Mario Luzzato Fegiz, Corriere della Sera 04/04/2012, 4 aprile 2012
LA VOCE SUGGESTIVA DI UN RACCONTO TUTTO AL FEMMINILE
Innanzitutto l’emozione violenta della voce di Vasco Rossi che riempie la Scala. Per raccontare con musica, parole, balletti originali e suggestivi le metamorfosi delle grandi figure femminili del suo repertorio. Vasco ha ricantato (in un pomeriggio) le canzoni nel nuovo contesto classicheggiante ma non troppo. Da un lato, quando gli riusciva, ha adattato il canto alla nuova situazione. In altri casi si è fatto condurre dal capriccio. Ma, più spesso ha cercato di ritrovare l’ansia, il disagio e la rabbia del tempo in cui le canzoni erano state concepite.
Il risultato musicale appare suggestivo in «Albachiara» in cui l’artista riesce a sviscerare dalla canzone una sorta di «epica della normalità», con molti chiaroscuri ricchi d’enfasi. In «Silvia» Vasco si cala più nella musica classica, evidenziando gli aspetti più introspettivi: la banalità del quotidiano si mescola a una malattia chiamata adolescenza, minimizzata in una sorta di intrigante minuetto. Susanna (che nell’ultima parte diventerà Sally, sola ma libera), sorprende per la sua velocità e allegria, un fuoco d’artificio con venature ironiche sollecitate dall’impostazione vocale di Vasco. «Anima fragile» diventa melodramma, in cui la protagonista soffre la sua prima delusione d’amore. Nell’«Altra metà del cielo», in «Laura» la gravidanza di Silvia diviene avvento, visto che il lieto evento è atteso per Natale, mentre «Jenny» trasmette la stanchezza di chi è arrivato al punto di non poterne più. Bella operazione, che contribuisce ad abbattere le barriere artificiose fra musica classica e rock. La percezione cambia se si ascolta la musica insieme al balletto o su disco. Meglio col balletto.
Mario Luzzato Fegiz