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 2012  aprile 06 Venerdì calendario

IN BALLO I VOTI DELLE AMMINISTRATIVE. PER IL PDL IL REBUS DEL NUOVO CORSO DI BOBO

La notizia delle dimissioni di Umberto Bossi, per Silvio Berlusconi sarebbe stata “un colpo al cuore”. Il tramonto del celodurismo significa la chiusura di un’era durata vent’anni.
Nessuna reazione ufficiale, bocche cucite in casa Pdl, tra stupore e interesse per la bufera giudiziaria che sta investendo via Bellerio. Mercoledì Berlusconi aveva solidarizzato con Bossi, mentre ieri c’è stato spazio solo per una dichiarazione dell’avvocato Niccolò Ghedini che ha precisato che il “Silvio” a cui si fa riferimento nelle telefonate non è Berlusconi, “del tutto estraneo” alla vicenda. Il Cavaliere viene raccontato “amareggiato” da chi ha ascoltato la reazione a caldo. Ma nel Pdl in molti non interpretano l’implosione della Lega come un disastro politico: in ballo ci sono dieci milioni di voti e la resa dei conti all’interno del Carroccio, a ridosso delle amministrative, potrebbe diventare una pioggia di consensi per il partito di Angelino Alfano. Per dirla col direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, “la Lega è avversario nelle imminenti elezioni e lo scandalo può essere quindi un vantaggio. Ma con Maroni alla guida, potrà mai il Carroccio tornare alleato?”. Insomma, ora c’è da dragare il possibile nell’elettorato, ma è il futuro – con l’incognita di una riforma della legge elettorale – a preoccupare.
CON LA ROTTURA dell’asse Berlusconi-Bossi (due settimane fa si sarebbero visti a Gemonio per rinsaldare l’alleanza in vista delle politiche 2013) e una guerra fratricida nel partito, i voti leghisti fanno gola a molti. Secondo i sondaggisti c’è almeno un 5% di elettorato (quasi 2 milioni) “ballerino”. Per Nicola Piepoli “a questo punto i voti tornano da dove venivano in origine: il 50 per cento dal centrodestra, il 50 per cento dal centrosinistra”. Secondo il politologo Roberto D’Alimonte, invece, i voti in fuga andranno a rimpolpare quel già nutrito “partito” che ad oggi dichiara di non saper per chi votare: 10 milioni di elettori delusi che “non sanno che pesci pigliare”. Anche perchè, aggiunge D’Alimonte, “se fino a un po’ di anni fa tra i voti del Pdl e quelli della Lega c’era uno scambio – ovvero se uno scendeva, l’altro saliva – negli ultimi tempi non è più così e abbiamo visto che chi non vota Pdl non vota neanche Lega e viceversa”. Berlusconi avrebbe infatti in mano dei sondaggi che dimostrano lo scontento degli elettori, decisi a non tornare in massa verso il Pdl. Più ottimista il Pd, convinto che il popolo leghista non manderà giù scandali e sprechi. Come sostiene Vittorio Feltri: “Se assisteremo alla mattanza dei dirigenti leghisti, comincerà il corteggiamento dei partiti agli elettori buzzurri i quali se voteranno Pd saranno subito promossi cittadini modello”.
Anche per questo motivo Berlusconi ha ipotizzato che dietro la vicenda potrebbe esserci un “disegno politico a orologeria”. I suoi rapporti con Maroni non sono mai stati stretti come quelli con Bossi (sebbene l’assunzione nello staff del Milan della portavoce dell’ex ministro dell’Interno, Isabella Votino, è stata letta come una tregua) e in caso di una nuova Lega a trazione veneta nelle mani di Maroni, la strategia a lungo termine del Pdl dovrà inevitabilmente essere ripensata.