Jenner Meletti, la Repubblica 4/4/2012, 4 aprile 2012
Valigie, libretti sanitari, soldi, zaini: nei tre mesi di immersioni nella pancia della nave i vigili del fuoco hanno trovato centinaia di oggetti che raccontano il naufragio – All´alba si sentono soltanto i versi dei gabbiani
Valigie, libretti sanitari, soldi, zaini: nei tre mesi di immersioni nella pancia della nave i vigili del fuoco hanno trovato centinaia di oggetti che raccontano il naufragio – All´alba si sentono soltanto i versi dei gabbiani. Sul molo del faro verde una ragazza guarda la Costa Concordia che, piegata su un fianco, sembra ancora in agonia. «Ecco, la mia casa era là, terzo ponte, nella parte sommersa dall´acqua. Io la cabina la chiamo casa, perché quando hai l´ingaggio ci vivi dentro sei o sette mesi e allora porti tutto ciò che ti serve o ti è più caro». Marta F. ha 30 anni, arriva dalla Campania. «Ho saputo che stanno recuperando anche qualche oggetto. Io non ho speranze. La ragazza che viveva con me, quella notte è riuscita a tornare in cabina e mi ha detto che dalla porta già spalancata tutto stava già finendo in acqua: il mio iPad, il cellulare, la macchina fotografica, l´hard disk con migliaia di immagini. E poi gli abiti da lavoro. Quando fai l´animatrice alla Costa, non puoi portarti maglietta e jeans. Gonne e camicette da sera, scarpe belle, tutto deve essere in tono. Se dovessi imbarcarmi di nuovo, fra abiti e tutto il resto, dovrei spendere 10 - 12 mila euro. E poi ci sono gli oggetti che nessuno può ripagare. Erano di una persona a me cara e che non c´è più. Non dico cosa fossero: solo che per me erano il bene più prezioso». Non fa rumore nemmeno il pontone rosso «Acqua azzurra» che alle 7 è già accanto alla Concordia. Un argano porta su tutto ciò che i subacquei della Smit Salvage & Neri stanno raccogliendo sul fondo marino. Sedie e tavoli caduti dai ristoranti, i lettini prendisole che sarebbero stati aperti fra Barcellona e Palma, materassi e cuscini… Un altro pontone, il Marzocco 10017, li porterà al porto di Talamone e da qui in discarica o dentro un capannone a Fonteblanda. «Filiera rifiuti», il nome terribile di questa operazione. Ma ci sono oggetti che non possono finire in una discarica. Il mare li ha buttati sulla riva o sono stati recuperati dai vigili del fuoco che per quasi tre mesi si sono calati nei ristoranti, nelle cabine, nei saloni delle feste, alla ricerca delle vittime. Valigie, zaini, trolley e altri oggetti sigillati in sacchi neri, sono chiusi nel piccolo negozio Giglio - Private Island a cinquanta metri dall´attracco dei traghetti. «Quando ero piccolo - dice Giuseppe Monti, vigile urbano - qui c´era una sala giochi, per noi ragazzi che d´inverno non avevamo altro. Poi per anni c´è stato un barbiere. Gli oggetti ci vengono dati in custodia come polizia locale e noi cerchiamo i proprietari». C´è un astuccio verde e arancione, che sembra un porta pennarelli o un porta trucchi. Dentro invece c´è un biberon. È stato trovato assieme a una borsetta da donna, forse la mamma del bimbo che quella notte aveva ancora bisogno del latte. Consola il pensiero che comunque quel bambino è tornato a casa. La più piccola delle vittime, Dayana, aveva cinque anni, per quella sera di gala aveva voluto «vestirsi da principessa» e non aveva certo bisogno del biberon. Su uno scaffale, un telefono per comunicazioni interne alla nave è appoggiato su una borsa porta documenti, forse di un ufficiale. Di alcune valigie è stato fatto l´inventario. In quella di I. S. K. V ci sono «uno zaino, un libretto sanitario, una banconota da 1000 seribu rupih, un portafoglio vuoto, un cd, un paio di occhiali». In un trolley - è scritto nel verbale dei vigili del fuoco - si trovano «una giacca scura di materiale sintetico, calzari in pelle color nero, un computer portatile, un libro». Altri pacchi e sacchi non sono ancora stati inventariati. «Sappiamo comunque che ci sono molti libri e anche denaro. Io penso che solo la Costa ci possa aiutare a trovare i