Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  aprile 07 Sabato calendario

La giungla dei replicanti - Una vera e propria giungla di prodotti dove non è facile districarsi: sono ben 164, secondo uno studio Consultique, gli strumenti finanziari quotati a Milano che investono in materie prime

La giungla dei replicanti - Una vera e propria giungla di prodotti dove non è facile districarsi: sono ben 164, secondo uno studio Consultique, gli strumenti finanziari quotati a Milano che investono in materie prime. La cosa più sorprendente è che il loro numero è raddoppiato in un anno, nonostante gli scambi abbiamo decisamente subito una battuta d’arresto (777 milioni il controvalore a febbraio 2012 contro i 953 milioni del dicembre 2010). Gli emittenti credono ancora nella voglia dei risparmiatori di partecipare alla grande corsa delle commodity. Il rialzo del petrolio appare inarrestabile, i metalli preziosi restano su livelli di prezzo storicamente elevati. Il canale di accesso principale al mercato delle materie prime, quello dei future, rischia di essere troppo complicato e rischioso agli occhi del piccolo risparmiatore. Questo spiega il successo dei prodotti replicanti, che consentono, anche con poche decine di euro, di accedere a tutte le principali commodity quotate da Chicago a Londra. Nel campo delle materie prime la parte del leone la fanno gli Exchange traded commodities (Etc). Sono 145 quelli quotati a Piazza Affari. Si tratta di strumenti finanziari emessi a fronte dell’investimento diretto dell’emittente o in materie prime fisiche (lingotti d’oro, etc.) o in contratti derivati su materie prime. Seguono poi 15 Etf (Exchange traded fund) legati alle commodity e infine 4 Etn (Exchange traded notes), simili agli Etc. Di fronte a così tanta offerta però si scopre che il 90% di tutti gli scambi si concentra sui primi trenta prodotti: sui restanti le contrattazioni sono ridotte al lumicino e questo spinge il controvalore medio a poco più di 200mila euro al giorno. A cinque anni dal debutto degli Etc i risparmiatori hanno imparato a concentrarsi su alcune materie prime, oro e petrolio in primis. Ma c’è anche grande interesse per l’argento e per una commodity apparentemente secondaria, come il gas naturale. I costi delle commissioni sono indubbiamente competitivi, gli spread tra denaro e lettera si stanno restringendo e la liquidità è garantita dai market maker. Tutto liscio quindi? Analizzando le performance degli Etc più scambiati spiccano importanti disallineamenti rispetto alla materia prima sottostante, anche se questi strumenti finanziari replicano indici ad hoc (come ad esempio il Dj Ubsci). Gli Etc più scorrelati sono i prodotti strutturati (in particolare quelli a leva), a partire dal petrolio. Oltre all’effetto valuta, su queste materie prime incide il cosiddetto "contango", il fatto che tra la prima e la seconda scadenza del contratto future possa esserci un gap di prezzo. Più efficienti invece sono quelli che investono fisicamente in metalli preziosi. Andrea Cattapan, analista di Consultique Sim, invita alla prudenza. «La stragrande maggioranza degli Etc - spiega - soffre di problemi di struttura del prodotto. Molti fanno grandi volumi ma sono diventati strumenti di pura speculazione. Gli unici che hanno una vera funzione sono quelli fisici legati ai metalli preziosi. Per gli altri il rischio è quello di non ottenere, nel medio periodo, le performance che uno si aspetta. In generale i costi sono sicuramente competitivi, ma usciti dall’area degli strumenti più scambiati il terreno diventa pericoloso». Leader indiscusso del mercato Etc in Italia è Etf Securities. Si tratta di una società indipendente che oggi ha un patrimonio gestito mondiale di oltre 25 miliardi di dollari. «Anche il mercato degli Etc si sta concentrando su pochi big player - spiega Massimo Siano, capo della divisione italiana di Etf Securities - in futuro resisteranno solo gli operatori oltre i 20 miliari di gestito. Già c’è stata un selezione anche in Italia. Ci sono molti costi fissi nel gestire questi prodotti e il guadagno arriva solo dalle commissioni». Ma come si spiegano gli scollamenti tra andamento dell’Etc e materia prima sottostante? «Si verifica nelle materie deperibili come quelle energetiche e agricole dove non essendo possibile la custodia fisica, la replica avviene solo con contratti future indicizzati». Andrea Gennai