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 2012  aprile 09 Lunedì calendario

ARTICOLI CORRELLATI A FRANK LLOYD WRIGHT, DI CUI OGGI RICORRE L’ANNIVERSARIO DELLA MORTE

16 novembre 2011
L’agenzia fotografica Associated Press ha aggiunto al proprio archivio digitale alcune belle foto scattate al museo Guggenheim nei giorni della sua inaugurazione, 52 anni fa alla fine di ottobre. Ed è facile immaginare la meraviglia e l’ammirazione che può avere indotto in quei giorni, prima che diventasse uno dei più noti e visitati monumenti di New York, oltre che l’esempio più spettacolare di un museo che diviene opera d’arte e una delle cose più conosciute e stimate del suo architetto Frank Lloyd Wright. A renderlo ancora più bello ci si mettono le fotografie in bianco e nero di taglio quadrato scattate da Harry Harris, fotografo dell’Associated Press dal 1928 al 1978, famoso soprattutto per i suoi reportage sui soldati americani in Europa durante la Seconda guerra mondiale e poi per i suoi servizi sportivi, specialmente quelli dedicati al baseball.
Il Guggenheim si trova sulla Fifth avenue a Manhattan, New York, e ospita una collezione permanente di arte moderna e contemporanea oltre a numerose esposizioni temporanee. È il secondo museo della Fondazione S. Guggenheim, creata nel 1937 da Solomon Guggenheim, uomo d’affari e collezionista, per educare le persone all’arte. Nel 1939 venne aperto a New York il primo museo della Fondazione che esponeva quadri impressionisti, post-impressionisti e astratti. Negli anni successivi Guggenheim allargò la sua collezione acquistando nuove opere contemporanee e rendendo necessaria l’apertura di una nuova sede. Nel 1943 Guggenheim e Hilla von Rebay – la direttrice della Fondazione – scrissero a Lloyd Wright per chiedergli di disegnare l’edificio che avrebbe ospitato la collezione. L’architetto impiegò 15 anni per disegnare il progetto, e il nuovo museo venne inaugurato il 21 ottobre del 1959, dieci anni dopo la morte di Solomon Guggenheim e sei mesi dopo quella di Lloyd Wright. La forma esterna dell’edificio, in cemento bianco, corrisponde alla rampa a spirale che percorre i sei piani all’interno fino alla cupola in vetro, e le opere sono esposte in nicchie e gallerie lungo i muri della spirale. Tra le mostre esposte al momento ce n’è una dedicata a Maurizio Cattelan, un’altra a Vasilij Kandinsky, e una incentrata sulla Pop Art.
Il benzinaio di Frank Lloyd Wright
La stazione di servizio costruita nel 1958 a Cloquet, in Minnesota, è tuttora in funzione
30 luglio 2011
Cloquet è una cittadina del Minnesota, negli Stati Uniti, di circa 11.000 abitanti. Non ci sarebbero particolari motivi per conoscerla se non fosse che lì si trova la “R.W. Lindholm Service Station”, l’unica stazione di servizio progettata dall’architetto Frank Lloyd Wright.
Negli anni Trenta Wright sviluppò il progetto di un nuovo modello di città ideale, chiamata Broadacre City (“Città Acrovasto”), progetto che avrebbe articolato successivamente per tutta la sua carriera. La nuova città sarebbe stata priva di un centro e costituita da unità abitative collegate tra loro da grandi strade percorribili in automobile, celebrando l’idea urbana dei “suburbs” decentrati: ogni famiglia americana avrebbe costruito la sua casa avendo a disposizione un acro di terra (un po’ meno di mezzo ettaro). Le stazioni di servizio sarebbero state un elemento fondamentale della nuova città e avrebbero svolto il ruolo di catalizzatori delle unità decentralizzate. Wright spiega che sarebbero state “la futura città in embrione” che “si sarebbero naturalmente trasformate in un centro di distribuzione del quartiere, in un luogo di incontro, in un ristorante o in qualsiasi altra cosa necessaria”.
