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 2012  aprile 07 Sabato calendario

APPUNTI PER GAZZETTA. ANCORA SU BOSSI E IL CERCHIO MAGICO


REPUBBLICA.IT - cronaca
MILANO - Su Facebook Roberto Maroni è chiaro. E, parafrasando il "resistere, resistere, resistere" di Francesco Saverio Borrelli, l’ex capo del pool di Milano, invoca "pulizia, pulizia e pulizia". "Senza guardare in faccia nessuno. Rivoglio la Lega che conosco, quella dei militanti onesti che si fanno un culo così sul territorio senza chiedere nulla in cambio" continua l’ex ministro. Maroni dà appuntamento a Bergamo, martedì prossimo: "tutti a Bergamo martedì per la grande serata dell’orgoglio leghista - scrive ancora l’ex ministro - un abbraccio a tutti i ’barbari sognanti’, passate una Pasqua serena".
Nel frattempo Umberto Bossi, dopo che giovedì ha dovuto dimettersi sull’onda dello scandalo sull’utilizzo per fini personali dei rimborsi elettorali pubblici al partito, non lascia molto spazio ad una sua possibile ricandidatura alla leadership della Lega: "Io adesso devo stare lontano, non posso fare altro, devo stare un passo indietro, hanno tirato dentro i miei figli in questa cosa tremenda...". Oggi a via Bellerio è andata in scena una vera e propria processione di dirigenti: dal governatore piemontese Roberto Cota a Giorgetti, a Calderoli all’eurodeputato Francesco Speroni. Oltre a Roberto Castelli, che al suo arrivo stamani ha spiegato invece di essere stato chiamato a colloquio dallo stesso Bossi.
Bossi. "L’unica cosa che posso fare adesso è cercare di tenere unito tutto, tenere unita la Lega, evitare che ci siano scontri tra i dirigenti. Li aiuto un po’, faccio quello che posso", ha detto ancora il Senatur. Un lavoro già iniziato ieri con l’incontro di quasi due ore nella sede di via Bellerio con Roberto Maroni 2, il suo più probabile successore alla guida del movimento. "Diciamo che riprende l’iniziativa politica della Lega, a partire già dalla prossima settimana", aveva commentato al termine del faccia a faccia l’ex ministro dell’Interno. Oggi Maroni ha parlato ancora sostenendo l’audace tesi che l’addio di Bossi sia un problema per le altre forze politiche. "Francamente li ho visti smarriti, impreparati. La Lega fa sempre paura", ha detto a La Padania . "Ogni cosa deve fare il suo corso - ha aggiunto - a noi interessa imprimere da subito una nuova azione politica della Lega".
Il primo appuntamento potrebbe essere la manifestazione indetta dai militanti per martedì a Bergamo in segno di solidarietà all’ormai ex segretario. "Sì l’affetto dei militanti lo sento - ha spiegato Bossi - Tanti insistono perché martedì sera vada a Bergamo alla manifestazione che stanno organizzando...Non so se vado, vedrò". Rispondendo poi a una domanda sulla necessità per il Carroccio di fare ordine nella sua gestione finanziaria, il Senatur ha risposto: "Pulizia nei conti della Lega? E’ già in atto la pulizia, e c’è già chi la deve fare".
Il destino del figlio Renzo. Ma lo scandalo prima ancora che il leader ha travolto suo figlio Renzo, consigliere regionale in Lombardia, e non è escluso che anche lui sia costretto nelle prossime ore ad un gesto calmoroso. "E’ una valutazione che dovrà essere fatta", ha detto Stefano Galli, capogruppo della Lega al Pirellone e membro del Consiglio federale, alla domanda sulle voci di possibili dimissioni di Renzo Bossi da consigliere regionale in seguito alle inchieste giudiziarie sui conti della Lega. "Dovrà essere fatta quella chiarezza chiesta dal Consiglio federale - ha aggiunto - e se dovessero emergere fatti oggettivi va da sè che bisognerà fare una valutazione oggettiva di questa opportunità. Ma è valutazione che spetta al partito". Drastico il sindaco di Verona Flavio Tosi: "Pulizia? Vediamo chi ha usato quei soldi impropriamente e li cacciamo dal partito".
(07 aprile 2012)

