Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  aprile 06 Venerdì calendario

ECCO PERCHÉ IL CONTAGIO SARÀ SEMPRE DIETRO L’ANGOLO

Quel che ha di buono il contagio tra gli Stati dell’Eurozona è che, per quanto dannoso per tutti e immeritato per i più virtuosi, serve a confermare che l’Eurozona esiste ancora e cioè che la moneta unica, la politica monetaria unica e i fondi salva-stati europei legano a stretto filo i destini dei Paesi membri dell’euro. La crisi del debito sovrano ha frazionato e rinazionalizzato i mercati dei titoli di Stato in euro, con un netto e crescente aumento della domanda domestica nelle emissioni dei bond governativi: dividendo, invece di unire. Questo trend può premiare sul breve termine gli Stati con un alto tasso di risparmio e basso debito privato e con un sistema bancario in discreta salute, come l’Italia, ma alla distanza rischia di divenire più nocivo del contagio, perchè nelle aste dei BTp trasforma l’investitore tedesco o francese in uno straniero, quasi alla pari dell’americano e dell’asiatico. Creando stranieri diffidenti in casa propria.
Il contagio tra Stati europei con basso potenziale di crescita e alto debito pubblico, c’è, non è mai andato via. A volte è sottotraccia, a volte è esplosivo: ma è destinato a rimanere, ad acuirsi o ad attenuarsi, con gli andamenti altalenanti delle divergenze e delle convergenze su crescita e tenuta dei conti pubblici dei 17.
L’Italia, nonostante sia entrata nel ristretto club degli Stati con surplus primario nel 2011 e con un pareggio di bilancio alla portata nel 2013, è contagiata in questo momento vistosamente dalla Spagna. Per più di un motivo: per gli investitori esteri i due Paesi dominano con il loro elevato Pil l’Eurozona periferica e sono accomunati da una recessione moderata ma da prospettive di una crescita potenziale debole, da una disoccupazione giovanile preoccupante, dalla necessità di varare riforme strutturali draconiane e da sistemi bancari molto esposti al rischio sovrano per via dei recenti copiosi acquisti di titoli di Stato domestici. Il debito totale (pubblico + famiglie + aziende + banche) della Spagna è di gran lunga superiore a quello italiano, anche perchè l’Italia non è stata colpita dallo scoppio di una bolla speculativa immobiliare. Ma il debito pubblico/Pil è un problema per entrambi: quello italiano nel 2007 era quasi tre volte quello spagnolo (103% contro 36%) e ora la Spagna è proiettata verso l’80%, ma intanto l’Italia orbita attorno alla soglia del 120 per cento. I due Paesi, in qualità di membri dell’Eurozona, non possono uscire dalla crisi con la svalutazione della moneta, nè possono abbattere fortemente il costo del denaro o ridurre il debito pubblico a colpi di inflazione. I fondi di stabilità, l’Efsf temporaneo e l’Esm permanente, sono un altro fattore che unisce i destini di Spagna e Italia: se il debito pubblico spagnolo dovesse ricorrere al sostegno finanziario esterno, per un periodo dai tre ai cinque anni, rischierebbe di prosciugare la capacità di intervento dei due fondi salva-Stati, privando l’Italia della sua rete di sicurezza e rendendola più vulnerabile.
I BTp sono contagiati anche dagli altri Stati deboli dell’Eurozona, Francia inclusa. La Grecia ha insegnato una dura lezione che adombra anche i titoli di Stato italiani: nell’Eurozona gli Stati possono fallire, fallire miseramente; i privati sottoscrittori di bond governativi in euro possono perdere fino al 70% del capitale e sono subordinati alla Bce e agli Stati europei creditori. L’arrivo dell’Esm estenderà la subordinazione dei BTp ai prestiti del fondo permanente.
L’Italia è contagiata dal Portogallo perchè se il primo pacchetto di aiuti Fmi-Eu a Lisbona dovesse rivelarsi insufficiente, vi sarebbe un’ulteriore conferma - dopo la Grecia - che i salvataggi possono innescare circoli viziosi con il rigore che frena la crescita, la recessione che peggiora i conti pubblici e le nuove strette dell’austerity che danneggiano ulteriormente l’economia. L’Irlanda potrebbe scatenare un nuovo contagio, sugli strumenti del debito bancario, segnando un precedente nel caso di perdite pesanti per i privati su alcuni tipi di obbligazioni bancarie. Persino la Francia può contagiare l’Italia: le elezioni francesi sono una prova generale del rischio politico che incombe sull’Eurozona e su un’Italia soggetta alle incertezze del mandato a termine del governo Monti. Il debito pubblico francese è lievitato con Sakozy dal 64% (1.200 miliardi) all’80% (oltre 1.600 miliardi). L’Italia, con il suo debito/Pil al 120%, è dentro fino al collo in un’Eurozona dove il debito pubblico in molti Stati è esploso dal 2007 a oggi e dove i titoli di Stato sono lontani dall’essere risk free.
isabella.bufacchi@ilsole24ore.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA

I NUMERI DELLA CRISI
La Spagna in affanno

Più debiti in Europa

-1,7%
La recessione 2012
Secondo le stime del governo spagnolo, quest’anno l’economia del Paese iberico si contrarrà dell’1,7%.
23,6%
Il tasso di disoccupazione
Secondo i dati Eurostat, la Spagna ha il tasso di disoccupazione più alto d’Europa: 23,6% a febbraio. Supera anche il 21% della Grecia. La disoccupazione giovanile gira intorno al 50%.
-1,3%
Il calo dei consumi
I consumi in Spagna sono calati dell’1,3% nel 2011.
79,8%
Il debito pubblico/Pil 2012
Il debito pubblico spagnolo raggiungerà il 79,8% del Pil a fine 2012. Lo stima il governo.
121%
Debito/Pil in Italia nel 2013
Rispetto al 103% del 2007, il rapporto debito/ Pil salirà al 121% nel 2013, stima il mercato.
88%
Debito/Pil in Francia nel 2013
Il debito francese, stima il mercato, salirà dal 64% del 2007 all’88% del 2013
80%
Debito/Pil in Spagna nel 2013
Il debito spagnolo salirà dal 36% del 2007 all’80% del 2013
118%
Debito/Pil in Portogallo 2013
Il Portogallo salirà dal 68% del 2007 al 118% del 2013
118%
Debito/Pil dell’Irlanda
Dublino aveva un debito/Pil del 25% nel 2007. Nel 2013 al 118%.