Wright realizzò anche un progetto per un modello di comunità distribuita su una superficie di dieci chilometri quadrati. La Lindholm Service Station è l’unico elemento del progetto che fu costruito, nel 1958. John McKinney, l’attuale proprietario della stazione di servizio, racconta che Wright aveva progettato sempre a Cloquet una casa per suo nonno, la R.W. Lindholm House, e quando aveva scoperto che lavorava nel settore del petrolio gli aveva mostrato il progetto di Broadacre City. Suo nonno ne rimase affascinato e decise di finanziare la costruzione del distributore. Il progetto iniziale prevedeva che le pompe di benzina pendessero da una tettoia, in modo da migliorare l’efficienza del servizio e ridurre lo spazio, ma l’idea non fu approvata per ragioni di sicurezza. Wright progettò anche gli interni dell’edificio. Il distributore di benzina è tuttora in funzione ed è stato restaurato nel 2008, in occasione dei 50 anni dall’apertura.
Perché la casa sulla cascata è importante di Chiara Lino 17 maggio 2011
Fallingwater (nota anche col nome di Casa sulla cascata o Casa Kaufmann dal nome dei committenti), la villa progettata da Frank Lloyd Wright in Pennsylvania, è uno dei capolavori dell’architettura moderna e punto di riferimento per tutti gli architetti e lo sviluppo della disciplina. Costruito tra il 1936 e il 1939, l’edificio è immerso nel verde di una foresta e sovrasta una cascata: nonostante i volumi importanti e le forme innegabilmente moderne della struttura, la grande forza estetica di Fallingwater sta nell’integrazione con l’ambiente circostante, che deriva in parte dall’uso di materiali del luogo ma soprattutto dall’eleganza delle proporzioni e dal gioco di contrappunti fra linee orizzontali dell’edificio e verticali della natura intorno. Wright stesso la definì “architettura organica” per l’accordo perfetto tra elementi naturali e artificiali.
La casa venne progettata da Wright nel 1936 per i weekend della famiglia Kaufmann, ricchi proprietari di grandi magazzini a Pittsburgh. Bruno Zevi, titolare della memoria wrightiana in Italia, la descriveva così: “Si libra sopra una cascata, tra le colline della Pennsylvania, incastrandosi alla formazione rocciosa. Apoteosi dell’orizzontalità, con gli sbalzi impressionanti del soggiorno e delle terrazze”. E Kenneth Frampton, altro grande storico dell’architettura: “il trattamento a sbalzo era stravagante fino a rasentare la follia, un agglomerato di piani miracolosamente sospesi nello spazio, posti in equilibrio a varie altezze”. La casa sulla cascata ha sbalordito per decenni osservatori, architetti e visitatori, sommando la bellezza dell’inserimento nell’ambiente naturale, all’ardimento e l’equilibrio dei suoi volumi. Nel 1991 l’Istituto Americano degli Architetti l’ha eletta la più importante costruzione degli Stati Uniti.
In occasione del settantacinquesimo anniversario dall’inizio dei lavori, il Wall Street Journal prova a farsi qualche domanda suelle ragioni della sua importanza, riportando le risposte date dal libro Fallingwater, curato da Lynda Waggoner e con le fotografie di Christopher Little.
Se Fallingwater è così importante, come mai non se ne vedono in giro imitazioni?
Nonostante la sua fama, Fallingwater è stata spesso definita come un capolavoro senza progenie. Questo perché alla fine degli anni Trenta, mentre la Casa Kaufmann veniva completata, era giunto il momento in cui l’approccio “industriale” al modernismo stava per prevalere su quello artigianale. Per questo si vedono in giro migliaia di cattive imitazioni del Seagram building e poche di questa casa.
Fallingwater può essere considerata un’opera della corrente modernista?
No. [...] Fallingwater è moderna per le sue forme non tradizionali, ma non modernista nei termini dettati dalla scuola di architettura di Ludwig Mies Van der Rohe e Walter Gropius.

Il modernismo voleva integrare qualità estetiche maturate del passato con le nuove soluzioni industriali e una novità nelle forme, ma la caratteristica fondamentale di Fallingwater riguarda, come già accennato, l’integrazione tra l’ambiente artificiale (la casa) e quello naturale (la foresta e la cascata che la circondano). È un esempio unico e originale in quella corrente, e non si può dire che volesse seguirne i dettami: Wright l’ha concepita in totale autonomia.
Quanto tempo impiegò Frank Lloyd Wright a progettare Fallingwater?