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MILANO - Il cerchio magico della Lega teneva famiglia e usava i soldi pubblici per pagarsi il dottore, le macchine, le vacanze. E gli studi: 130 mila euro per l’università privata di Renzo Bossi, il figlio del "Capo". Altri 120 mila per la laurea della "pasionaria" Rosy Mauro e il diploma del suo compagno.
Pergamene rilasciate all’estero, non dalle prestigiose università padane o dalla "Scuola Bosina" fondata a Varese della moglie del Senatùr, l’istituto beneficiato con centinaia di migliaia di euro accantonati dal tesoriere Francesco Belsito, l’architetto della finanza leghista, che per ottenere il via libera all’investimento in Tanzania dei fondi, sbianchetta i documenti, cancellando la parte in cui era riportato il limite di spesa, per non avere ostacoli. In tutto, secondo una prima ricostruzione dell’accusa, oltre 2 milioni di euro solo tra il 2010 e il 2011.
"Per continuare a pagare le spese della famiglia bisognava fare ricorso al ’nero’, cioè ad incassare liquidità senza registrazione contabile", spiega Nadia Dagrada, segretaria amministrativa del partito, sentita come teste, mercoledì scorso, dai pm di Napoli Henry John Woodcock e di Milano Paolo Filippini.
E ammette: "Con dolore dico che sono stati utilizzati soldi del finanziamento pubblico destinati alla Lega Nord per pagare conti e pagamenti personali in particolare della famiglia Bossi". Il verbale della Dagrada e quello di un’altra testimone, Daniela Cantamessa (dal 2005
segretaria particolare del leader), sono stati depositati dopo il ricorso al Tribunale del Riesame dell’avvocato Stefano Montone, legale di uno dei cinque indagati del filone napoletano.

I SOLDI IN NERO
Spiega Dagrada di aver appreso "anni fa che c’era il ’nero’ che finanziava il partito. Io però - precisa - ho assistito ad un solo episodio: 20 milioni di lireo prtati da Balocchi (il predecessore di Belsito, ndr) e prelevati dall’ufficio di Bossi".
La teste descrive l’episodio quando i pm le chiedono di chiarire il contenuto di una delle telefonate intercettate, dove parla con Belsito delle insistenze del senatore Castelli "per vedere i conti del partito" e suggerisce al tesoriere "di riferire al capo, Umberto Bossi, vista la consistenza delle spese sostenute dalla famiglia, di non permettere a Castelli di fare questi controlli e che quindi, per poter continuare a pagare le spese della famiglia, bisognava fare ricorso al ’nero’: come ha fatto in passato Balocchi, quando è andato nell’ufficio di Bossi ed è uscito subito dopo con delle mazzette di soldi per 20 milioni di lire. Venne da me, mi consegnò i 20 milioni di lire dicendomi di non registrarli e metterli in cassaforte che poi ci avrebbe pensato lui".

L’INIZIO DELLA FINE
Dopo la malattia di Umberto Bossi, secondo Dagrada, "la situazione precipita". È "l’inizio della fine. Si è cominciato con il primo errore consistito nel fare un contratto di consulenza a Bruxelles a Riccardo Bossi, se non ricordo male da parte dell’onorevole Speroni. Dopo di che si sono cominciate a pagare, sempre con i soldi del finanziamento pubblico, una serie di spese a vantaggio di Riccardo e degli altri familiari dell’onorevole Bossi".
Secondo la testimone, "quando è iniziata la gestione Belsito le cose sono mutate rispetto alla gestione Balocchi, nel senso che Belsito non aveva e non ha una gestione trasparente delle spese".
Racconta Dagrada che le spese per il ricovero di Umberto Bossi nel 2004, circa 100 mila euro, furono solo anticipate dalla Lega. "Poi Balocchi se li è fatti rendere da Bossi". Altri tempi, evidentemente, perché oggi, spiega la segretaria, Belsito salderebbe "i conti dei medici sia per le cure di Bossi sia dei suoi figli". E ancora: "Mi risulta che con i soldi pubblici sia stata comprata l’Audi A6 a Renzo Bossi e poi passata a Belsito", aggiunge Nadia.
"Belsito mi ha riferito di aver pagato con i soldi della Lega Nord provenienti dal finanziamento pubblico cartelle esattoriali e conti vari di Riccardo Bossi", aggiunge. Stesso discorso per "i lavori di ristrutturazione edilizia del terrazzo dell’abitazione di Gemonio di Bossi: so che nel 2010 sono stati pagati 25 mila euro con un bonifico della Lega. E che ci sono da pagare altri 60 mila, la ditta voleva fare causa per il mancato pagamento".
Belsito avrebbe pagato "al segretario Bossi e alla sua famiglia, con soldi della Lega, un soggiorno estivo nel 2011 ad Alassio", mai effettuato "perché il segretario ebbe un infortunio al braccio".

