Isabella Bufacchi, Il Sole 24 Ore 6/4/2012, 6 aprile 2012
ECCO PERCHÉ IL CONTAGIO SARÀ SEMPRE DIETRO L’ANGOLO
Quel che ha di buono il contagio tra gli Stati dell’Eurozona è che, per quanto dannoso per tutti e immeritato per i più virtuosi, serve a confermare che l’Eurozona esiste ancora e cioè che la moneta unica, la politica monetaria unica e i fondi salva-stati europei legano a stretto filo i destini dei Paesi membri dell’euro. La crisi del debito sovrano ha frazionato e rinazionalizzato i mercati dei titoli di Stato in euro, con un netto e crescente aumento della domanda domestica nelle emissioni dei bond governativi: dividendo, invece di unire. Questo trend può premiare sul breve termine gli Stati con un alto tasso di risparmio e basso debito privato e con un sistema bancario in discreta salute, come l’Italia, ma alla distanza rischia di divenire più nocivo del contagio, perchè nelle aste dei BTp trasforma l’investitore tedesco o francese in uno straniero, quasi alla pari dell’americano e dell’asiatico. Creando stranieri diffidenti in casa propria.
Il contagio tra Stati europei con basso potenziale di crescita e alto debito pubblico, c’è, non è mai andato via. A volte è sottotraccia, a volte è esplosivo: ma è destinato a rimanere, ad acuirsi o ad attenuarsi, con gli andamenti altalenanti delle divergenze e delle convergenze su crescita e tenuta dei conti pubblici dei 17.
L’Italia, nonostante sia entrata nel ristretto club degli Stati con surplus primario nel 2011 e con un pareggio di bilancio alla portata nel 2013, è contagiata in questo momento vistosamente dalla Spagna. Per più di un motivo: per gli investitori esteri i due Paesi dominano con il loro elevato Pil l’Eurozona periferica e sono accomunati da una recessione moderata ma da prospettive di una crescita potenziale debole, da una disoccupazione giovanile preoccupante, dalla necessità di varare riforme strutturali draconiane e da sistemi bancari molto esposti al rischio sovrano per via dei recenti copiosi acquisti di titoli di Stato domestici. Il debito totale (pubblico + famiglie + aziende + banche) della Spagna è di gran lunga superiore a quello italiano, anche perchè l’Italia non è stata colpita dallo scoppio di una bolla speculativa immobiliare. Ma il debito pubblico/Pil è un problema per entrambi: quello italiano nel 2007 era quasi tre volte quello spagnolo (103% contro 36%) e ora la Spagna è proiettata verso l’80%, ma intanto l’Italia orbita attorno alla soglia del 120 per cento. I due Paesi, in qualità di membri dell’Eurozona, non possono uscire dalla crisi con la svalutazione della moneta, nè possono abbattere fortemente il costo del denaro o ridurre il debito pubblico a colpi di inflazione. I fondi di stabilità, l’Efsf temporaneo e l’Esm permanente, sono un altro fattore che unisce i destini di Spagna e Italia: se il debito pubblico spagnolo dovesse ricorrere al sostegno finanziario esterno, per un periodo dai tre ai cinque anni, rischierebbe di prosciugare la capacità di intervento dei due fondi salva-Stati, privando l’Italia della sua rete di sicurezza e rendendola più vulnerabile.
I BTp sono contagiati anche dagli altri Stati deboli dell’Eurozona, Francia inclusa. La Grecia ha insegnato una dura lezione che adombra anche i titoli di Stato italiani: nell’Eurozona gli Stati possono fallire, fallire miseramente; i privati sottoscrittori di bond governativi in euro possono perdere fino al 70% del capitale e sono subordinati alla Bce e agli Stati europei creditori. L’arrivo dell’Esm estenderà la subordinazione dei BTp ai prestiti del fondo permanente.
L’Italia è contagiata dal Portogallo perchè se il primo pacchetto di aiuti Fmi-Eu a Lisbona dovesse rivelarsi insufficiente, vi sarebbe un’ulteriore conferma - dopo la Grecia - che i salvataggi possono innescare circoli viziosi con il rigore che frena la crescita, la recessione che peggiora i conti pubblici e le nuove strette dell’austerity che danneggiano ulteriormente l’economia. L’Irlanda potrebbe scatenare un nuovo contagio, sugli strumenti del debito bancario, segnando un precedente nel caso di perdite pesanti per i privati su alcuni tipi di obbligazioni bancarie. Persino la Francia può contagiare l’Italia: le elezioni francesi sono una prova generale del rischio politico che incombe sull’Eurozona e su un’Italia soggetta alle incertezze del mandato a termine del governo Monti. Il debito pubblico francese è lievitato con Sakozy dal 64% (1.200 miliardi) all’80% (oltre 1.600 miliardi). L’Italia, con il suo debito/Pil al 120%, è dentro fino al collo in un’Eurozona dove il debito pubblico in molti Stati è esploso dal 2007 a oggi e dove i titoli di Stato sono lontani dall’essere risk free.
isabella.bufacchi@ilsole24ore.com
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I NUMERI DELLA CRISI
La Spagna in affanno
Più debiti in Europa
-1,7%
La recessione 2012
Secondo le stime del governo spagnolo, quest’anno l’economia del Paese iberico si contrarrà dell’1,7%.
23,6%
Il tasso di disoccupazione
Secondo i dati Eurostat, la Spagna ha il tasso di disoccupazione più alto d’Europa: 23,6% a febbraio. Supera anche il 21% della Grecia. La disoccupazione giovanile gira intorno al 50%.
-1,3%
Il calo dei consumi
I consumi in Spagna sono calati dell’1,3% nel 2011.
79,8%
Il debito pubblico/Pil 2012
Il debito pubblico spagnolo raggiungerà il 79,8% del Pil a fine 2012. Lo stima il governo.
121%
Debito/Pil in Italia nel 2013
Rispetto al 103% del 2007, il rapporto debito/ Pil salirà al 121% nel 2013, stima il mercato.
88%
Debito/Pil in Francia nel 2013
Il debito francese, stima il mercato, salirà dal 64% del 2007 all’88% del 2013
80%
Debito/Pil in Spagna nel 2013
Il debito spagnolo salirà dal 36% del 2007 all’80% del 2013
118%
Debito/Pil in Portogallo 2013
Il Portogallo salirà dal 68% del 2007 al 118% del 2013
118%
Debito/Pil dell’Irlanda
Dublino aveva un debito/Pil del 25% nel 2007. Nel 2013 al 118%.