proprietari». È stata portata qui anche una valigia vuota. C´è una scarpa da donna, da sera, una sola. Basta salire la scalinata che porta alla chiesa di San Lorenzo e San Mamiliano per trovare un altro piccolo museo dei ricordi. Un giubbotto di salvataggio giallo dell´equipaggio, uno rosso dei crocieristi, una corda che era servita a salvare i naufraghi, un telo che ha protetto dal freddo chi era caduto in mare. E poi una Madonna trovata nella cappella della Concordia assieme a un Gesù Bambino. «Sto facendo preparare delle teche - dice don Lorenzo Pasquotti, il parroco delle 1.500 anime del Giglio - per proteggere questi oggetti dai furti. Per noi sono importanti. Ci ricordano una notte, quella del 13 gennaio, in cui siamo riusciti ad essere solidali con donne, bambini e uomini che avevano bisogno. Io ho aperto la chiesa, tutti hanno aperto le loro case. Gli anziani del Giglio hanno passato una vita in mare. Non sulla barca per i merluzzi, ma su petroliere, mercantili, navi da crociera. Andare in soccorso è stato naturale. Adesso proviamo anche un poco di orgoglio: mentre il comandante Schettino scappava, il nostro vice sindaco Mario Pellegrini saliva sulla nave e gettava cime a chi era caduto in acqua». Francesca, che sta progettando le teche - saranno messe su un altare laterale - racconta che «su Internet ormai un giubbotto salvagente della Concordia viene venduto a 1.000 euro». In offerta, su Ebay, ci sono almeno 36 «oggetti», dai gettoni del casinò ai modellini della nave. Sta cambiando colori, la Concordia. Il bianco dei ponti sta diventando grigio, il rosso della chiglia sta sbiancando. In paese la chiamano in tanti modi. La Balena, il Relitto, la Tomba, la Discordia, la Bestia (ma solo quando dicono: chi riuscirà a sollevare e portare via una bestia così?). «Io mi arrabbio - dice Franca Melis, che ha un ristorante su al Castello - quando la sento chiamare "la maledetta nave". Invece desta tanta pietà, ci ha insegnato la sofferenza. Spero che riescano a rimetterla in mare, così almeno nel viaggio verso lo smantellamento ritroverà la sua dignità». La Pasqua riapre la stagione al Giglio. Tredici hotel, 7 agenzie immobiliari con tremila posti letto. Una settimana ad agosto costerà da 1.200 a 2.500 euro la settimana. Il 90% del Pil è fatto dal turismo. «Abbiamo pianto i morti della Concordia - dice il sindaco Sergio Ortelli - e continueremo a farlo. Speriamo che anche le ultime due vittime possano trovare presto la giusta sepoltura. Ma ora è necessario scindere l´immagine dell´isola come splendido luogo di vacanze da quella della tragedia. Domani verranno liberati dal sequestro anche gli scogli delle Scole, contro i quali la Concordia ha trovato la fine. Quello è un sito di particolare interesse per le immersioni. Ormai siamo alla fine di un incubo e ai turisti possiamo offrire un mare pulito e cristallino e 51 chilometri di sentieri in una natura incontaminata». Gigi Brizzi, dell´agenzia immobiliare Brandaglia, racconta che «qualcuno in paese vorrebbe che la Concordia restasse al Giglio». «Io non sono d´accordo, ma c´è chi pensa che la nave, magari affondata, potrebbe diventare come la Tour Eiffel a Parigi, il Duomo di Milano, il Ponte Vecchio a Firenze…». Il sindaco si arrabbia. «È una bestemmia. Le tragedie non possono essere sfruttate commercialmente». Marta F., la ragazza che dal molo guardava la sua «casa» annegata sul terzo ponte, è arrivata al Giglio assieme a Sara, Nicola e Oscar, anche loro animatori della Concordia. «Siamo venuti a chiedere scusa per il danno arrecato, anche se la colpa non è certamente nostra. Avevamo quasi paura, a tornare qui, e invece le persone che hanno saputo che lavoravamo sulla nave, e che siamo scesi dopo gli ultimi passeggeri, ci hanno abbracciato». «Io non dormo da quella notte», dice Marta F. «Per questo sono andata all´alba, da sola, davanti alla Concordia. Per esorcizzare la mia paura. E per chiedermi: riuscirò, un giorno, a risalire su una nave e a far divertire i passeggeri?».