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 2012  aprile 07 Sabato calendario

«Servono le riforme istituzionali» - Pubblichiamo ampi stralci dell’intervista esclusiva che il leader del Pdl ed ex presidente del Consiglio, Sil­vio Berlusconi, ha rilasciato al quotidiano israeliano «Yediot Ahronot»

«Servono le riforme istituzionali» - Pubblichiamo ampi stralci dell’intervista esclusiva che il leader del Pdl ed ex presidente del Consiglio, Sil­vio Berlusconi, ha rilasciato al quotidiano israeliano «Yediot Ahronot». *** «Mi perdoni per qualche minuto». Silvio Berlusconi ferma l’intervista e fa un sorriso tutto den­ti sul viso abbronzato. Esce per una conversazione importante nella stanza accanto e io resto con i suoi consiglieri nel salotto ufficiale, cir­condato dai pesanti mobili decora­ti in oro in stile baroc­co della residenza pri­vata a Palazzo Grazio­li, a pochi metri da piaz­za Venezia. (...) Nell’intervento fat­to­dopo tre mandati co­me presidente del Con­siglio ha dichiarato: «Non ho ancora detto l’ultima parola. Rad­doppierò la mia for­za ».Ora,colui che era­e c’è chi dice che anco­ra è­ l’uomo più poten­te della politica italia­na viene chiamato durante l’inter­vista per una consultazione urgen­te con il presidente del Senato, Re­nato Schifani, giunto al Palazzo. Berlusconi, che sta a capo del parti­to Popolo della Libertà, il più gran­de partito al Parlamento italiano, gode ancora di enorme influenza. Cinque mesi fa, dopo aver perso la sua maggioranza assoluta alla Ca­mera, con le borse che crollavano sullo sfondo e i titoli di Stato che bat­tevano record negativi, Berlusconi si è trovato costretto a dimettersi e lasciare il posto allo stimato econo­mista Mario Monti. Ora,un po’ più stanco, liberato da alcuni altri guai giuridici finiti con blande assolu­zioni e dai brutti titoli di giornali che lo crocifiggevano, Berlusconi si sta godendo la nuova posizione­fuori dalle linee del campo, ma sempre il potente manager della sua squadra. Quando gli chiedo di un suo eventuale ritorno ad un ruolo al fronte, magari come presidente della Repubblica, si raddrizza nel­la poltrona e si affretta a negare. «Io? Presidente? Assolutamen­te no. Non se ne parla. Né ho alcu­na intenzione di ricandidarmi a presidente del Consiglio. Sarebbe la sesta volta, e questo è veramen­te troppo. Credo che nel quadro at­tuale, come padre del partito pos­so essere più utile». Berlusconi, 76 anni, «il leader più solare» come lo ha denomina­­to il presidente Peres, non ha perso il suo famoso carisma. (...) È un pa­drone di casa generoso, che si fa in quattro per conquistarsi l’interlo­cutore. Arriva all’incontro con un lieve ritardo. «Mi deve scusare», di­ce, «ci tenevo a raccogliere per Lei fotografie scattate negli anni con leader israeliani». (...) Nel «mondo secondo Berlu­sconi » egli è ancora un leader am­mirato e stimato, e tutto quello che è andato male nel suo Paese non era per causa sua, ma per la struttu­ra costituzionale che non gli per­metteva di governare; tutto quello che è andato male nella sua vita pri­va­ta non è dipeso da lui o dai suoi di­fetti, bensì dalla giustizia che lo per­seguita. «Non devo giustificare nul­la a nessuno, nei miei confronti si è svolta una campagna enorme di di­­struzione, condotta come sempre dalla Procura di Milano, che ha le­so l’immagine del mio governo e quella mia personale. Questa campagna di menzogne, basata sul­le diffamazioni, è stata rivolta contro di me, ma io non ho nulla da rimpiangere. Qualsia­si cosa avvenuta si è svolta in presenza dei miei figli, di sei came­rieri, dei musicisti e del­le mie guardie del cor­po. Non ho mai fatto nulla che si possa defi­nire inelegante. Sono tutte invenzioni. Non ho nulla da farmi perdonare». (...)Berlusconi, bisogna ammet­­terlo, ha veramente portato ad un cambiamento fondamentale nelle relazioni tra Israele ed Italia, è stato un vero amico dei governi israelia­ni e ne ha rappresentato