FEDERICO GEREMICCA, La Stampa 7/4/2012, 7 aprile 2012
“E’
il più grande fallimento degli ultimi vent’anni” -
Dice che «adesso glielo spiegano loro agli operai Fincantieri licenziati che avevano un vicepresidente così, uno che per star zitto su certi imbrogli chiedeva in cambio un contratto in Rai». Aggiunge che quel che è saltato in aria «è il modello nord-coreano, l’idea che il padre indica il figlio e così si perpetua la dinastia: e da questo punto di vista, il terremoto in via Bellerio è un fatto positivo». E poi la politica, naturalmente: «La Lega rappresenta il più grande fallimento degli ultimi 20 anni, e non sopravviverà a Bossi così come Forza Italia non sarebbe sopravvissuta a Berlusconi e l’Italia dei Valori ad Antonio Di Pietro». Ma c’è dell’altro nel ragionamento di Matteo Renzi, sindaco di Firenze: e cioè la necessità che una nuova generazione si metta finalmente alla prova e dimostri di avere coraggio e idee per far meglio di quelle che l’hanno preceduta.
E’ la solita idea che c’è tanto da «rottamare»?
«Quelli che hanno fatto il ‘68 prima e il ‘77 poi, sono anni che ci spiegano come va il mondo. Loro, la meglio gioventù; noi gli scanzonati che non sanno fare nulla. Niente, naturalmente, conferma questa tesi, ma loro insistono: e siamo arrivati fin qua...».
E’ questa la lezione che andrebbe tratta dal caso-Bossi?
«Di lezioni ce ne sono tante. La prima è che abolire il finanziamento pubblico ai partiti, così come è regolato oggi, è una priorità assoluta. Per capirci: più urgente che fare una nuova legge elettorale. Oggi facciamo i conti con le spese della famiglia Bossi; ieri con le cene e le vacanze del tesoriere della Margherita. Non finirà qui, ma così non può continuare».
Addirittura.
«Io a Firenze dirò ai miei consiglieri che il bilancio 2012 del Comune va messo on line. E on line andrebbero messe le spese dei partiti e molte altre cose che riguardano l’impiego di danaro pubblico. La trasparenza non è più un optional: è una necessità assoluta, se vogliamo salvare il salvabile della nostra democrazia».
Quali altre riflessioni stimola la parabola leghista?
«Fa pensare al più grande fallimento degli ultimi venti anni. I giudici ci diranno se e quali reati sono stati commessi: ma un bilancio politico dell’esperienza del Carroccio era già possibile prima. Il federalismo, per esempio, ormai è poco più che una pagliacciata: noi amministratori, continuiamo a dover fare i conti con i tremontiani anche se Tremonti non c’è più... Da ridere, per non piangere».
E poi?
«E poi che è un peccato. La Lega ha fatto crescere una generazione di amministratori in gamba, indico Tosi per tutti. Ma ora i contraccolpi saranno inevitabili, perché la Lega è sempre stata Bossi, e senza Bossi il suo futuro è del tutto in discussione».
Per una vicenda penale ancora tutta da definire?
«Quello lo vedranno i giudici... Noi possiamo dire, però, che siamo di fronte al fallimento di una generazione. Bossi è in Parlamento da 25 anni, e tanti altri addirittura da più. E’ inaccettabile. Tutto questo, però, ora mette alla prova anche noi, intendo quelli di due o tre generazioni dopo: è venuto il momento di capire se abbiamo le idee e il coraggio di raccontare un’altra storia, diversa da quella fallimentare che abbiamo davanti agli occhi. E’ anche per questo che oggi serve una legge elettorale che permetta ai cittadini di scegliere chi eleggere in Parlamento e chi invece rimandare a casa».
Il modello in discussione la convince?
«Per niente. Non solo sembra pensata apposta per far sopravvivere i soliti noti, ma soprattutto io vorrei una legge che mezzora dopo la fine dello scrutinio mi dica chi ha vinto e chi governerà. E il modello in discussione questo non lo assicura per niente».
Molti rabbrividiscono di fronte alla linea difensiva scelta dalla Lega: complotti, giudici mandati da Roma... A lei che effetto fa?
«Io preferisco ridere, piuttosto che rabbrividire. Per un partito che è nato coi cappi in Parlamento e ha tirato le monetine a Craxi, è quasi comico finire col difendersi alla maniera di quelli della Roma ladrona».
E la discussione intorno alla rappresentanza del Nord, ora che la Lega declina?
«Una discussione astratta: nel senso che il problema esisteva prima della Lega e certo non finisce con i rimborsi spese del Trota. Bisogna farsene carico, e c’è naturalmente spazio per un Pd rinnovato davvero. Ma bisogna farsene carico in fretta, altrimenti consegneremo il Paese alla demagogia e all’antipolitica: ed è un rischio che stavolta corriamo davvero».