Nino Sunseri, Libero 3/4/2012, 3 aprile 2012
A Fonsai il cda costa 31 milioni – «Convento povero e monaci ricchi» dice un antico broccardo di Borsa volendo indicare la differenza fra le condizioni dell’azienda e quelle dei manager e dei principali azionisti
A Fonsai il cda costa 31 milioni – «Convento povero e monaci ricchi» dice un antico broccardo di Borsa volendo indicare la differenza fra le condizioni dell’azienda e quelle dei manager e dei principali azionisti. Nel caso di Fonsai il convento è vicino al collasso. Gli amministratori, e la famiglia Ligresti in particolare, invece, non se la sono passata affatto male. La compagnia ha chiuso l’esercizio con una perdita di 1,03 miliardi. Ha portato così a 2,4 miliardi il buco complessivo nell’ultimo triennio e in vista della fusione con Unipol si prepara a lanciare la seconda ricapitalizzazione in meno di un anno. Questo disastro non ha tuttavia impedito ai tre figli del presidente onorario Salvatore Ligresti di ricevere lo scorso anno compensi per quasi 5,5 milioni complessivi. 2,51 alla presidente Jonella, 2,14 al vicepresidente Paolo e 837 mila euro all’ex vicepresidente Giulia, che comunque riceverà un compenso aggiuntivo (non ancora reso noto) come presidente Premafin (lo scorso anno era stato di 2,12 milioni). La parte del leone l’ha recitata il vero numero uno della compagnia: l’amministratore delegato Fausto Marchionni, uomo di fiducia della dinastia, che ha guidato il gruppo fino all’orlo del precipizio. Si è dimesso l’anno scorso per lasciare il posto a Emanuele Erbetta. Alla prossima assemblea non sarà confermato nemmeno in consiglio. Si consolerà con un assegno di 11,4 milioni di cui 10,55 milioni come buonuscita. Marchionni per un mese da direttore generale ha percepito quasi 626 mila euro. Poco meno di quanto ricevuto in sette mesi dal neo direttore generale (e figlio del ministro Cancellieri) Piergiorgio Peluso (661 mila euro). Non si possono lamentare neppure il vicepresidente Antonio Talarico (2,2 milioni) e l’ammini - stratore delegato Emanuele Erbetta (2,26 milioni. Tanto meno il consigliere Carlo d’Urso che grazie a 1,85 milioni di consulenze legali si porta a casa 1,9 milioni. Il vicepresidente Massimo Pini, incaricato deii rapporti con la politica, ha incassato solo 1,15 milioni. La compagnia d’assicurazione è stata generosa anche con la famiglia di Ignazio La Russa: il figlio Geronimo ha ricevuto 350 mila euro di consulenze. Il fratello Vincenzo 566 mila (466 mila come consulente) il resto come consigliere d’amministrazione. In tutto il consiglio è costato 25,7 milioni di euro cui vanno aggiunti altri 5,2 milioni riservati ai dirigenti “strategici”come l’ex direttore generale Stefano Carlino (368 mila euro per otto messi) per un costo complessivo di 31 milioni. Uscite che alimentano polemiche, visti i risultati della compagnia e le proteste dei azionisti. Il fondo Amber aveva inviato una lettera al collegio sindacale mettendo in luce alcuni aspetti particolari come le maxiconsulenze al presidente onorario Salvatore Ligresti e le operazioni immobiliari intra gruppo. I revisori hanno risposto che Consob e Isvap sapevano tutto fin dallo scorso anno. Lapartita con gli sceriffi si era chiusa così. Non quella con il mercato visto il crollo del titolo. Ora si scopre che il cda non solo si è auto-assolto. Si è concesso anche un bel premio.