Ferruccio Sansa, il Fatto Quotidiano 4/4/2012, 4 aprile 2012
FINCANTIERI, PORSCHE E RUBY: IL BUTTAFUORI CHE DIVENNE RE
L’ufficio di Genova è stato aperto... per sfruttare l’operatività del gruppo riconducibile a Francesco Belsito per accaparrarsi commesse da Fincantieri e Grandi Navi Veloci”. Chissà che cosa diranno gli operai Fincantieri leggendo gli atti della Procura di Reggio Calabria. C’è tutto Belsito in due righe. Paracadutato dalla Lega, conquista Fincantieri. La società annaspa, gli operai rischiano di restare a spasso e gli creano una poltrona ad hoc di vicepresidente. Intanto Belsito, sostengono i pm, organizza affari tra il colosso agonizzante e società a lui riconducibili. La ciliegina sulla torta pochi mesi fa: mentre siede nel cda di Fincantieri, fa affari, cambia Porsche come calzini, ecco che Belsito sfila al fianco dei dipendenti dei cantieri per manifestare contro la dirigenza. In pratica contro se stesso. Eccolo Francesco Belsito, 41 anni, l’uomo legato a corda doppia con Umberto Bossi e sua moglie. Ma in cordata se uno cade tira giù anche l’altro. Lui ostenta sicurezza mentre la Finanza lo imbarca sull’auto con lampeggiante: “Sono tranquillo, non ho niente da nascondere. Le contestazioni di finanziamento illecito non sussistono”. I soldi pubblici investiti in Tanzania? “Non sono preoccupato, anche perché dopo la baraonda mediatica abbiamo disinvestito e il denaro è tornato in Italia”.
L’inchiesta non è una sorpresa, almeno non in Liguria, terra all’incrocio degli affari di centrodestra, centrosinistra, Lega e ambienti vicini alla Chiesa. La regione ha assistito abbastanza silenziosa all’incredibile parabola di Belsito: da buttafuori nelle discoteche a sottosegretario in una manciata di anni. Variante all’italiana dell’uomo che si fa da sé anglosassone.
E pensare che Belsito appena sei anni fa accompagnava Alfredo Biondi. Autista e tuttofare. L’appuntamento con la sorte arriva quando incontra Maurizio Balocchi, all’epoca uomo dei conti della Lega. Belsito lo sostituisce quando Balocchi si ammala e poi muore. In un amen diventa un potente, amministra i conti della Lega e conosce i segreti bancari dei Bossi.
Le poltrone fino a Palazzo Chigi
Gli incarichi fioccano: guida l’Editoriale Nord che pubblica la Padania. Poltrone pubbliche: la Regione Liguria lo sceglie per il cda della finanziaria regionale, Filse. Quindi tocca a Fincantieri. Infine Belsito plana al posto di sottosegretario del governo Berlusconi, vice di Roberto Calderoli. Ed ecco le prime bucce di banana. Sul sito del governo era scritto: “Laureato in Scienze politiche”. Nei documenti depositati alla Filse risultava Scienze della Comunicazione. Abbastanza per far dubitare delle lauree. Il neo-sottosegretario rispose: “Le ho prese tutte e due, a Malta e a Londra”. Alla segreteria dell’ateneo di Genova, competente per il riconoscimento delle lauree all’estero, la carriera universitaria di Belsito risultò “annullata”. Ma gli inciampi si moltiplicano: Belsito molla la poltrona di vicepresidente di Fincantieri. Per la successione la Lega indica Alessandro Agostino, figlio del sindaco di Chiavari, leghista doc, nel febbraio scorso condannato in appello a 4 anni per tentata concussione. Scoppia il caso e tutto salta.
Belsito continua per la sua strada, anche quando i poliziotti genovesi protestano perché parcheggia la Porsche Cayenne (intestata a una società di leasing) nei posti delle Volanti: “Motivi di sicurezza”, taglia corto il sottosegretario.
Lauree, auto, poltrone. Colpi che stroncherebbero un cinghiale. Belsito resiste anche allo scandalo africano: i rimborsi elettorali incassati dalla Lega vanno in Tanzania. Da un conto riferibile al Carroccio partono 7 milioni: 4,5 milioni per un fondo in Tanzania, 1,2 milioni per un fondo a Cipro.
Belsito scrolla le spalle. E, come rivelano le carte calabresi, continua a fare affari e cambiare Porsche: “Le indagini hanno evidenziato che il passaggio della Porsche (questa volta una Panamera 4.800 S) da Bonet a Belsito era legato al pagamento di una intermediazione svolta dal politico per l’accaparramento di un contratto di consulenza a favore di un’associazione fra comuni”.
Auto, ma non solo. Così ecco che Romolo Girardelli, l’uomo di Belsito ritenuto dai pm vicino alle ‘ndrine calabresi, in un’intercettazione sbotta: tra i benefit al sottosegretario c’erano “orologi, soldi e quote dello stabilimento balneare Sol Levante”. Belsito anche dal governo non aveva abbandonato il primo amore: locali e discoteche.
E forse proprio dal mondo notturno genovese spesso gestito da calabresi arriva il biglietto da visita di Belsito sequestrato a Ruby, la “nipote di Mubarak”. Un tassello importante.