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 2012  aprile 04 Mercoledì calendario

Quei fantasmi di Termini Imerese "Intrappolati in un limbo senza futuro" – tERMINI imerese - È rimasta giusto una impiegata a far compagnia a custodi e pompieri, nella fabbrica che negli anni ´80 produceva ottocento Panda al giorno e dava lavoro a tremila dipendenti

Quei fantasmi di Termini Imerese "Intrappolati in un limbo senza futuro" – tERMINI imerese - È rimasta giusto una impiegata a far compagnia a custodi e pompieri, nella fabbrica che negli anni ´80 produceva ottocento Panda al giorno e dava lavoro a tremila dipendenti. La signora Mariella Cimino è sola, negli uffici dell´amministrazione, a preparare le buste paga dei fantasmi che abitavano questo stabilimento fantasma: i cassintegrati Fiat rimasti nel limbo di una transizione mai compiuta verso i nuovi padroni della Dr Motor. Sul trasferimento nei ranghi dell´azienda molisana, già minacciata dai problemi finanziari dell´imprenditore Massimo Di Risio, grava ora l´incognita dei 640 esodati: perché l´operazione si compia, come previsto in un accordo del primo dicembre, occorre che gli operai più anziani vengano accompagnati attraverso indennità di cassa integrazione e di mobilità alla pensione. Ma l´innalzamento dell´età pensionabile stabilito dalla riforma Monti rischia di far saltare il piano. Così, nell´area industriale di Termini Imerese fiaccata dalla crisi, la grana degli esodati rischia di avere un peso doppio per i lavoratori, rimasti senza impiego dopo trent´anni passati in catena di montaggio e con la non esaltante prospettiva di non avere neppure la pensione. «Oltre al danno la beffa», sintetizza Roberto Mastrosimone, sindacalista della Fiom e volto più noto delle tute blu di Termini. «Ma senza una deroga per gli esodati da parte del governo - aggiunge - non si fa nulla e sfuma il passaggio dei 1.300 dipendenti Fiat a Dr Motor». Proprio in queste ore è ripresa la protesta: e ieri la Uilm ha fatto sapere che dopo Pasqua gli operai torneranno a riunirsi in assemblea, cinque mesi dopo la grande manifestazione davanti ai cancelli dello stabilimento, in occasione dell´ultimo giorno di produzione. C´è silenzio, stamattina, in fabbrica, ma non nei paesi dell´hinterland palermitano che ospitano i reduci della Sicilfiat. A Campofelice di Roccella, non lontano da Cefalù, ci sono 40 esodati. Giuseppe Il Grande ha 58 anni: secondo l´accordo di dicembre avrebbe davanti quattro anni di cassa integrazione e mobilità prima di andare in pensione. «Con le nuove norme pensionistiche dovrei aspettare tre anni in più - dice - ma non è questo il problema. Senza le concessioni per gli esodati qui si rischia di perdere tutto: ed è una sensazione terribile, dopo 35 anni passati nel reparto verniciatura. Sono ancora giovane, certo: ma di questi tempi è impossibile trovare un lavoro alternativo, per di più in Sicilia. Mio figlio è dovuto emigrare a Bologna e poi in Austria per trovare un impiego da carpentiere. Io non ho più la forza». Neanche il lavoro nei campi è più una via d´uscita, per gli operai che negli anni ´70 svolgevano una doppia attività e venivano chiamati "metalmezzadri": «Oggi vai a raccogliere mandarini per dieci ore di fila e ti danno 50 euro...», annota Il Grande. E allora i "fantasmi" di Termini Imerese rimangono aggrappati a un assegno di cassa integrazione da mille euro al mese, con cui campare intere famiglie. Damiano Aglieri Rinella ha 55 anni ma 35 li ha passati facendo l´operaio in stabilimento. «Non ho la fortuna di avere una moglie che lavora e ho due figlie a carico. I sacrifici? Tanti. Da gennaio, da quando sono in cassa integrazione - dice - ho dovuto rinunciare alla macchina e al motorino, perché non posso pagare l´assicurazione. E quest´anno non ho potuto neppure mandare mia figlia in gita con i compagni di scuola. Mi piange il cuore, dopo una vita di lavoro. E ora questo incerto ruolo da esodato. Non so neppure cosa significhi: di certo, la Fornero oggi per noi è una nemica come ieri lo era Marchionne...». A Montemaggiore Belsito, sulle colline sopra Termini, c´è un´altra pattuglia di esodati: Cruciano Albanese ha 59 anni, un passato da magazziniere e due figli «laureati e ovviamente precari». «Esco da casa la mattina per non litigare con mia moglie - scherza - e passo la giornata a far suonare le labbra, come si dice dalle nostre parti. Mi consolo perché ad alcuni colleghi è andata peggio: c´è chi ha dovuto svendere la casa per l´impossibilità di pagare il mutuo e chi ha tentato il suicidio». Storie di disperazione: «In questa situazione sono in tanti ad attendere che si chiuda il rapporto con Fiat - dice Mastrosimone - per avere almeno il Tfr con cui saldare i debiti. Ma noi rimaniamo dipendenti del Lingotto, forse qualcuno se n´è dimenticato». La paura che sulla vertenza di Termini sia calato l´oblio. E alcuni sospetti da allontanare: è difficile giustificare gli esodi incentivati nella terra che fino a dicembre ha consentito le scandalose baby-pensioni (anche a 40 anni) alla Regione? «Con tutto il rispetto: qui - conclude il sindacalista della Fiom - non stiamo parlando dei prepensionati delle Poste, per cui si può ipotizzare un privilegio. Ma di gente che ha fatto un lavoro usurante, nella sostanza, stando almeno trent´anni in catena di montaggio. Di questo il governo non può non tenere conto».