Wright, che era modesto quanto Donald Trump e che adorava farsi chiamare “il maestro”, ricevette l’incarico e i rilievi topografici nel marzo del 1935. Poi, per sette mesi, non fece assolutamente niente. Un giorno di settembre dello stesso anno Edgar Kaufmann Sr. si trovava a Taliesin, nel Wisconsin, dove Wright aveva lo studio, e incuriosito dall’andamento del progetto gli telefonò per annunciare la sua visita. Con grande teatralità Wright rispose: «La stavamo aspettando, signor Kaufmann,» e invitò il suo trascurato, ignaro cliente a pranzare con lui per poi guardare insieme le tavole. Alla fine della telefonata, Wright cominciò a disegnare freneticamente prima dell’arrivo di Kaufmann, per poi consegnare gli schizzi ai suoi collaboratori che, mentre lui pranzava, prepararono delle tavole più raffinate.
- Quando la casa sulla cascata rischiava di crollare
Cade la casa sulla cascata Pubblicato il 5 maggio 1999 da Luca Sofri
Domanda per il secolo che se ne va: dove si trova la costruzione più importante del Novecento? Qualcuno risponderà nella campagna francese ed è una cappella di cemento armato, e qualcun altro che è poco lontano, nel centro di Parigi: un grande scatolone di tubi, plastica e scale mobili. E non sarà invece in mezzo all’isola di Manhattan, un grattacielo scuro ed elegante, o lontano lontano, in un’isola della baia di Sydney? I più aggiornati indicheranno infine un museo dal balzano aspetto, a Bilbao. Secondo Paul Goldberger, critico del New York Times, l’architettura che riassume il ventesimo secolo non è né la chiesa di Ronchamp di Le Corbusier, né il centro Pompidou di Renzo Piano, né la torre Seagram di Mies e neppure l’Opera House di Jörn Utzon o il Guggenheim di Frank O. Gehry. Per vedere la costruzione del secolo dovrete prendere un aereo, sorvolare l’oceano, atterrare negli Stati Uniti e con un volo interno raggiungere Pittsburgh, in Pennsylvania. Noleggiate una macchina, una di quelle familiari americane coi riporti in simil legno, e guidate a sud per un paio d’ore in mezzo agli Appalachi fino a dove il torrente di Bear Run forma una piccola cascata, quasi al confine con il West Virginia. Ecco qua: c’è una casa sopra la cascata.
Fallingwater, la casa sulla cascata, venne progettata da Frank Lloyd Wright nel 1936 per i weekend della famiglia Kaufmann, ricchi proprietari di grandi magazzini a Pittsburgh. Bruno Zevi, titolare della memoria wrightiana in Italia, la descrive così: “Si libra sopra una cascata, tra le colline della Pennsylvania, incastrandosi alla formazione rocciosa. Apoteosi dell’orizzontalità, con gli sbalzi impressionanti del soggiorno e delle terrazze”. E Kenneth Frampton, altro grande storico dell’architettura: “il trattamento a sbalzo era stravagante fino a rasentare la follia, un agglomerato di piani miracolosamente sospesi nello spazio, posti in equilibrio a varie altezze”. La casa sulla cascata ha sbalordito per decenni osservatori, architetti e visitatori, sommando la bellezza dell’inserimento nell’ambiente naturale, all’ardimento e l’equilibrio dei suoi volumi. Nel 1991 l’Istituto Americano degli Architetti l’ha eletta la più importante costruzione degli Stati Uniti.
Da quando venne ceduta al Western Pennsylvania Conservancy nel 1963, Fallingwater è stata visitata da quasi tre milioni di persone. Se davvero ci andate, quest’estate, preparatevi a trovarci altre quattrocento persone: tanti sono i visitatori in un giorno medio. Ma è un dato che il WPC oggi riferisce con qualche preoccupazione. Perché la casa sulla cascata sta crollando nel torrente su cui si è librata per sei decenni.
