure di vendita) da parte di un consiglio. Ma non è detto che il nuovo consiglio di amministrazione continui per quella strada. A quel punto verrebbero a mancare dai bilanci 300-350 milioni attesi dalla cessione. Troppi per non procedere rapidamente a un aumento di capitale. E solo dopo l’arrivo delle risorse fresche si inizierà a ballare davvero in Rcs. Con i valori dei titoli normalizzati e i soci più o meno diluiti. Il repentino rafforzamento di Rotelli fa capire come le forze in campo si inizino a schierare in vista della scadenza del patto di sindacato, che avverrà tra più di un anno. Ma le pedine si muovono ora. Ps C’è una certa ipocrisia nella finanza italiana. Sempre più di frequente si consultano cacciatori di teste per trovare i vertici delle nostre principali aziende. Pensare che il presidente dell’Unicredit salti fuori dal cappello di Egon Zender (per citarne uno) è come credere che i regali di Natale li porti Babbo Natale. Anche per Rcs, a due settimane dall’assemblea, non si è individuato un amministratore delegato. Nessuno crede veramente che possa sceglierlo un cacciatore di teste, nonostante sia stato già coinvolto. Qualcuno forse crede che Rotelli, ad esempio, in qualità di primo azionista della Rizzoli, possa forse dire la sua sul nuovo capoazienda?