Marco Mobili, Il Sole 24 Ore 6/4/2012, 6 aprile 2012
LA BANCA PAGA PER LO SPORTELLO
ROMA. Il rebus dell’Imu e le fondazioni bancarie.
La legge ufficialmente le include nella disciplina delle onlus e del no profit e dunque le esenta dal prelievo comunale sugli immobili utilizzati per fini istituzionali, dunque non commerciali. La politica, almeno in parte, le vuole comunque portare alla cassa e costringerle a versare l’imposta municipale.
A gridare allo scandalo è soprattutto l’Italia dei Valori che anche ieri con Antonio Di Pietro è tornato sul tema delle esenzioni Imu accusando politicamente e moralmente il governo Monti di aver fatto, più di ogni altro, differenze sociali tra i pochi che stanno bene e i molti che stanno male. «Ieri (riferendosi al voto del Senato sul decreto fiscale di mercoledì, ndr) è stata tolta l’Imu per le fondazioni bancarie mentre ce l’hanno gli agricoltori sul proprio fienile e i malati che vivono in una casa di cura», ha precisato Di Pietro.
Una posizione netta che si rifà a quanto dichiarato all’assemblea di Palazzo Madama da Elio Lannutti nell’annunciare il voto contrario dell’Idv alla fiducia chiesta dal Governo sul decreto fiscale. Dopo aver presentato un emendamento ad hoc in commissione ed esserselo visto respingere, anche nel dibattito in Aula di mercoledì scorso, Lanutti aveva sottolineato come «il Governo ha fatto la faccia feroce con gli emigranti che hanno comprato una casa e con gli anziani che sono nelle case di riposo. Mentre non pagheranno le fondazioni bancarie. Le banche hanno anche più diritti della Chiesa cattolica che ,comunque, dovrà pagare l’Imu sulle sue attività commerciali». Ma occorre fare qualche distinguo.
La disciplina Imu, mutuata da quella dell’Ici, non prevede un’esenzione tout court per le fondazioni bancarie.
Queste ultime, infatti, rientrano nella disciplina degli sconti Imu riconosciuti alle onlus e al mondo del no profit (articolo 7 lettera i del Dlgs 504/92) ovvero agli enti pubblici e privati, diversi dalle società, residenti nel territorio dello Stato, che non hanno per oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attività commerciali. Del resto può essere la stessa consistenza dei patrimoni immobiliari delle fondazioni (stimata sopra i 10 miliardi) a sollevare le polemiche. In ogni caso non si tratta di un’esenzione integrale, perché ad esempio edifici e appartamenti concessi in locazioni producendo profitto per le fondazioni saranno assogettati all’imposta municipale.
In sostanza, le fondazioni bancarie per gli immobili non utilizzati ai fini istituzionali della fondazione stessa hanno pagato l’Ici e da quest’anno verseranno l’Imu. Al più – una volta entrate in vigore le modifiche contenute nel decreto fiscale – potranno beneficiare, come ogni soggetto privato, del regime agevolato che l’Imu riserverà agli immobili storici, ovvero con la riduzione del 50% della base imponibile.
Occorre ancora ricordare che il regime Imu per le fondazioni bancarie sarà quello rivisto e corretto dal Governo con il decreto liberalizzazioni alla voce «Imu della Chiesa». Con quella norma è stata sgomberata ogni zona grigia che fino a oggi aveva consentito agli enti non commerciali di beneficiare, in alcuni casi, del regime agevolato facendo leva sul concetto di prevalenza dell’attività svolta tra quella no profit e quella più commerciale. Ora tutto il mondo del volontariato, delle onlus, del non profit e della Chiesa verserà l’Imu in relazione alla parte dell’immobile utilizzata per attività commerciali, a prescindere dalla prevalenza. Nei termini e con le modalità che dovranno essere fissate da un decreto attuativo dell’Economia.