Francesco Alberti, Corriere della Sera 6/4/2012, 6 aprile 2012
FRANCESCO ALIBERTI SUL CORRIERE DELLA SERA
DAL NOSTRO INVIATO
MONTE URANO (Fermo) — A Rosa piaceva il genere «Scarface», al cinema come nella vita. Uomini stile Al Pacino, che naturalmente non devono chiedere mai. E frasi scolpite nel marmo. «Hey Tony, sono io il boss, sparisci...»: una delle frasi cult del film, immancabilmente postata da Rosa sul suo profilo di Facebook assieme a pellicole come «Il camorrista» o «La scorta». Non è un caso che avesse perso la testa per Gaetano Di Stasi, un pugliese di 39 anni con una fedina penale lunga come la Treccani e frequenti permanenze tra il carcere e i domiciliari: anche lui, senza essere Al Pacino, giocava a fare il piccolo boss, almeno stando alle intercettazioni legate all’inchiesta «Pastiera napoletana», traffico e spaccio di droga, dove il Di Stasi si ritaglia un’aureola di decisionismo («La risolvo io ’sta grana... Mandami quel tizio a casa che ci penso io...»). Passione intensa, come tutti gli amori di Rosa Donzelli, d’altronde, quella per Di Stasi, almeno finché è durato. Per anni la coppia ha convissuto al Lido Tre Archi, il litorale di Fermo: lui spesso agli arresti domiciliari, lei sempre pronta al suo servizio. E, stando ai magistrati, non erano richieste così innocue, visto che la donna si ritrovò invischiata nel 2008 nella maxiretata che portò in carcere una quindicina di persone con l’accusa di aver fatto da corriere della droga (eroina e cocaina) per conto del compagno.
Ora gli amici raccontano che «Rosa seguiva il cuore». Il problema è che il suo cuore, in 35 anni di vita, l’ha spesso portata in posti sbagliati e con uomini sbagliati. L’ultimo sbaglio, a Monte Urano, due giorni fa, le è stato fatale: tre colpi al petto sparati da un orefice, Francesco Cifola, 51 anni, che, dopo essere stato terrorizzato, minacciato, incaprettato e malmenato da Rosa e i suoi due complici, vedendo il vecchio padre Duilio in balia dei banditi, ha scaricato sulla donna un intero caricatore e buona parte della sua vita («Sono distrutto — ha detto ieri il gioielliere, che ha un braccio rotto e profonde ferite alla testa —: vivrò per sempre con il rimorso di aver troncato una vita»).
Rosa è morta disarmata e sarà l’autopsia a dire se le hanno sparato alle spalle, mentre stava uscendo dal negozio.
Ma disarmata, questa napoletana di Qualiano, lo era da sempre, a sentire i suoi legali e senza con questo voler cercare alibi. «Una personalità fragile, facilmente condizionabile, soprattutto dagli uomini di cui si innamorava regolarmente» afferma Massimo Dibonaventura, uno dei legali che l’ha seguita nel caso della maxi inchiesta. Il primo uomo le ha dato un figlio che ora ha 13 anni, vive con la nonna paterna nel Napoletano e sarà tremendo il giorno in cui verrà a sapere com’è morta sua madre. Il secondo, un macedone, Rosa l’ha sposato senza tanti fronzoli: era il 2007 e dopo qualche mese già pensavano alla separazione, puntualmente avvenuta.
Poi c’è stato il grande amore con il poco raccomandabile Di Stasi. E da qualche mese nel cuore della donna aveva fatto irruzione un giovane rumeno con il quale aveva preso casa a Porto Sant’Elpidio e la cui foto campeggia sul profilo di Facebook della donna.
Non c’è nulla di spericolato nella vita di Rosa, solo confusione e progetti mutilati. Ha vissuto quasi sempre ai confini della legalità, in un’opacità mediocre.
Gli inquirenti sospettano che avesse «qualche legame» con la criminalità organizzata nel Napoletano. Se anche fosse, la sua era una manovalanza a bassa intensità, da gregario: storie di droga, prestanome nell’acquisto di piccole «srl». Scoprirla in una rapina è stato uno choc anche per un altro dei suoi avvocati, Michela Romagnoli: «Non riuscivo a credere che la rapinatrice uccisa fosse la Donzelli che conoscevo io. Non riesco a calarla in una situazione di tale violenza, a meno che non sia successo qualcosa... ».
Quel «qualcosa» potrebbe chiamarsi cocaina, che scandiva da anni l’esistenza della donna. Non è un caso, e nemmeno tutta colpa della globalizzazione, se Rosa faticava a trovare lavoro come aiuto cuoca. La conoscevano in tanti, anche se spesso cambiava tinta ai capelli. «Quando era felice, si faceva bionda» raccontano gli amici. L’altro ieri, sull’asfalto di Monte Urano, c’era una donna dai capelli scuri.
