Lirio Abbate, l’Espresso 132/4/2012, 6 aprile 2012
IO FACCIO BINGO VOI CRAC
Loro fanno sempre bingo. Ripuliscono i soldi sporchi, nascondono all’estero patrimoni milionari e si lasciano alle spalle aziende piene di debiti, destinate al fallimento. Un gioco pesante, che avrebbe spinto verso il baratro anche società quotate in Borsa con migliaia di dipendenti rimasti senza lavoro. Ma un’indagine della Direzione investigativa antimafia ha ricostruito una ragnatela formata da manager, professionisti e dal figlio di un deputato Pdl che nasconde alcuni crac clamorosi dell’ultima stagione: come quello di Omnia Network, la holding dei call center che cinque anni fa aveva 2.500 dipendenti e fatturava oltre 220 milioni l’anno. Ora "l’Espresso" svela cosa c’è dietro le quinte di intrecci societari e fallimenti elaborati sulla pelle degli operai. Vengono fuori naufragi milanesi, soldi siciliani e paradisi fiscali. L’inchiesta parte da una banca di Gela dove c’era il sospetto di operazioni finanziarie che avrebbero avuto il marchio di Cosa nostra. Ma la partita chiave si disputava a Roma con una coppia di professionisti di buona famiglia ora accusati di riciclaggio: Adriano Ventucci e Alessandro Gili, due quarantenni in carriera cresciuti insieme a Ciampino, dove i padri erano dirigenti di Itavia, la compagnia aerea privata fallita dopo il dramma di Ustica. Sono soci in tante iniziative, dai trasporti alla logistica, con una passione per il calcetto. Adriano Ventucci ha un padre importante: Cosimo, deputato Pdl e vicepresidente della commissione Finanze della Camera, in passato tesoriere a Roma di Forza Italia e oggi uno degli esponenti di punta del partito berlusconiano nel Lazio.
Gili e Ventucci junior sono stati nel consiglio di amministrazione di Omnia Network spa, fallita nel novembre 2010, e in quello di Omnialogistic spa, entrambe di Milano. E poi soci della Ifc e Ibis che si occupavano di logistica e trasporti. Ma il crollo della società quotata non li ha fermati e proseguono le loro operazioni finanziarie, speculando su giovani e precari, licenziando e portando all’estero milioni di euro. Infatti il duo di Ciampino, secondo le contestazioni della Dia di Caltanissetta, sarebbe al centro di affari finalizzati ad investire fondi occulti: provviste provenienti da società che stanno in piedi grazie a prestanome, molte delle quali trasferite in paradisi fiscali. E nelle transazioni in cui compare forte l’ombra della mafia: il nuovo fronte degli accertamenti disposti dai pm di Caltanissetta, Catania e Milano. A partire dal ruolo di un imprenditore catanese che si occupa di trasporti, Giovanni Puma: i collaboratori di giustizia lo hanno indicato come uomo vicino a Cosa nostra e la Dia gli ha sequestrato lo scorso mese beni per 20 milioni di euro.
Altri soldi però sarebbero stati versati da Puma nella Capitale, seguendo la regia di un commercialista molto lanciato: Luigino Bellusci, ex ufficiale delle Fiamme Gialle che vanta docenze all’Università di Bari e come consulente un ex generale del Corpo e siede nei consigli di parecchie aziende. Il dottor Bellusci - anche lui sotto inchiesta per riciclaggio - viene considerato il "regista" delle operazioni finanziarie e "l’ombra amministrativa" della coppia Ventucci e Gili.
Sarebbe stato lui a reclutare soprattutto in Puglia una schiera di teste di legno a cui intestare le società per gli affari a rischio: ingaggia pensionati in gravi condizioni di salute, casalinghe, extracomunitari e li trasforma in capitani d’azienda e presidenti di consigli d’amministrazione. Vi sono anche panamensi che dichiarano domicilio in uno studio legale di Carrara, all’insaputa dell’avvocato titolare. E uno studio di consulenza tributaria in provincia di Varese in cui vengono domiciliate società che hanno sede in paradisi fiscali.
