Franco Bechis, Libero 8/4/2012, 8 aprile 2012
Trota e Nera, dimettetevi subito - Roberto Maroni urla su Facebook «Pulizia, pulizia, pulizia», quasi a scimmiottare quel «resistere, resistere, resistere» d’antan di Francesco Saverio Borrelli
Trota e Nera, dimettetevi subito - Roberto Maroni urla su Facebook «Pulizia, pulizia, pulizia», quasi a scimmiottare quel «resistere, resistere, resistere» d’antan di Francesco Saverio Borrelli. «Pulizia, senza guardare in faccia nessuno», tuona Maroni chiedendo di voltare pagina. E certo suscita qualche fremito fra i militanti del Carroccio quel suo «rivoglio la Lega che conosco, quella dei militanti onesti che si fanno un culo così sul territorio senza chiedere nulla in cambio». Si può voltare pagina, sicuro. Ma da qui alla pagina successiva ci sono due questioncine non da poco da sbrogliare: quella del ruolo del Trota nel consiglio regionale della Lombardia e soprattutto quella di Rosa Angela, detta Rosi Mauro alla vicepresidenza del Senato. Pietre di ingombro che pesano come macigni sulla militanza dura e pura e sulla possibilità di svoltare davvero. Nel calvario più vero vissuto questa settimana santa dalla Lega, forse quel peso avrebbe potuto levarsi da solo nel modo più naturale: un passo indietro del Trota, e certo le dimissioni dalla vicepresidenza del Senato e dai suoi benefit da parte della stessa Mauro. Entrambi non sono amati dalla base leghista, e la leader del Sinpa ha in più un rapporto burrascoso con Maroni e le nuove leve che prenderanno in mano il destino del Carroccio. Al momento nessuno dei due risulta indagato dalle tre procure che hanno cinto d’assedio il fortino di via Bellerio. Dunque, sono entrambi nella migliore condizione per sbrigarsi a quel passo indietro che - inutile nasconderselo - saranno comunque costretti a fare travolti dagli eventi. OSTACOLI Perché per la Lega è davvero difficile voltare pagina se entrambi resteranno la loro posto. Certo l’urgenza è diversa, ma ogni errore deve avere la pena sua. Il Trota è semplice consigliere regionale in quella Lombardia dove è difficile ormai scommettere un euro sulla durata della giunta di Roberto Formigoni. Fare il passo indietro ora che nessuno è indagato ridarebbe dignità allo stesso padre-fondatore della Lega e darebbe una lezione a tutti: Renzo ha avuto un’occasione d’oro e l’ha buttata al vento, la pena del contrappasso è il minimo da chiedergli. Su Rosi Mauro le ombre sono ancora più consistenti, sia politiche che personali. Già Maroni non molto tempo fa in un comizio si era lasciato scappare l’augurio di «fondare un vero sindacato padano» (aggiunse «questo lasciatemelo dire», come liberandosi di un peso), e sulla gestione del Sinpa altro che mal di pancia ci sono nel movimento! Quella è questione politica interna, forse anche di interesse giudiziario per la contabilità interna e il tesseramento. OLTRE LA LEGA Ma il ruolo istituzionale della Mauro è questione interna che va però ben oltre la Lega. In questo momento lei è il massimo rappresentante istituzionale di quel partito ed è evidente che non ne rappresenta nemmeno pallidamente la svolta. Nel ruolo già non ha dato gran prova di sé, e ha fatto il giro di Internet il video su una sua folle conduzione di seduta di palazzo Madama. Da quando sono venuti fuori i particolari dall’inchiesta, si moltiplicano già in quel palazzo voci, indiscrezioni, gossip e racconti sulla presenza della Mauro e del suo segretario particolare, il cantante Pier Mosca. È sulla bocca di tutti il racconto di un giorno in cui i due chissà come fecero scattare l’impianto anti-incendio dalla stanza della vicepresidenza mettendo a soqquadro l’intero Senato. Peggiorerà, e stando alle ricostruzioni dei testimoni della segreteria amministrativa della Lega, rischia di complicarsi anche la posizione personale della Mauro nella stessa inchiesta. Quel passo indietro va fatto ora, che è ancora gesto politico e non ammissione di responsabilità giudiziarie. In un sussulto in grado di ridare dignità a tutti (a cominciare dai protagonisti) e che da solo vale la possibilità di spianare la strada alla nuova Lega. È il desiderio di chi vi milita, certo. Ma è importante anche per tutto il resto del paese. Perché se la Lega non rialza la testa e torna credibile, resta senza rappresentanza politica una parte rilevante, forse fra le più rilevanti, d’Italia. E il rischio è grande. Franco Bechis