Francesco Alberti
JENNER MELETTI SU REPUBBLICA
PORTO SANT´ELPIDIO - Abitava qui, in questa via Sardegna con botteghe di artigiani cinesi e italiani, la povera Bonnie dai due volti. Capelli lunghi e biondi, quando - era Natale - metteva su Facebook la sua foto con il nuovo amico e prometteva di cambiare vita. Capelli neri, invece, quando entrava in una gioielleria, come ha fatto mercoledì a Monte Urano e - per fare vedere ai due uomini che erano con lei che una donna è anche capace di essere cattiva - urlava e picchiava il gioielliere Francesco Cifola come e più degli altri. Rosa Donzelli, che avrebbe compiuto 36 anni in ottobre, è stata uccisa con una pallottola al cuore, dall´uomo che aveva accettato di aprire la cassaforte, di essere legato e percosso, ma che ha estratto la pistola quando ha visto che i banditi volevano fare male a suo padre Duilio che stava entrando in negozio.
Forse voleva davvero cambiare vita, la ragazza arrivata da un altro mare, da Quagliano di Napoli. L´aveva detto anche ai suoi amici virtuali, il 30 marzo. «Vorrei cancellare due errori gravi della mia vita per ricominciare. Pensate sia possibile?». Certo, agli amici non aveva raccontato tutto. Non aveva scritto che era stata condannata nel 2009 perché era coinvolta in una grossa retata antidroga. «Operazione pastiera napoletana», l´aveva chiamata la Finanza. Venti arresti, fra la Campania e le Marche, proprio dove girano i soldi del settore calzaturiero. Lei, la Bonnie che ha trovato qualche Clyde di troppo, aiutava il suo uomo, Gaetano Di Stasi, nello spaccio di droga. Lui era agli arresti domiciliari, non poteva muoversi. A consegnare la coca e portare a casa i soldi ci pensava lei.
«Era una ragazza fragile, civile, sembrava davvero responsabile». L´avvocato Michela Romagnoli l´ha conosciuta perché seguiva una pratica di divorzio. Rosa Donzelli si era sposata giovanissima e forse dietro la sua voglia di cambiare c´era il desiderio di poter tornare a vivere assieme a un figlio che adesso ha tredici anni e vive con i nonni paterni. Allora Rosa pensava più alla cocaina che al piccolo. Si era sposata un´altra volta, con un macedone, ma il matrimonio è durato pochi mesi, appena il tempo, per questo marito straniero, di incassare la cittadinanza italiana. Poi l´incontro con il trafficante Di Stasi, l´arresto, la galera. «Sono un´amica affidabile e molto sincera - si presentava così, su Facebook - sensibile e dolce. Mi piace la vita, lottare e affrontare le avversità».
Forse raccontava le stesse cose al suo nuovo amico romeno Laurentiu Costel Rosoaga, professione carpentiere, che appare nella foto di Natale mentre l´abbraccia. Sembra una cartolina, con due innamorati e l´albero con i nastri e le palline. Una vita normale, fatta di lavoro e di feste in casa. Certo, per il lavoro doveva accontentarsi, come fanno tanti altri. La cucina di una pizzeria, aiuto cuoca in un ristorante, altri mestieri per poche ore al giorno. Ma a Rosa Donzelli non è bastato cambiare mare. Quando ha raggiunto il distretto delle scarpe, chi conosceva la sua debolezza verso la droga l´ha seguita perché poteva essere utile per nuovi contatti. In cambio della cocaina, la ragazza avrebbe messo a disposizione anche il proprio nome, per costruire piccole Srl che sarebbero servite solo a fare truffe.
Nel suo appartamento, assieme al ragazzo romeno, Rosa ascoltava Gigi D´Alessio. Guardava i film d´azione e di camorra, in mezzo alla quale era nata. Il Camorrista, Scarface, La scorta, l´Ultimo samurai, ma anche L´Uomo che sussurrava ai cavalli. In televisione non perdeva le storie di violenze e omicidi raccontati da Quarto grado. Le piacevano però anche programmi senza spari, come C´è posta per te o I Cesaroni. «Voglio ricominciare la mia vita. Pensate sia possibile?». Ma dieci giorni fa Rosa ha cambiato il colore dei capelli. Li ha tinti di nero, e li aveva neri, a caschetto - si vede nelle foto segnaletiche - quando era stata arrestata per spaccio nel 2009. Ha cancellato i ricci biondi e il sorriso. Una settimana fa una donna e un uomo hanno fatto una rapina in un ufficio postale di Fermo. Un bottino di 2.000 euro. Forse la donna era lei, è dai tempi delle Brigate rosse che non si vedono donne armate. Non si sa se Rosa abbia voluto tornare Bonnie per sempre o se si sia illusa di poter fare rapine per avere i soldi necessari a una nuova vita. Si sa soltanto che Rosa e gli altri, mercoledì, urlavano e picchiavano, con la violenza di chi è pieno di coca. Il passato è tornato e ha distrutto ogni futuro.