ROSY MAURO
Ma nel cerchio ristretto, sottolinea Daniela Cantamessa, da oltre sette anni segretaria particolare di Bossi, "bisogna inserire anche Rosy Mauro (vicepresidente del Senato, ndr) che di fatto dopo la malattia del capo si era ’installata’in un’abitazione attigua a quella di Bossi dalla quale non si staccava praticamente mai".
Anche la Mauro, secondo quanto riferito da Belsito alla Dagrada, avrebbe ricevuto denaro della Lega, ad esempio per una visita medica. Nel verbale, la segretaria parla di un "prelievo bancario dal Banco di Napoli di 29.150 franchi svizzeri a favore di Rosy Mauro".
Belsito avrebbe riferito a Dagrada che "sono stati dati soldi in contanti a Pier Moscagiuro (nel verbale definito "amante" della Mauro, ndr), affinché pagasse le rate per le spese della scuola privata e conseguire il diploma e poi la laurea, credo ottenuti entrambi in Svizzera. Belsito mi ha detto anche di aver pagato le rate per il diploma e poi la laurea della stessa Rosy Mauro pagando con i soldi della Lega. Per quanto riferitomi da Belsito i titoli di studio sono costati circa 120 mila euro. Anche Renzo Bossi dal 2010 sta prendendo una laurea in un’università privata di Londra. So che ogni tanto va a frequentare. Chiaramente le spese sono tutte a carico della Lega, anche qui credo che il costo sia sui 130 mila euro".
LA SCORTA PER RENZO BOSSI
Solo per il 2011, "undici dei ragazzi di Renzo", sembrano essere costati 251 mila euro. I "ragazzi", altro non sembrano essere se non la scorta privata del "Trota". Il 7 febbraio scorso, Belsito e Dagrada tentano di mascherare le uscite dai conti della Lega, per coprire le spese della "Bossi’s family". Ci vuole un po’ per capire il totale speso in un anno.
Belsito ha telefonato alla Elco (probabile società di sicurezza, ndr), "così mi faccio dire quanto ci sono costati a noi come dipendenti". Qualche ora dopo, Nadia recupera le pezze giustificative. "Sono 251 mila euro per i ragazzi, ma sono fuori gli alberghi. Quando sono tutti insieme le camere di Renzo e dei ragazzi, mi entrano in cumulo, quindi magari sono mille, duemila euro per le spese".
"AVVISAI BOSSI"
Daniela Cantamessa dice di essersi sentita "offesa e delusa, come militante del partito, dalle attività gestionali di Belsito. Avevo redatto note critiche che volevo dare a Castelli affinché svolgesse un accurato controllo", afferma davanti ai pm Woodcock e Francesco Curcio, titolari del filone napoletano con il pm Vincenzo Piscitelli. "Io stessa - racconta - avevo avvisato Bossi delle irregolarità di Belsito, o meglio della sua superficialità ed incompetenza e del fatto che Rosy Mauro era un pericolo sia politicamente sia per i suoi rapporti con la famiglia. Non nominai a Bossi la moglie perché mi sembrava indelicato".
LA CASSETTA SPARITA E IL RICATTO A CASTELLI
Belsito disse a Dagrada "di aver registrato un colloquio con Bossi nel quale aveva ’ricordato’ al segretario tutte le spese sostenute nell’interesse personale della famiglia. Belsito mi disse di voler utilizzare tale registrazione come strumento di pressione dal momento che volevano farlo fuori". Dagrada precisa di non sapere se questa registrazione esista davvero.
In una intercettazione del 7 febbraio invece, Nadia e Belsito, commentano l’attivismo dell’ex Guardasigilli, Roberto Castelli che dopo lo scandalo sulla Tanzania, pretende chiarezza sui conti. E, nonostante i messaggi risultino un po’ criptici, l’ex tesoriere sembra pronto a contrattaccare, documenti alla mano: "E quanto ho pagato di sua moglie dei c... e mazzi, io ho tutto scritto eh... vuoi che lo vado a portare sui giornali?". E la Nadia concorda: "No, va beh, questa è proprio gente meschina, è gente proprio meschina".
(07 aprile 2012)