costante­mente le posizioni in fori europei ed internazionali. «Nelle visite che effettuate in Israele mi è stata data la possibilità di camminare nelle strade di Tel Aviv e di Gerusa­lemme e sono sempre stato accolto con grande entusiasmo» - ricorda con nostalgia. «Ci sono dei Paesi in cui il pubblico ha seguito in modo particolare la mia politica, e vi sono molti Paesi in cui la gente mi chia­ma “ Silvio”,non mi chiama neppu­re “Berlusconi”!». Lei pensa che ora vi sarà un cam­biamento nell’atteggiamento del governo italiano nei con­fronti di Israele? «Sotto la mia guida la politica este­ra italiana ha creato un equilibrio nella nostra posizione verso il Me­dio Oriente. Le relazioni tra il mio governo ed Israele, ed i miei rappor­t­i personali con tutti i capi di gover­no israeliani negli anni sono sem­pre stati importanti e comprende­vano una profonda amicizia. In cuor mio, ho sempre visto Israele come parte dell’Europa, parte del­l’Occidente, unavampostodiliber­tà in un’­area che è ancora alla ricer­ca della democrazia. Sono convin­to che i r­apporti d’amicizia con Isra­ele siano un fatto compiuto, abitua­le oggigiorno nella politica estera italiana e tali resteranno anche in futuro». Da persona che conosce da vici­n­o i leader israeliani e molti lea­der del mondo arabo: cosa ne pensa quando sente parlare della possibilità di un attacco israeliano alla luce della minac­cia iraniana? «La nostra più grande aspirazione è che non si giunga a tale situazio­ne. Questa è una possibilità da te­mere, poiché potrebbe condurre ad un deterioramento in Medio Oriente, e non solo lì. Va detto in modo chiaro, e che l’Iran lo com­prenda bene, che Israele è pronto ad un’azione militare,per far sì che la parte iraniana si comporti con saggezza. Condivido la vostra pre­o­ccupazione e quella del primo mi­nistro Netanyahu. Un Iran nuclea­re è una minaccia alla pace mondia­le ». (...) Oltre che Israele, un altro Pa­ese in cui Berlusconi è accolto bene­volmente è la Russia, dove si è reca­to subito dopo la rielezione di Pu­tin a presidente. Ascoltando il tono di voce profondamente solidale di Berlusconi, si può comprendere da dove proviene il caloroso rap­porto tra i due. Quando parla del collega russo, è come se Berlusconi parlasse di sé.«Ho un’amicizia mol­to profonda con Putin. È una perso­na adorabile, in netto contrasto con l’immagine pubblica che gli hanno appioppato. È una persona con dei forti sentimenti, modesto, molto vicino ai cittadini, un uomo normale». (...) A differenza di quanto avve­nuto in Libia, l’Europa ha deci­so di non agire militarmente in Siria. Crede che un’offensiva del genere sia possibile? «Un intervento in Siria richiede condizioni di politica internazio­nale che al momento non sono ma­ture. Seguo con orrore le notizie della guerra e dei bombardamenti sui civili. Seguo pure gli sforzi delle Nazioni Unite e della comunità in­ternazionale perché si consolidi un’alternativa credibile al regime di Assad che ormai non ha alcun fu­turo ». Solo quando il colloquio passa ai grovigli giudiziari - commerciali e personali- che accompagnano Ber­lusconi ovunque, pare che lo stagio­n­ato politico perda la calma ed il fa­moso sorriso. (...) «Dal momento in cui sono entrato in politica e mi sono confrontato con la sinistra co­munista, è partita contro di me una campagna mediante la giustizia. Contro di me si sono svolte 2.604 udienze in corti, in cause contro le aziende di mia proprietà e contro di me personalmente. Ho speso 418 milioni di euro in servizi di av­vocati e consulenti. Oltre mille ma­­gistrati, dei novemila del sistema giudiziarioitaliano, sisonooccupa­ti di cause contro di me. Ma non so­no mai stato trovato colpevole in maniera definitiva, sono sempre ri­sultato innocente. Tentano di espellermi dall’arena politica me­diante il sistema giudiziario. Que­sto è un fenomeno che, purtroppo, non viene capito fuori dall’Italia». Oltre alla sinistra, Berlusconi punta il