Maurizio Ricci, la Repubblica 7/4/2012, 7 aprile 2012
SE I NUOVI RICCHI FANNO FELICI I NOSTRI STILISTI
Nel 2008-2009 avevano preso un po’ paura e, spesso si vergognavano anche un po’: come la moglie del presidente della Citibank che, per strada, preferiva nascondere in una borsa anonima la sua Hermès, nuova di zecca. Adesso, sono tornati a tuffare le mani, senza rimorsi, nel portafogli. La conferma viene dagli squillanti risultati dell’industria italiana della moda, che è anche la pattuglia più nutrita dell’industria mondiale del lusso.
I pingui risultati di bilancio delle griffe italiane vanno visti, infatti, in un quadro globale.
Il grosso del fatturato viene dalle vendite all’estero. Più che in Europa o negli Usa, sui mercati delle potenze emergenti, in America Latina, ma, soprattutto, in Asia: Cina, India, Indonesia. Sono le economie che meglio stanno resistendo alla crisi e continuano a macinare profitti e a veder crescere i redditi. Soprattutto, sono le economie in cui, sempre più numerose, stanno emergendo classi medie, ansiose di mettere le mani sui simboli del benessere che gli Armani e le Prada sono in grado di offrire. Accanto a loro, i ricchi di sempre. Se, in Occidente, le classi medie affondano, la crescente concentrazione della ricchezza indica che i ricchi sono diventati più ricchi. Lo 0,1 per cento di straricchi americani, che negli ultimi 20 anni ha visto crescere del 300 per cento il proprio patrimonio, corrisponde a 300 mila famiglie: un mercato ancora notevole per il lusso.
Il problemaè chei successi della moda, per l’Italia, significano poco. L’industria è troppo piccola per fare da volano alla ripresa. E i ricchi italiani sono troppo pochi, almeno secondo le statistiche ufficiali: anche allargandosi all’1 per cento, siamo di fronte a 200 mila famiglie in grado di affacciarsi nei negozi Gucci o Cartier. Abbastanza per far felici Della Valle o Versace, troppo poche per rilanciare la domanda di consumi del paese. Se ne è accorto anche l’Fmi: il crescere delle disuguaglianze è una zavorra per l’economia.