Raffaella Polato, Corriere della Sera 04/04/2012, 4 aprile 2012
FIAT «PAREGGIA» A MILANO. FIOM NON TORNA IN FABBRICA —
Bologna aveva dato ragione alla Fiom. Milano dà ragione alla Fiat. Per il Tribunale del capoluogo emiliano il Lingotto andava — ed è stato — condannato per comportamento antisindacale. Per quello del capoluogo lombardo è la richiesta dei metalmeccanici Cgil che «va rigettata», «i fatti sono pacifici», «nessuna delle doglianze appare fondata». E ancora. Per i magistrati bolognesi gli uomini di Maurizio Landini avevano — e hanno — diritto ad avere la loro rappresentanza all’interno delle fabbriche del gruppo nonostante non abbiano firmato il contratto collettivo aziendale. Per quelli milanesi — la sentenza di ieri è del giudice Rossano Taraborelli — la squadra di Sergio Marchionne ha applicato correttamente la legge. Nello specifico, quell’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori che era al centro delle cause Fiom sia a Bologna, alla Magneti Marelli, sia a Milano, alla Sirio. E che ora Taraborelli, ribaltando il verdetto del collega emiliano (27 marzo), definisce «chiarissimo». Non solo. I metalmeccanici Cgil, che pure a suo tempo avevano voluto l’articolo ora contestato, sostengono che sia «incostituzionale» negare la rappresentanza al maggior sindacato metalmeccanico? Il giudice nota, en passant, che «non si comprende perché l’esclusione di altre sigle in passato» non sia stata impugnata. E taglia netto: la norma «ha superato ogni vaglio di incostituzionalità».
Ovvia la «grande soddisfazione» della Fiat, che sottolinea come «secondo la pronuncia la norma non si presta a equivoci: la legittimazione e l’attribuzione dei diritti sindacali si applica soltanto ai firmatari degli accordi aziendali». Altrettanto ovvia la dura reazione Fiom. Alla Magneti Marelli era stato il Lingotto a preannunciare il ricorso. Alla Sirio è Giorgio Airaudo ad anticiparlo.
Quel che è chiaro però è che, se in termini calcistici la partita sull’articolo 19 è finora sull’uno a uno, lo stillicidio di cause e verdetti è sempre più un ginepraio giuridico. E sempre più duro, se è vero che intanto, proprio alla Marelli di Bologna, i metalmeccanici Cgil denunciano il «no» dell’azienda alla richiesta di assemblea avanzata dopo la pronuncia emiliana. Per il Lingotto, è un diritto che in base allo Statuto la Fiom ha comunque perso. Tesi ribadita ieri dal legale di punta di Torino, Raffaele De Luca Tamajo. Convinto delle proprie ragioni (tanto più dopo la sentenza milanese) al punto da evocare la Consulta: «La questione va portata alla Corte Costituzionale, non può essere risolta sul piano giudiziale».
Raffaella Polato