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INTERVIENE LA PROCURA DI GENOVA
Si muove anche la Procura della Repubblica di Genova per cercare di capire i presunti passaggi di denaro tra Francesco Belsito e il segretario regionale della Lega Nord, Francesco Bruzzone. Quella intercettazione telefonica tra l’ex tesoriere del Carroccio, e il deputato leghista Giacomo Chiappori, in cui si parla della cessione di 50 mila euro, è già agli atti, materiale sul quale i magistrati genovesi vogliono applicare grande attenzione: "Non possiamo ignorare l’informativa del Noe alla Procura di Napoli, i cui contenuti sono ormai di dominio pubblico - dice il procuratore capo di Genova, Michele Di Lecce - è necessario un approfondimento da parte nostra".
Al momento non ci sarebbe un fascicolo aperto, tantomeno l’iscrizione di qualche nome nel registro, anche se Belsito è indagato dalle Procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria per truffa ai danni dello Stato, riciclaggio e appropriazione indebita di denaro. Sulla scrivania del procuratore aggiunto Vincenzo Calia ci sono però i ritagli dei giornali che riportano la notitia criminis. Quella presunta "tangente" che nelle prossime ore potrebbe far scattare un nuovo filone di indagine, tutto genovese dal momento che il presunto reato si sarebbe consumato sotto la Lanterna. Evidenziato quel passaggio in cui Belsito, che in passato ha ricoperto l’incarico di consigliere di amministrazione in Fincantieri, dice a Chiappori: "Però, 50mila euro che si è preso per Fincantieri se l’è dimenticati questo!". "Questo" sarebbe Francesco
Bruzzone, che si sarebbe scordato chi è il cassiere della Lega.
Ieri, il segretario regionale del Carroccio ha ricostruito a cosa sarebbe dovuto quel versamento di 50mila euro: "Intanto sono 40mila e rappresentano due versamenti da 20mila euro ciascuno, oblazioni che Belsito fece nel 2003 alla Lega per la sua nomina nel cda di Fincantieri - ripete Bruzzone - invece che dare il 20% al partito nei tre anni successivi, cioè fino al 2006". La cifra, contabilizzata e rendicontata, sarebbe stata pattuita tra i vertici nazionali e l’allora tesoriere federale Maurizio Balocchi. "Il mio interessamento riguarda le pressioni che io feci perché versasse quel contributo, come facciamo tutti", sottolinea il segretario regionale.
Segretario regionale ancora per poco. Bruzzone, infatti, dichiara che non si ricandiderà più. Soprattutto dopo essere stato messo alle corde durante il direttivo di partito tenuto giovedì sera. Dove non sono mancati i colpi bassi e con il Carroccio ormai allo sbando, si è giunti ad una vera resa dei conti. Con Edoardo Rixi che ha sbattuto sul tavolo i giornali del giorno e rimproverato a Bruzzone di avere portato lui Belsito nel partito.
Il presidente della Lega Nord Liguria, il "padre" fondatore Bruno Ravera, ha chiesto le dimissioni di Bruzzone. "In considerazione degli avvenimenti - scrive in una nota - mi vedo costretto a chiedere le dimissioni del segretario, affinché faccia chiarezza sui 50 mila euro che avrebbe preso da Belsito". La risposta di Bruzzone non si è fatta attendere: "Prendo atto e condivido nella sostanza che nel partito ci sia un rinnovamento, perciò faccio un passo indietro, conduco la Lega verso la fase terminale del congresso e finisco lì, non intendo più ricandidarmi". Ieri sera si sarebbe dovuta fissare la data. In mattinata, però, il segretario si è recato in una banca di via Garibaldi, dove è ancora aperto il conto corrente del partito: ha depennato la firma di Belsito da amministratore della Lega Nord Liguria.
(07 aprile 2012)

