ItaliaOggi 7/4/2012, 7 aprile 2012
Gramsci previde l’implosione dei partiti e persino l’avvento del governo bocconiano – «A un certo punto della loro vita storica i gruppi sociali si staccano dai loro partiti tradizionali, cioè i partiti tradizionali in quella data forma organizzativa, con quei determinati uomini che li costituiscono, li rappresentano e li dirigono non sono più riconosciuti come propria espressione dalla loro classe o frazione di classe
Gramsci previde l’implosione dei partiti e persino l’avvento del governo bocconiano – «A un certo punto della loro vita storica i gruppi sociali si staccano dai loro partiti tradizionali, cioè i partiti tradizionali in quella data forma organizzativa, con quei determinati uomini che li costituiscono, li rappresentano e li dirigono non sono più riconosciuti come propria espressione dalla loro classe o frazione di classe. Quando queste crisi si verificano la situazione immediata diventa delicata e pericolosa, perché il campo è aperto alle soluzioni di forza, all’attività di potenze oscure, rappresentate dagli uomini provvidenziali o carismatici. Come si formano queste situazioni di contrasto tra «rappresentati» e «rappresentanti» che dal terreno dei partiti ... si riflettono in tutto l’organismo statale, rafforzando la posizione relativa del potere della burocrazia (civile e militare), dell’alta finanza, della Chiesa, e in generale di tutti gli organismi relativamente indipendenti dalle fluttuazioni dell’opinione pubblica? In ogni paese il processo è diverso, sebbene il contenuto sia lo stesso. E il contenuto è la crisi di egemonia della classe dirigente, che avviene o perché la classe dirigente ha fallito in qualche sua grande impresa per cui ha domandato o imposto con la forza il consenso delle grandi masse (come la guerra) o perché vaste masse ... sono passate di colpo dalla passività politica a una certa attività e pongono rivendicazioni che nel loro complesso disorganico costituiscono una rivoluzione. Si parla di «crisi di autorità» e ciò appunto è la crisi di egemonia, e crisi dello Stato nel suo complesso (...). La classe tradizionale dirigente, che ha un numeroso personale addestrato, muta uomini e programmi e riassorbe il controllo che le andava sfuggendo con una celerità maggiore di quanto avvenga nelle classi subalterne; fa magari dei sacrifizi, si espone a un avvenire oscuro con promesse demagogiche, ma mantiene il potere, lo rafforza per il momento e se ne serve per schiacciare l’avversario e disperderne il personale di direzione, che non può essere molto numeroso e molto addestrato. Il passaggio delle truppe di molti partiti sotto la bandiera di un partito unico, che meglio rappresenta e riassume i bisogni dell’intera classe, è un fenomeno organico e normale, anche se il suo ritmo sia rapidissimo e quasi fulmineo in confronto ai tempi tranquilli; rappresenta la fusione di un intero gruppo sociale sotto un’unica direzione ritenuta sola capace di risolvere un problema dominante esistenziale e di allontanare un pericolo mortale». Antonio Gramsci, Quaderni dal carcere (ed. 1955, Note sul Machiavelli, pp. 50-51)