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 2012  aprile 06 Venerdì calendario

Elkann, c’era una volta il «ragazzino» Yaki - Il duro scontro con Diego Della Valle sui futuri assetti di governance della Rcs ha pro­babilmente sdoganato, una volta per tutte, il nuovo volto di John«Yaki»Elkann,presiden­te della Fiat, di Exor,dell’accomandita e pun­to di riferimento dell’impero Agnelli

Elkann, c’era una volta il «ragazzino» Yaki - Il duro scontro con Diego Della Valle sui futuri assetti di governance della Rcs ha pro­babilmente sdoganato, una volta per tutte, il nuovo volto di John«Yaki»Elkann,presiden­te della Fiat, di Exor,dell’accomandita e pun­to di riferimento dell’impero Agnelli. «Il ra­gazzino », secondo il patron della Tod’s, è in realtà il consigliere d’amministrazione an­ziano della Fiat, essendo entrato nel board nel dicembre del 1997, a soli 22 anni. E que­sto a di­spetto delle 36 candeline spente il pri­mo aprile e dei tre figli avuti da Lavinia Borro­meo: Leone, Oceano e Vita, nata il 23 genna­io scorso. Elkann ha già dimostrato di aver smesso da tempo gli abiti di timido rampollo e nipote d’arte (a portarlo sulla plancia di co­mando era stato il nonno Gianni Agnelli), in­se­diato al vertice della più importante azien­da del Paese solo per tradizioni di casato. Da quando ha preso in mano le redini della ga­lassia torinese e gli è stato tolto ogni sorta di paracadute (i «tutor» che lo hanno affianca­to Gianluigi Gabetti e Luca di Montezemo­­lo), ha portato a termine una serie di opera­zioni che, di fatto, hanno cambiato i vecchi equilibri del gruppo. Ha messo in atto, cioè, quello che per anni aveva sentito sussurrare e ipotizzare nelle riunioni di famiglia e nei consigli di amministrazione: la fusione delle casseforti Ifi e Ifil con la conseguente nascita di Exor,a cui è seguito l’appoggio convinto al­lo scorporo da Fiat dei camion (Iveco) e dei trattori (Cnh). E il «colpo» americano sfocia­to con il blitz sulla Chrysler, grazie al quale il gruppo ha cambiato pelle, assumendo dal 2011 una rilevanza globale. Elkann, nella scelta del partner con il quale condividere il futuro del Lingotto, ha dimostrato, in un cer­to senso, di aver più fiuto e più coraggio del nonno. Il matrimonio con la Chrysler, porta­t­o a compimento a tempo di record con il fon­damentale apporto di Sergio Marchionne, è lì da vedere, e c’è da chiedersi cosa sarebbe ora la Fiat senza il redditizio braccio america­no. Da stratega, intanto, il «ragazzi­no » ha dimostrato in questi gior­ni d­i sapersi muovere abilmen­te e senza timori ri­verenziali an­che nei salotti dell’alta finanza e anche nel diffici­le ambiente del­l’amata Juve («i bianconeri so­no dei leoni, voglio scudetto e Coppa Italia»). Insomma, John è cambiato, come la Fiat che presiede, e ha preso soprattutto coraggio, lo stesso che nelle scorse settimane - come ha raccontato alla Gazzetta Giovanni Soldini ­lo ha spinto a tuffarsi nelle acque dell’Atlanti­co, a 70 miglia da New York, per raggiungere un peschereccio poco distante, e farsi accom­pagnare sulla terra ferma do­po che la Maserati da regata era rimasta bloccata dalla bonaccia. «Avessi dovu­to buttarmi in acqua io ­ha confessato lo skipper - non avrei fatto salti di go­ia. Poco prima avevamo av­vistato uno squalo ». Della Valle, forse, non si aspettavaunti­po così tosto e probabilmen­te, non senza sorpresa, ha già messo in conto una bat­t­aglia dal fina­le ancora in­certo. Se il patron della Tod’s è un imprendi­tore di successo nel campo del lusso, il cui bu­siness spazia anche nell’editoria, lo stesso va­le per Elkann che, dal nonno (come dal papà Alain), ha ereditato pure la passione per i me­dia. Insieme alla presidenza di Itedi e del quo­tidiano La Stampa , nonché al ruolo - come Fiat- di azionista di peso nel patto di sindaca­to che governa il Corriere della sera , Elkann ha aggiunto da poco un importante tassello: quello di azionista de L’Economist , su invito di alcune famiglie anglosassoni che editano il settimanale di politica ed economia. Un curriculum di tutto rispetto per il «ra­gazzino » di casa Agnelli che, nell’incontro decisivo del 2004 a Ginevra per convincere Marchionne a sobbarcarsi il salvataggio e l’auspicato rilancio della Fiat,ha dovuto divi­dere con il futuro amministratore delegato del Lingotto non poche sigarette e buttar giù qualche bicchierino di grappa. Lui, non fu­matore e per nulla incline a esagerare con gli «ammazzacaffè». Di certo, nel momento in cui l’altro giorno ha fatto imbufalire Della Valle, John ha dimostrato di essersi smarca­to anche dal suo ex tutor Montezemolo, che di Diego è socio e fraterno amico.