Tra i prestanome di professione scelti da Bellusci spicca un ex impiegato della Sip di 72 anni, il friulano Alfio Edoardo Cellich, diventato amministratore unico o liquidatore di decine di sigle da Agrigento a Milano. Che racconta così il suo lavoro: "In pratica accadeva che, di volta in volta, clienti di Bellusci che non volevano comparire ufficialmente nelle cariche delle proprie aziende, chiedevano di attivarsi per cercare un prestanome, e il commercialista mi presentava a loro". Cellich sostiene che i suoi compensi mensili, per ogni carica ricoperta, variavano da 500 a 1.500 euro, sempre "in nero". "L’unico caso in cui non ho ricevuto compensi in nero ma solo pagamenti ufficiali, è stato in relazione agli incarichi che ho ricoperto in alcune società che gestivano in varie parti d’Italia le sale bingo. Incarico che mi venne proposto direttamente Bellusci".
Quello del bingo è un fronte nuovo che gli investigatori stanno esplorando. Bellusci è consigliere della Gestioni sale Bingo srl che ha sede a Bari: presidente del consiglio di amministrazione è Antonio Porsia, un quarantenne protagonista del mercato del gioco legale in Italia, attivo nelle sale bingo e nelle slot machine soprattutto nel Centro Sud. Porsia si è dato al business dopo una parentesi politica: è stato assistente del ministro Francesco D’Onofrio, ex componente della segreteria del ministro del Lavoro Tiziano Treu; è stato vicino alla lista Dini e vanta buoni rapporti con Antonio D’Alì, senatore trapanese del Pdl indagato per mafia a Palermo, e con Gianfranco Conte, presidente della commissione Finanze. La stessa commissione di cui è vice presidente Cosimo Ventucci, che come deputato si è impegnato in una missione molto particolare sul fronte dei giochi. È stato Ventucci a tentar di salvare con un emendamento il collega di partito Adriano Laboccetta, legale rappresentante in Italia della Atlantis World, una delle concessionarie di slot machine. Le Fiamme Gialle hanno contestato alla Atlantis il mancato pagamento di penali contrattuali per 31 miliardi, che l’emendamento Ventucci avrebbe vanificato. Ma la manovra parlamentare è stata bloccata.
I giochi legali e i capitali di Omnialogistic hanno contribuito anche a sostenere la squadra di calcetto posseduta da Ventucci junior e da Marco Iannilli, protagonista delle inchieste sulle frodi del neofascista Gennaro Mockbel e su quelle di Finmeccanica. Racconta Iannilli che la As Roma di calcio a cinque, squadra del campionato di serie A, "era sponsorizzata dalla Lottomatica, a cui aveva fatturato l’importo di almeno 250.000 - 300.000 euro, se non ricordo male, per ciascuna stagione agonistica". La lista dei finanziatori del team di calcetto è più ampia: Iannilli elenca la S.C.R. Società costruzioni riunite, la Datamax, la Cpc, Omnialogisic e altre ditte minori.
Mentre Ventucci padre vigila sulle finanze italiane, il figlio invece si è dato molto da fare nei bonifici verso l’estero, dove gli investigatori sostengono abbia trasferito manciate di milioni, triangolando operazioni bancarie che partivano da Catania, arrivavano a Budapest, poi a Lugano e infine tornavano in Italia nella disponibilità di Gili e Ventucci. La rotta magiara - stando agli inquirenti - sarebbe stata usata per trasferire fondi, anche alla vigilia della quotazione in Borsa di Omnia network. Per gli investigatori la società avrebbe fornito false informazioni alla Consob e agli altri investitori. Nelle inchieste aperte a Catania e Milano ce n’è per tutti: anche per le filiali di sei istituti di credito. "Un distratto sistema bancario", scrivono gli investigatori, che ha "attenuato le proprie responsabilità di monitoraggio antiriciclaggio, permettendo all’organizzazione di riciclare indisturbata".