Marco Rogari, Il Sole 24 Ore 4/4/2012, 4 aprile 2012
RESTA IL NODO COPERTURA FINO A 1,7 MILIARDI L’ANNO
Una partita nella partita. È quella che si è giocata sul nodo copertura del nuovo assetto del mercato del lavoro. Un nodo che ha di fatto accompagnato tutto il confronto tra Governo e parti sociali. E che, una volta varata la riforma da parte del Consiglio dei ministri nella formula «salvo intese», ha continuato a fare capolino nelle riunioni dei tecnici dell’Esecutivo chiamati a mettere nero su bianco il testo del disegno di legge Fornero. Ancora ieri al ministero dell’Economia la copertura non risultava completamente perfezionata, anche se, in attesa del vertice notturno tra il premier Mario Monti e i leader dei partiti della maggioranza, il grosso del lavoro veniva considerato portato a termine. In ogni caso per il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che ha sempre assicurato che per la riforma le risorse sarebbero state strutturali e non sarebbe mancate all’appello, con il Tesoro non ci sono stati problemi. In altre parole: copertura certa.
Ma tra i tecnici di via XX Settembre, dopo i dubbi manifestati nei giorni scorsi, anche nelle ultime ore è rimasta qualche perplessità. I dubbi hanno riguardato l’entità delle risorse da stanziare così come gli strumenti da individuare. La dote prevista al momento della conclusione del confronto con le parti sociali per l’attivazione del nuovo sistema degli ammortizzatori sociali era di 1,6-1,7 miliardi. Una dote che dovrebbe essere confermata nella versione finale dell’articolato, anche se nei giorni scorsi erano circolate voci su un possibile abbassamento dell’asticella.
Sugli strumenti da adottare per liberare le risorse necessarie per dare operatività alla riforma, nel menù di opzioni valutate dai tecnici è comparso anche un nuovo aumento dell’imposizione sugli alcolici o sul tabacco, che con il trascorrere delle ore è diventato sempre più gettonato. Poche chance invece sono state riservate all’ipotesi di fare leva su un intervento collegato al riassetto delle agevolazioni di tipo assistenziale.
Fino a ieri mattina, comunque, la partita non risultava ancora completamente chiusa, anche se in uno stato assolutamente molto avanzato. E con tutta probabilità il sigillo finale sulle coperture sarà messo solo questa mattina, dopo un’ultima riunione tecnica che dovrebbe svolgersi a Palazzo Chigi o a via XX settembre nel corso della quale si dovrebbe tenere conto anche degli sviluppi legato al vertice di ieri sera.
Una partita quella sulle risorse per la riforma del mercato del lavoro e, in particolare, sui nuovi ammortizzatori che si incrocia, seppure indirettamente, con quella degli «esodati». Ieri si è insediato il tavolo tecnico con Inps, ministero del Lavoro e Ragioneria generale dello Stato, che dovrebbe dare le prime indicazioni tra una settimana. Il ministro Fornero ha garantito che il problema sarà risolto. Prima dovrà essere definita con precisione la platea dei lavoratori da "salvare". «Sembra facile trovare i numeri...», ha detto ieri Fornero aggiungendo: «Vorrei che quelli che ironizzano sul fatto che non si trovano i numeri in tempi brevi venissero e vedessero le difficoltà.
Al momento dell’adozione della riforma delle pensioni, alla fine del 2011, la platea dei lavoratori che avevano lasciato il posto di lavoro (con esodi incentivati o per mobilità) nella prospettiva di maturare dopo la fine dell’ano i requisiti per il pensionamento era stimata in 65mila persone. Su questa stima sono state fissate le coperture per garantire i pensionamenti: 240 milioni per il 2013, 630 milioni per il 2014, 1 miliardo e 40 milioni milioni per il 2015, 1,2 miliardi per il 2016, un miliardi per il 2017, 610 milioni per il 2018 e 300 milioni per il 2019. Ma i lavoratori coinvolti sarebbero molti di più: non meno di 200mila, forse 300mila. Fonti sindacali sono arrivate a quantificare in 350mila questo «popolo» che dopo aver lasciato il lavoro rischia per diversi anni di rimanere anche senza pensione.