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 2012  aprile 06 Venerdì calendario

«Sconfitto? Proprio no. Mi sento colpito, questo sì. Ma non mi hanno sconfitto. La Lega è abituata a combattere, e lo farà anche questa volta, potete esserne sicuri»

«Sconfitto? Proprio no. Mi sento colpito, questo sì. Ma non mi hanno sconfitto. La Lega è abituata a combattere, e lo farà anche questa volta, potete esserne sicuri». Sono le dieci di sera del suo giorno più lungo, e Umberto Bossi commenta al telefono con Repubblica il ciclone che lo ha investito. Si aspettava questo scandalo? «In realtà sto ancora cercando di capire. E quando capirò potrò difendere la Lega da queste accuse che mi sembrano assurde. Senza senso». Ma non si tratta di accuse generiche. Ci sono carte e intercettazioni che rivelano una serie di ruberie, e per di più di denaro pubblico, soldi dei contribuenti. Ha letto? «Questo sì, l´ho letto. Ma è una cosa strana, difficile da credere. Condita da stupidaggini vere e proprie, da inesattezze e anche da falsità. Sa quale mi ha dato più fastidio»? Quale? «La storia secondo cui mia moglie avrebbe in mano la cassa della Lega, insieme con Rosi Mauro. Mia moglie, capisce? Chi la conosce sa che fa l´insegnante, e nient´altro. Di che cassa stiamo cianciando? E chi mette in giro queste panzane? Anche lei come Berlusconi parla di complotto? Possibile? «Io so che questa storia puzza. Tutto qui». E i soldi pubblici presi dal "cerchio magico" e dai suoi figli? «È proprio qui che nasce la puzza. Ma andiamo. Siamo l´unica vera forza di opposizione alla grande ammucchiata e a questo governo delle banche. Ci sono le elezioni. Ed ecco che proprio adesso tirano fuori questo scandalo, e chiamano in causa proprio i miei figli. Non vi sembra strano, non vi chiedete perché»? Perché? «Per colpire me, attraverso la mia famiglia. Bisogna colpire Bossi, per far fuori la Lega». Insomma, non sente il dovere di chiedere scusa ai suoi militanti e agli elettori, davanti a questo scandalo? «Io sento il dovere di capire, gliel´ho detto. E lo farò. Vedo troppe cose strane». Ad esempio? «Ma non le sembra strano che l´amministratore della Lega venga collegato alla ‘ndrangheta, e che nessuno ci abbia mai detto niente?» Senta, quell´amministratore non ve lo ha imposto nessuno, lo avete scelto voi. Dunque la colpa è vostra, non le pare? «Io non ho scelto un bel niente, quel tipo lo abbiamo ereditato dal precedente amministratore, lavoravano insieme, ci siamo fidati. E saltano fuori questi strani collegamenti all´improvviso, senza che nessuno ci avverta mai di niente?» Tutta qui la sua difesa? «Aggiungo una cosa. L´amministratore ha legami di lavoro con una società pubblica importante: possibile che nessuno abbia fatto un controllo? Perché non chiedete a loro come mai non sapevano niente e lo chiedete solo a me?» Quindi? «Dico solo questo: la cosa puzza». Ma intanto lei si è dimesso. Perché? «Per il bene della Lega, per lasciarla più libera di difendersi». Pensa di aver lasciato per sempre o spera di tornare alla guida della Lega? «Questo era il momento di lasciare, e l´ho fatto. Non se ne va mai nessuno, io sì». Fuori dalla politica per sempre? «Piano. Mi sono dimesso, ma combatto. Da semplice leghista. Umberto Bossi, militante della Lega. Questo è per sempre». (e. m.)