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REPUBBLICA.IT LA SITUAZIONE DI BOLOGNA
BEPPE PERSICHELLA
"Anche io, come Gianfranco Miglio, avevo già visto e previsto tutto da tempo. Miglio diceva che Bossi non avrebbe tenuto in piedi un partito cosi per sempre, e c’è riuscito anche per molto. Poi però sono arrivate le poltrone". Carla Rusticelli dice invece di essere andata via dalla Lega perché aveva sentito puzza di bruciato, altri sostengono che sia stata espulsa. Sono gli ex che ritornano, dicono dentro alla Lega Nord. È vero però che Rusticelli è un ex eccellente: tesoriere del partito dal 2006, consigliere nel parlamentino della Lega Nord Emilia dal 2004, revisore dei conti a livello regionale dal 2004 e, infine, presidente nazionale delle donne padane dal 2002. Una mole di incarichi, tutti cessati nel 2009, quando il Carroccio l’ha cacciata assieme ad alti compagni di partito. "No, sono io ad essermi allontanata. E sono ben felice di averlo fatto. Avevo intuito situazioni poco piacevoli. Frequentavo spesso via Bellerio".
La bufera su Bossi che effetto avrà a Bologna e in Emilia?
"Bologna è una derivazione di quello che succede al livello regionale, che parte da Reggio Emilia, dove il capo è ancora Angelo Alessandri. Negli ultimi anni nelle regioni si sono creati dei feudi, i segretari sono diventati sceicchi".
Lei ha controllato le casse
del partito bolognese fino al 2009. Tutto in ordine?
"Sì, i miei conti sono sempre stati in ordine, dopo non so cosa sia successo. Avevo lasciato un fondo di 12mila euro, dopo un mese di campagna elettorale abbastanza dispendiosa, è stato usato tutto. Ho assistito a diverse situazioni dove ho visto passare del nero, ma mi sono sempre rifiutata. Per questo motivo sono stata estromessa, solamente perché mi sono opposta. Tanto è vero che di fronte a un mio preciso rifiuto prima mi hanno tolto il controllo della cassa, poi allontanata dal partito".
A cosa si riferisce?
"Dovevo dare il consenso per un contratto d’affitto pagato metà in bianco e metà in nero per un negozio in centro, serviva per la campagna elettorale del 2009. Non ci penso neanche, risposi. Da lì a poco mi hanno tolto tutti gli incarichi".
Lei sostiene anche di essere stata revisore dei conti del partito a livello regionale. Com’era la situazione?
"Sì sono stata revisore dei conti, andavo spesso alla sede di Reggio Emilia. Ma mi facevano vedere solo un conto corrente bancario. Tutto qua, dicevo io? Ho fatto richiesta per poter accedere ad altri documenti, non sono mai stata chiamata. Così mi si sono drizzate le orecchie, sono diventata sempre più sospettosa e severa nel controllare i conti. Gli altri mi trattavano come una rompiscatole, solo perché onesta".
Non ha mai denunciato nulla dentro al partito?
"Certo. Una volta al mese c’era il consiglio della Lega Nord Emilia, anche io ne facevo parte. Ho sempre rotto le scatole, sollevando in ogni assemblea queste situazioni. Tutto quanto veniva verbalizzato e poi mandato a Milano. Vista la situazione che si era venuta a creare, chiedevo sempre di poter controllare i verbali inviati a via Bellerio. Erano tutti taroccati. Tutto quello che denunciavo o veniva cancellato o frainteso. Ho fatto un’enorme battaglia contro questa gestione allegra del movimento, non ce n’è traccia".
Ma se i magistrati indagassero in Emilia cosa accadrebbe secondo lei?
"Un putiferio. Ci sono conti mai messi in ordine, soldi in nero, sia in entrata che in uscita. C’è più sporco qui che a via Bellerio. Quando andavo a Reggio Emilia e chiedevo informazione sui conti tutti mi rispondevano allo stesso modo: "C’è una gran confusione".
Il Carroccio bolognese è stato commissariato dal regionale dal 2009 al 2011, subito dopo il vostro allontanamento voluto da Alessandri. Che idea si è fatta di lui?
"Penso solo che ha trattato la Lega come un giocattolino e che si dovrebbe dimettere. Non posso dire altro, mi fermo qui".
(07 aprile 2012)