dito anche contro la struttu­ra dell’amministrazione italiana che, secondo lui, gli ha impedito di svolgere il suo ruolo come doveva. «I padri fondatori della Repubblica dopo l’eradel fascismo-per impe­dire alla storia di ripe­tersi - avevano diviso i poteri in un modo tale che non dava al gover­no alcun potere. Il po­tere è andato alla Ca­mera, al presidente della Repubblica ed al­­l’autorità giudiziaria. Il presidente del Con­si­glio non ha nemmeno il potere di sostituire un ministro. (...) Pri­ma di me, tutti i gover­ni d’Italia sono riusciti a sopravvivere per una media di undici mesi. Solo io, con la mia infinita pazienza e l’autorevolezza personale, sono riuscito a governare per dieci anni. (...) In fin dei conti, questo è stato anche il motivo per cui mi sono di­messo. Non è stato per via degli at­tacchi esagerati da parte dei media del Paese- sono forte e sono abitua­to. Avrei potuto sopportarlo facil­mente. Non è stato nemmeno per via del crollo della borsa, come han­no detto. Sapevo che non era colpa mia e potevo continuare. L’unico motivo per cui mi sono ritirato è che ho capito che solo un governo di tecnici che approvasse leggi in­siemeall’opposizione, sarebberiu­scito a portare a termine le impor­t­anti riforme economiche che l’Eu­ropa ci stava chiedendo, e, soprat­tutto, avrebbe cambiato l’architet­tura istituzionale». La Grecia e l’euro sono fuori pe­ricolo? «Salvare la Grecia è stato un compi­to duro, che pare stia ora sulla stra­da giusta. La moneta unita si è pro­babilmente salvata. Credo non ci sia altra alternativa se non quella dell’euro.Non si può pensare di ri­tornare indietro. Al contempo, l’aver salvato la Grecia non significa che l’Eu­ropa si sia liberata dai motivi che hanno por­tato la sua economia al­l’orlo del crollo». Nonostante le nume­ro­selamentelediBerlu­sconi sulla politica ita­liana, non pare che si af­­fretti a lasciare l’arena. E ne ha buoni motivi. (...) Ma se Berlusconi vuole passare alle pagi­ne della storia come un leader significativo del­l­’Italia, deve prima di tutto trovare il modo per cancella­r­e due parole che ormai sono forte­mente collegate alla sua immagi­ne: Bunga Bunga. (...) «La verità è che offrivo cene aperte a tutti, cene particolari dove erano presenti anche ragazze ap­partenenti ai gruppi d’appoggio “Silvio ci manchi” e “Meno male che Silvio c’è”.Loro portavano le lo­ro amiche. Devo dire che ero molto contento che in queste cene intor­no a me vi fossero tante belle ragaz­ze, ma c’erano cene in cui erano presenti maschi, cene con politici. Offrivo le cene ogni sabato sera, perché radunavo insieme le perso­ne in modo da poter evitare di in­contrarleprivatamente. Secontrol­la la mia agenda e cerca il numero di persone che chiedono di incon­trarmi ogni giorno, vedrà che si trat­ta di 47 ogni giorno. Io non sono in grado di fare tanti incontri, perciò cosa faccio? Invito a cena tutti in una volta». (...) «Ma guardi un po’, in Italia l’affare non ha leso la mia popolarità in alcun modo. Tutti mi conoscono, tutti sanno chi sono, e tutti sanno come funziona il siste­ma giudiziario. Nessuno crede a queste accuse. Fuori dall’Italia, in­vece, non è facile capire.All’estero i giudici non vengono concepiti co­me rivali politici, sicché c’è chi cre­de alle calunnie che mi fanno. L’Ita­lia è affetta da un sistema giudizia­rio politicizzato, e questo è proprio un cancro dello Stato. E i media di sinistra si precipitano a collabora­re ». (...) Per i tifosi del Milan ha una notizia: «Credo che ora tornerò ad occuparmi della squadra che, insie­me a me, ha conquistato il più alto numero di titoli nella storia del cal­cio. Santiago Bernabeu ( il mitico presidente del Real Madrid, nda ) è al secondo posto, e lui ne ha vinti so­lo la metà». (...) C’è un giorno di tutto il tempo trascorso da presidente del Consiglio che porterà con sé per l’eternità? «Ce ne sono stati tanti, ma Le dico quale è stato il giorno più bello:l’ul­timo ».