Carlo Tecce, Il Fatto Quotidiano 8/4/2012, 8 aprile 2012
POLITICI IGNORANTI LORO STRAPARLANO LA IENA RIDE
La cultura dei politici italiani è un piatto prelibato per le Iene di Italia1. Non devono nemmeno mostrare i denti né inventare trappole, basta puntare la telecamera e accendere il microfono di Sabrina Nobile. E lo spettacolo può cominciare. Che cos’è la Sinagoga? “È il luogo di culto che le donne musulmane frequentano per pregare il loro dio”, Amalia Schirru (Pd). Perché il 17 marzo 1861 è un giorno di festa per l’Unità d’Italia? “Chiedete al ministro Maroni”, Nunzia De Girolamo (Pdl). Che faceva Mario Monti a Bruxelles? “Aveva un lavoro pensante, un banchiere europeo. È un professore che insegnava”, Eraldo Isidori (Lega). Quando ha iniziato a interrogare i parlamentari, sette anni fa, Sabrina Nobile aveva buone intenzioni e un sacco d’ottimismo: “Prima prova: le domandine di storia e geografia, e non andava benissimo. Poi ci siamo detti: i ragazzi leggono i giornali in classe, forse i politici possono aiutarli. Ci sono tante sigle e nomi che vanno interpretati e certamente conoscono. Ammissione di colpa: avevamo torto. Nessun segreto né formule magiche. Quello che vedete in televisione è tutto spontaneo”. Giuseppe Fini, omonimo e non parente, professione dirigente e deputato di Forza Italia, teneva la valigia e la borsa dietro di sé, e argomentava con padronanza di linguaggio. Cos’è, anzi dov’è il Darfur? “Noi siamo popoli di stile, di buon cibo. Sbagliamo a prendere la velocità e abitudini di altri paesi”, premessa strana, però la Nobile insiste. E Fini, stordito, scarta la definizione più impensabile, dunque più divertente: “È un modo di comportarsi con il mangiare”.
LA IENA non dimentica quei momenti: “Io non capivo, davvero. Pensavo che fosse una riflessione sul tema, un discorso geopolitico complicatissimo, seppur lontano e ampio, per arrivare al Darfur. Invece ha confuso la martoriata provincia africana con il fast food. I politici che incontro si dividono in due categorie. C’è chi non conosce la risposta, e tace imbarazzato. E poi c’è chi non resiste all’obiettivo di una telecamera e spara a caso oppure fabbrica una supercazzola Non mancano gli onorevoli preparati, che piazziamo a fine servizio per rimarcare la nostra imparzialità.”. Anche la supercazzola istantanea è una qualità. E Angelo Cera (Udc), sindaco di San Marco in Lamis con diploma classico, l’ha scodellata con perizia ed enfasi per soddisfare la Iena che chiedeva il significato di spread: “Le famiglie si sono completamente disseccate di quei pochi risparmi che possedevano”, scuote la testa, commosso. Riprende ferito: “Si consuma molto di più”. Conclude affranto: “È la differenza fra quello che si produce e quello che si spende. Un problema”. Il repertorio di Daniele Marantelli (Pd) è completo: supercazzola e recita. A saperlo prima, perfetto per Amici Miei. Quesito semplice. Perché il 17 marzo è importante? Marantelli di Varese, osservatore democratico in terra leghista, nazionalista contro secessionisti, va oltre i calendari simbolici, s’incunea nei reticoli italiani: “Anche se la storia del nostro paese è sancita prevalentemente dai Comuni che hanno secoli di storia, mentre l’Italia ha soltanto 150 anni, è da lì che sono mutate in maniera positiva le condizioni di milioni di persone per esempio prima analfabete”. La Iena non s’arrende, Marantelli sbarra gli occhi: “Mi ferma, mi dice: ‘Aspetti, aspetti’. Si guarda intorno – racconta la Nobile – come se sentisse una voce, un richiamo. Si volta agitatissimo verso la galleria Alberto Sordi di via del Corso, che dista 200 metri da Montecitorio, e corre, corre con un passo eccellente. Un maratoneta sul traguardo. Questa scena ha girato per mesi su internet. Quando mi dicono cazzate enormi faccio un pausa, e penso: come avranno ottenuto quella poltrona?”. Lorenzo Rei (Udc) ha conti sconosciuti persino al governo Monti: “Il nostro debito è di 150 miliardi”. Paola Concia (Pd) critica l’esterofilia: “Pronunciamo deficit perché utilizziamo l’inglese eppure è uguale al debito”. Peccato che deficit sia latino.
ADESSO che i parlamentari cercano di trattenere la vanità, la Iena fatica a scovare nuove prede: “Ormai temono di scivolare e scappano o s’incazzano, tanti sono ancora gentili. Sono passati anni, ma anch’io ho una domanda insidiosa: vedo sempre le stesse facce, uno zoccolo duro, ma in quanti vanno in Parlamento?”. Non importa. Quando la memoria conserva i coraggiosi che affrontano la Iena e riscrivono libri monumentali e convinzioni inossidabili. Il presidente venezuelano si chiama Gomez. L’israeliano Netanyahu è un’autorità iraniana. Il Vaticano è un movimento. Mao è morto due secoli fa. Mandela è sudamericano. La prigione di Abu Ghraib è una persona torturata. La Iena è umana: “A volte mi fanno tenerezza. Sono inconsapevoli”. Oppure comici nati.