Enrico Paoli, Libero 3/4/2012, 3 aprile 2012
Elicotteri italiani contro i talebani. Ma guai a dirlo – Il generale inverno fermò l’avanzata tedesca in Russia
Elicotteri italiani contro i talebani. Ma guai a dirlo – Il generale inverno fermò l’avanzata tedesca in Russia. La ribelle primavera riaccende le ostilità in Afghanistan, costringendo gli italiani a combattere quella guerra con i talebani che non si può dire. Perché in questa terra anche le stagioni hanno un loro peso specifico. Consistenza che le forze della coalizione dell’Isaf stanno tornado a saggiare proprio in questi giorni, al punto che gli uomini della Task force 45, paragonabili alle forze speciali dei Marines, sono in piena attività. Proprio ieri hanno portato a termine una pericolosa missione, nel corso della quale hanno catturato una decina di ribelli, trasferiti con gli elicotteri degli americani alla base di Herat. L’escalation di attacchi, spiegano i militari della base italiana di Camp Arena, è legata essenzialmente alla raccolta e allo smercio in Iran del papavero. L’attacco a colpi di mortaio della base Ice nel Gulistan, costata la vita al sergente maggiore Michele Silvestri, rientrerebbe fra quelli legati al passaggio della droga verso l’Iran. Ma quell’attacco ha fatto emergere un altro nervo scoperto della missione. A supporto dei militari attaccati dagli insorgenti sono intervenuti elicotteri dell’aviazione leggera dell’esercito, i Mangusta, armati con mitragliatrice e missili anticarro. Macchine considerate fra le migliori nel campo degli elicotteri d’attacco. Il punto è che se chiedi ai piloti cosa è accaduto, dicono che sono arrivati prima gli Apache americani e che i nostri non hanno sparato un colpo. Basta lasciare l’hangar degli elicotteristi e la versione che ottieni, a partire dagli ufficiali, è l’esatto contrario: i Mangusta hanno sparato, eccome. E diversamente non potrebbe essere, visto il livello dell’attacco subito dai militari presenti in una delle postazioni avanzate. Va detto che non tutti i Mangusta sono dislocati a Herat, dato che alcuni sono stati spostati Shindand, e potrebbero essere stati questi a colpire i talebani. Non è un caso che in una mail il generale Usa John Allen, facendo i complimenti al generale Luciano Portolano, lo abbia definito «più cazzuto dei miei marines».E i fatti di questi giorni, dall’impiego della Task force 45, agli interventi dei Mangusta e dei carabinieri del Tuscania, sono lì a dimostrare che non hanno torto. Ma va detto sottovoce, perché non stiamo facendo la guerra.