Le opere in cemento armato che hanno precorso la fortuna di tale tecnica hanno presto mostrato guai e deterioramenti che le hanno costrette a restauri precoci, e che non hanno risparmiato i grandi capolavori del’architettura contemporanea. Gli studi erano pochi e giovani, le cautele ancora tutte da inventare, ma non ci volle molto ad accorgersi che il tempo, l’usura, l’umidità, il clima, incidevano in maniere nuove e rapide sulla salute dei nuovi espedienti e dei nuovi materiali, delle armature, degli infissi e delle parti metalliche, del calcestruzzo stesso. A Fallingwater fu necessario sostituire le vetrate, rifare le coperture, rimuovere l’amianto, rifare alcuni impianti e gli infissi in metallo: altre parti sono corrose e da sostituire, i gradini che scendono al torrente vanno ricostruiti. Ma da tempo i conservatori della villa fronteggiano un rischio maggiore e strutturale, che non è più possibile ignorare. Nell’angolo sudovest, “gli sbalzi impressionanti delle terrazze” si sono abbassati di 17 centimetri, col cedimento dell’armatura che li sostiene. Si sono aperte crepe, la pressione ha schiantato il vetro delle finestre, alcune porte non si chiudono più. Al centro del soggiorno un buco scavato nel pavimento permette di vedere le crepe del calcestruzzo. Da qualche tempo, alcuni puntelli sostengono la terrazza appoggiandola sulle rocce sottostanti, per evitare ulteriori abbassamenti.
La casa sulla cascata è malata della sua bellezza e l’ardire del suo creatore rischia di rivoltarlesi contro. Secondo il notiziario degli Amici di Fallingwater il problema nasce “dall’insufficienza dell’armatura del calcestruzzo nelle terrazze, costruite conformemente alle istruzioni di Wright”, che volle vedere dove si poteva arrivare con una tecnologia e degli elementi nuovi, e lo fece come aveva sempre fatto, privilegiando il risultato estetico rispetto alla rigidità strutturale. Nessuno degli studiosi che lo scorso 10 aprile si sono riuniti al capezzale del malato nasconde che la visione artistica di Wright abbia spesso trascurato i dettagli funzionali. “Era in anticipo rispetto ai suoi tempi, un innovatore. Che la pioggia filtrasse all’interno era secondario: tutto quel che cercava era l’espressione artistica”, dice l’architetto Pamela Jerome, del team niuiorchese che sta studiando il restauro. Si racconta che quando un cliente chiamò per lamentarsi che pioveva dal tetto sul suo tavolo da pranzo, Wright gli rispose di spostare il tavolo. Se Fallingwater si è salvata finora, lo si deve alla prudenza dell’impresa costruttrice che raddoppiò le armature a sua insaputa.
Per restaurare Fallingwater e sottrarla al castigo di pilastri o sostegni, sarà approvato il progetto dell’ingegner Robert Silman: prevede di forare le travi per tendervi dei tiranti ancorati alla roccia. Al completamento dei lavori saranno necessari due anni e una spesa di oltre sei milioni di dollari. Ma nel frattempo un altro grido d’allarme si leva dal Frank Lloyd Wright Conservancy: “Un edificio su cinque di quelli progettati da Wright è stato demolito”. Sul sito web dell’organizzazione sono elencate le altre costruzioni a rischio, alcune delle quali possono essere salvate acquistandole dai proprietari. E comprare la William Cass House a Staten Island, quattro camere, tripli servizi e arredi originali, pianoforte e biliardo, con vista sul porto di New York viene a costare poco meno di un milione di dollari.
In vendita la casa preferita di Frank Lloyd Wright
Fu costruita un secolo fa nel sobborgo di Chicago, Riverside, dove Wright si esercitò sulle "Prairie houses"
27 ottobre 2010
Nella Coonley House, che Wright descrive come il suo progetto più riuscito, egli portò l’intera zona giorno al piano superiore, dove una straordinaria serie di stanze costruite come padiglioni, protette dalle superfici elegantemente ripiegate del tetto, erano disposte in modo che la signora Coonley potesse incontrare i suoi pazienti cristiano-scientisiti in privato: Poiché la signora Coonley era molto interessata alle novità nel campo dell’educazione, Wright progettò una cassetta per i giochi dei bambini eun kindergarten, pensati come nuovo tipo di centro culturale e sociale per le periferie americane
La Avery Coonley House venne ultimata nel 1912 su un progetto di Frank Lloyd Wright, il più grande architetto americano di tutti i tempi, nel sobborgo di Chicago di Riverside, dove Wright costruì diverse delle sue case più famose. In un secolo ha cambiato proprietà più volte e ha subito interventi diversi, fino a un recente completo restauro. Adesso è stata messa in vendita (per 2.890.000 dollari, poco più di due milioni di euro) e con l’occasione sono state messe online alcune straordinarie immagini del suo passato e presente.