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CORRIERE.IT - I SOLDI DI CALDEROLI
FIORENZA SARZANINI
ROMA - Nella ragnatela di rapporti che aveva tessuto negli ultimi anni, Francesco Belsito si muoveva con disinvoltura grazie alla gestione dei soldi. E nella sua lista di beneficiari il tesoriere della Lega aveva inserito anche Roberto Calderoli. Le telefonate intercettate e i riscontri effettuati dai carabinieri del Noe per conto dei pubblici ministeri di Napoli - Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock e Francesco Curcio - svelano quanto fitta fosse questa rete. E consentono di scoprire che Stefano Bonet, l’imprenditore in affari con Belsito e adesso finito sotto inchiesta con lui per riciclaggio, aveva ottenuto commesse anche dal Vaticano mentre il tesoriere trattava un affare con Selex, società controllata da Finmeccanica. Nella lista dei politici in contatto con i due ci sono il parlamentare del Pdl Aldo Brancher che avrebbe ricevuto un contributo di 150 mila euro «per la festa del Garda» e il suo collega di partito Filippo Ascierto, «referente per i problemi con le forze dell’ordine», il leghista Francesco Speroni «che ha fatto il fondo che hai fatto tu con la Tanzania» e Gianpiero Stiffoni, componente del comitato amministrativo del Carroccio indicato dagli investigatori come uno dei destinatari «di rilevanti somme di denaro». Sono le carte processuali a rivelare che cosa sia accaduto all’interno della Lega dopo la scoperta degli investimenti all’estero decisi da Belsito e agevolati da Bonet, la preoccupazione dello stesso Belsito che precisa di poter giustificare «soltanto il 70 per cento delle spese», il ruolo di Roberto Castelli che prima chiede di poter visionare l’intera documentazione contabile e poi avvia un’indagine privata per scoprire come sia stata gestita la cassa.

«Pronto a restituire 4,5 milioni» Annotano i carabinieri: «Dopo le polemiche sui media per l’investimento in Tanzania s’è creato fermento nel partito e tutti vogliono avere contezza dell’operazione e più in generale della gestione delle risorse del partito, tra questi proprio gli altri due componenti del comitato amministrativo, Castelli e Stiffoni. Proprio Castelli, di fatto, si è fatto portavoce di iniziative volte a "verificare" la regolarità degli investimenti e più in generale dei conti e del bilancio del partito. In questo senso ha avuto diversi contatti - anche riservati - e incontri proprio con Bonet per adottare strategie e acquisire informazioni sull’operazione. In questo Castelli, si è avvalso anche di Lubiana Restaini, già impiegata al ministero dello Sviluppo, e attualmente all’Ufficio legislativo della Pcm. È "vicina" al deputato Pdl Filippo Ascierto, ma soprattutto importanti sono i suoi rapporti con alcuni leghisti (Calderoli, Castelli, Galli, Rivolta) con cui ha un’assidua frequentazione. Ed è proprio la Lusiana che ha creato una serie di incontri, a Como, Milano, Roma, tra Bonet e Castelli per carpire informazioni sull’operato di Belsito e acquisire documentazione e dossier al riguardo dell’operato di Belsito».

L’investitura di Renzo È un’attività che il tesoriere del Carroccio cerca di fermare. Al telefono con la segretaria amministrativa Nadia Dagrada li definisce «i due scemi», ma poi è proprio la donna a esortarlo «a parlare con il "capo" Bossi per far allontanare Castelli dal comitato amministrativo ed evitare così controlli sui conti e sulle uscite fatte a favore della famiglia». Belsito non immagina che a tradirlo è stato proprio Bonet. Lo scopre l’8 febbraio scorso quando viene contattato da Dagrada.
Dagrada: Ti sto continuando a chiamare perché è arrivata una raccomandata di Bonet alla Lega Nord Consiglio federale, alla tua attenzione. È stata inviata anche a Castelli e Stiffoni
Belsito: Aprila
Dagrada: iio sottoscritto Stefano Bonet, codice, riferimento all’operazione finanziaria che ha portato al trasferimento di fondi appartenenti al partito Lega Nord sul mio conto corrente personale per la somma di 4 milioni e mezzo, nonché sul conto della società di consulenza cipriota Kris Enterprise per la somma di 1.200.000, con la presente dichiaro, la piena volontà e disponibilità nel collaborare a far rientrare i soldi nei conti del partito e in tal senso mi faccio portavoce della medesima volontà dell’avvocato Scala, amministratore della Krispa. Dichiaro inoltre la sospensione del predetto importo pari a euro 4 milioni e mezzo, non accreditato sul mio conto, ma appunto in sospeso presso la banca di Nicosia».

