Claudio Gatti, Il Sole 24 Ore 4/4/2012, 4 aprile 2012
BONIFICI IN TANZANIA PER COPRIRE LE RISORSE INVESTITE IN DIAMANTI
Dal febbraio 2010, in quanto tesoriere della Lega, Francesco Belsito amministra i finanziamenti pubblici percepiti come rimborsi elettorali dal partito di Bossi e Maroni. Ed è proprio per questo suo ruolo che oggi è indagato da tre procure d’Italia: quella di Milano, di Napoli e di Reggio Calabria.
Il decreto di perquisizione firmato dal procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo assieme ai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini ed eseguito dai finanzieri del Nucleo Tributario di Milano, lo accusa di avere distratto soldi pubblici «per sostenere i costi della famiglia Bossi». Il riferimento sarebbe alla moglie e ai figli del grande capo della Lega.
Ma i rimborsi elettorali non sono l’unico "tesoro" amministrato da Belsito. Il Sole 24 Ore ha scoperto che il braccio contabile di Bossi ha trattato anche diamanti. Sì, proprio diamanti, un investimento sicuramente insolito per un partito politico. Lo ha fatto nel dicembre scorso utilizzando conti che aveva presso la Banca Aletti, un istituto del gruppo Banco Popolare, la ex Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani.
Al Sole 24 Ore risulta che Belsito aveva un suo conto personale e la procura per gestire altri due conti della Lega (il 7136/001400 e il 7136/001208) presso un’agenzia di Banca Aletti a Genova, dove risiede. Sono questi ultimi i conti dai quali sono partiti quei bonifici di svariati milioni verso Tanzania e Cipro che hanno spinto Banca Aletti a fare due segnalazioni di operazioni sospette alla Banca d’Italia rese note alcune settimane fa dal Secolo XIX.
Che quella operatività fosse anomala lo attestava la destinazione dei bonifici: un paese africano in cui aveva poco senso investire i rimborsi elettorali della Lega e un paese del Mediterraneo noto per essere stato protagonista di operazioni di riciclaggio di denaro di funzionari della ex Jugoslavia e oligarchi russi. Belsito aveva giustificato quella operatività parlando genericamente di «acquisto di fondi di investimento». Ma la somma più consistente – i 4,5 milioni di euro inviati in Tanzania – è legata a una ben più strana operazione di acquisto di diamanti condotta da Belsito e finora mai resa nota.
Al Sole 24 Ore risulta che a fine dicembre 2011, il tesoriere di Bossi abbia dapprima tentato di usare i fondi della Lega per acquistare diamanti. Ma la banca lo ha stoppato spiegandogli che per operare in diamanti sarebbe stato necessario l’assenso formale e scritto dell’intestatario del conto e non solo del suo amministratore. Quindi sarebbe servita l’autorizzazione dei vertici della Lega. Belsito ha dunque cambiato idea e deciso di operare dal suo conto personale presso Banca Aletti. E ha firmato lui come persona fisica le carte necessarie. Lasciando così anche una traccia documentale.
I diamanti sono stati poi acquistati da un broker internazionale e depositati in una cassetta di sicurezza. E subito dopo, da un conto della Lega, Belsito ha ordinato il bonifico dei 4 milioni e mezzo in Tanzania. Che è stato interpretato come un’operazione di copertura dell’acquisto fatto con i suoi soldi. A proposito di questa operazione al Sole 24 Ore risulta inoltre che gli inquirenti abbiano trovato evidenze del fatto che Belsito abbia "autoprodotto" una delibera della Lega che lo autorizzava a movimentare fondi sforando il tetto dei 150mila euro.
Insomma, l’accusa è che sia avvenuta una falsificazione nell’ambito di una strana triangolazione all’interno di un’ancora più strana operatività. C’è sicuramente ancora molto da capire.