a. mass., il Fatto Quotidiano 4/4/2012, 4 aprile 2012
STELLINI AL TELEFONO SVELA TUTTI I RETROSCENA DELLE TRUFFE
Che cazzo me frega. L’unica cortesia che ti posso fare è che se puoi togliere i soldi che hai messo, toglili, perché noi ci giocheremo la partita per vincere. E la partita con il Genoa finì 3-0”. A parlare, soltanto un mese fa, è Cristian Stellini – oggi collaboratore dell’allenatore della Juventus, Antonio Conte – con l’ex calciatore barese, Marco Esposito. Segno che Stellini, calciatore biancorosso nel 2009, era al corrente delle pressioni sulla squadra per taroccare le partite. Stellini si rifiutò di cedere al “sistema” ma, come molti suoi compagni, evitò di denunciare alla giustizia sportiva: non è indagato ma, per la sua omertà, rischia una lunga squalifica. Perché è davvero chiaro, nel leggere l’intercettazione registrata dai carabinieri del nucleo operativo di Bari, che Stellini conosceva lo squallore che regnava negli spogliatoi dei Bari e persino tra alcune frange di tifosi. Le sue parole disegnano uno spaccato illuminante per chi voglia conoscere il lato oscuro del calcio e – soprattutto– in quale clima si giocasse a Bari.
È il 3 febbraio di quest’anno quando Stellini, mentre parla con Esposito, racconta cosa accadde prima di Bari-Genoa del campionato 2009/10.
S: L’anno prima ti ricordi? Tu non c’eri a Bari… L’anno prima noi giochiamo a Genova, Bari-Genoa…
E: Mi ricordo
S: Il campionato finito. Arriva uno e mi dice: ‘In tutta Italia mi dicono che voi fate così’. Io gli dico guarda che non è vero niente, io non so niente. Ma lui mi fa: ‘Però, sai, visto che la voce si è sparsa in giro, tutta Bari ha deciso di scommettere’. Che cazzo me ne frega. E lui mi disse: ‘Dovete fare un favore, qua c’è gente che ha messo tanti soldi, fateci la cortesia’. Io gli dissi: ‘Guarda, l’unica cortesia che posso farti è che se puoi toglierti i soldi che hai messo …
Sapevo dei tifosi: ma che fai, li denunci?
E: Oggi è venuto fuori Milanetto (parlano dei calciatori indagati a Cremona, ndr)
S: Minchia sta venendo fuori delle robe… Comunque da quello che mi avevano raccontato a me, mi avevano detto che erano stati i tifosi stessi ad andare dai giocatori a dire: ‘Adesso che avete rotto i coglioni, siete retrocessi, adesso perdete le prossime due partite’... cioè così mi avevano detto.
E: Anch’io sapevo così.
“La Digos gli dice dove abitiamo”
S: E tu ti trovi in mezzo e cosa fai? Cosa fai? (…) Ti prendi gli schiaffi, perché se tu dici ai tifosi: ‘Adesso vi denuncio alla Procura federale…’. … Bene, tu li denunci e dopo ti vengono a prendere a casa. Mi avevano detto addirittura… I tifosi volevano entrare dentro gli spogliatoi a parlare. Quelli della Digos gli dicevano: ‘Ma non rompete il c…, dai ragazzi, state buoni, non potete entrare negli spogliatoi, se volete vi diciamo dove abitano e andate a prenderli a casa’... Capisci? (…) Tu che cosa fai, hai paura?
E: Minchia.
La società non li proteggeva
S: Da chi vai? La società non li proteggeva, li faceva andare a piedi dallo stadio al campo. I tifosi li hanno minacciati... Avevano gli Zingari alle calcagna … che probabilmente gli chiedevano di fare le truffe … guarda, non è facile essere lucidi (…). La squadra è retrocessa da tre mesi… No, non bisogna farle, però trovare la lucidità per fermare la cosa e dire: ‘Ok, ragazzi, siamo nella merda più totale. Facciamo una cosa, chiamiamo la Aic, denunziamo tutta questa cosa cosa. Denunciamo tutto, qui, gli Zingari vengono a romperci il cazzo, i coglioni qui di Bari ci vengono a rompere il cazzo che gli diciamo se vinciamo, se perdiamo o se pareggiamo per scommettere. I tifosi ci hanno chiesto di perdere per scommettere?’ Oppure facevi una lettera alla società…Pensi che l’anno scorso Andrea Masiello dopo questa cosa dei tifosi, che erano andati e avevano picchiato non mi ricordo chi…
E: A Belmonte hanno dato uno schiaffo….
Se il Bari denunciava erano tutti a posto
S: (A Masiello, ndr) avevo detto: ‘Andrea voi dovete fare una lettera alla società con tutti i problemi che avete (…)’ Se avessero scritto questa lettera alla società, adesso stavano sereni, perché adesso avevano la lettera scritta alla società. Se la società denunciava insieme, erano tutti salvi, (…) se la società non denunciava, (…) chi si doveva preoccupare (…) era la società.
la gente che ci dice di pareggiare…
S: Quando siamo andati a una riunione dell’Aic, che c’era Albertini che parlava di queste cose e ci spiegava il giro delle scommesse all’Est, io alzai la mano e gli dissi: ‘Ok, tu stai dicendo che noi giocatori non dobbiamo scommettere e io fatico a ricordarmi nella mia carriera un mio compagno di squadra che viene al campo con le bollette delle scommesse... Il problema dei giocatori non è che vanno in agenzia o mandano il fratello o, com’era in passato, che vanno a scommettere. (…) Il problema è che se tu sei in una piazza che è già retrocessa o ha già vinto il campionato, la gente cosa fa, viene da te a dirti: ‘Cosa fate domenica? Dài che è una partita di merda, pareggiate.
L’Aic non fa niente.
S: Metti il caso che a un ragazzo come Masiello gli scappava due volte di dire a uno: ‘faremo pari domenica, tanto ormai siamo retrocessi, quelli hanno bisogno di
un punto (…) si sparge la voce a Bari, a Castellamare di Stabia, poi mettici le organizzazioni mafiose che vanno a un giocatore a dire ‘Allora guarda un cosa … dobbiamo fare così, perché abbiamo deciso così. Vi ammazziamo tutti quanti… vi bruciamo le macchine’. Chi li tutela a questi? Ad Albertini, quel giorno gli ho detto: ‘Tu cosa fai per tutelare questo tipo di situazioni? Vieni qua e dici di non scommettere’. I giocatori non è che vanno a scommettere, però vivono pressioni di gente che dice dovete fare pareggio perché altrimenti vi ammazziamo di botte… ma tu cosa fai per tutelarlo? Niente. Voi non fate niente.