«Come giustifico Calderoli?»
Belsito capisce che la situazione sta precipitando e cerca di correre ai ripari. Ma pianifica anche una serie di richieste e ricatti per assicurarsi il futuro: «Mi posso far mandare in Eni, però meglio alla Rai, alle Poste». In realtà è preoccupato di non riuscire a ricostruire ogni spesa e il 26 febbraio si sfoga con Dagrada.
Belsito: Quelli di Cald (Calderoli), come faccio? Come li giustifico quelli?
Dagrada: Ma quello è un... nella cosa che c’hai, quello non è un grosso problema! Nell’arco dell’anno non è un problema quello, è un problema quello di tutto il resto! Però t’ho detto, bisogna fare i conti precisi!
Già da settimane Bonet ha accettato di incontrare alcuni esponenti della Lega, in particolare Castelli. Il primo appuntamento risale al 3 febbraio scorso quando i carabinieri registrano una telefonata tra i due.
Castelli: Signor Bonet, buongiorno è Castelli.
Bonet: Onorevole buongiorno.
Castelli: Senta per l’appuntamento di oggi io le proponevo la sala vip della Sea, potrebbe andarle bene?
Bonet: La Sea, cioè aeroporti
Castelli: Lì a Linate?
Bonet: Linate va bene.

Dimissioni Bossi, la base leghista sotto-choc A Bonet viene proposto di incontrare anche Roberto Maroni, ma non se ne fa nulla e lui continua a dialogare con Castelli. E il 22 marzo scorso, parlando con Romolo Girardelli (il procacciatore d’affari indicato come referente della cosca De Stefano che era socio di Belsito), gli racconta l’esito dei colloqui. Annotano i carabinieri: «Bonet riferisce che il partito dopo aver ricevuto la restituzione dei residui dei fondi Tanzania e gli altri soldi da Bonet, vuole coprire Belsito. Bonet poi precisa che farà una denuncia contro Belsito per le tangenti prese da Fincantieri». Effettivamente per anni i tre hanno avuto contatti con numerose aziende per ottenere commesse. Nella lista degli intermediari era stato indicato anche il geometra Marcello Ferraina, candidato per la Lega all’europarlamento, che però precisa «di non aver mai incontrato, né conosciuto Belsito».
Affari in Vaticano
Tra i filoni che saranno approfonditi c’è quello che porta direttamente alla Santa Sede. Nell’informativa i carabinieri svelano che «Bonet e la Restaini collaborano con Andromeda, l’associazione per la sicurezza di Filippo Ascierto, sede anche dell’unità locale di "Polare" (una delle società di Bonet) a Roma. Insieme stanno costituendo a Roma un osservatorio per la pubblica amministrazione da affiancare a "Polare". Dopo vari incontri, insieme a don Pino Esposito, l’arcivescovo Zygmunt Zimoswki e altri soggetti, hanno in atto trattative per vari progetti con le strutture sanitarie del Vaticano e per alcuni investimenti in Paesi dell’Est Europa da realizzare con "Polare". In una telefonata intercettata Bonet dice: "Quello che stiamo facendo sul Vaticano, centoventitremila cliniche nel mondo sotto il controllo del Vaticano che oggi non controlla niente" e dice "facci l’Osservatorio sull’innovazione" e da domani parte"». Un altro affare trattato dal gruppo fa emergere «il ruolo strategico di Belsito in Fincantieri, il quale per agevolare la società "Santarossa Spa" che produce arredamenti per la casa ed anche per il settore navale veniva pagato regolarmente da questi con la copertura di un contratto di lavoro (ieri con una nota Fincantieri ha smentito di aver mai pagato commesse o tangenti, ndr ). Infatti qualche giorno prima Belsito aveva ricevuto altri 15.000 euro da questi. E Santarossa ha riferito di aver tirato fuori più di 1.500.000, di euro nell’ultimo anno per Belsito e per l’amministratore di Fincantieri Giuseppe Bono».
Fiorenza Sarzanini