VARIE 4/4/2012, 4 aprile 2012
APPUNTI PER GAZZETTA. COSI’ È STATO RISCRITTO L’ARTICOLO 18
(il testo completo della legge come si presentavala sera del 4 aprile 2012 nella scheda successi 1550044)
CORRIERE.IT
MILANO - Il governo di Mario Monti ha allentato la sua iniziale proposta di modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori prevedendo la possibilità del reintegro anche nel caso dei licenziamenti per motivi economici, ha reso noto il ministro del Lavoro Elsa Fornero. Nella proposta iniziale annunciata il mese scorso era previsto che nel caso di illegittimità del licenziamento per motivi oggettivi il giudice potesse solo decidere un indennizzo. «Per il licenziamento per cause economiche il nostro ddl prevede che nel caso di manifesta infondatezza, anzi insussistenza, il giudice possa decidere il reintegro», ha spiegato il ministro Fornero.
LA NOVITA’ - La norma è una novità rispetto alla bozza uscita dal consiglio dei ministri ed è il frutto dell’accordo con i leader della maggioranza. «È una soluzione lineare - ha affermato la Fornero - che non dà luogo a troppe controversie interpretative ed è anche più equilibrata dal punto di vista formale. Per queste cause sui licenziamenti illegittimi è previsto un processo speciale, che accelera il percorso del giudice». La modifica del governo va incontro soprattutto alle richieste del Partito democratico che ha chiesto di seguire il modello tedesco. Fornero ha anche detto che nel caso in cui il lavoratore vinca una causa per licenziamenti, sia di tipo economico che disciplinari, potrebbe avere diritto a un indennizzo compreso tra le 12 e le 24 mensilità a seconda dell’anzianità e altri parametri. Resta salvo il diritto al reintegro per licenziamenti discriminatori.
NASCE L’OSSERVATORIO - Il ministero del Welfare inoltre metterà in campo una «commissione», un «osservatorio» di concerto con il Tesoro «per monitorare gli effetti della riforma» del mercato del lavoro allo scopo «eventualmente di proporre qualche aggiustamento in corso». Lo ha annunciato il ministro Fornero sottolineando che «la realizzazione della riforma non avviene tutta d’un botto e, dunque, va monitorata».
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CORRIERE.IT secondo pezzo
MILANO - Il governo ha trovato un’intesa sulla riforma del mercato del lavoro, il cui Ddl è stato trasmesso al presidente Napolitano prima di passare al vaglio delle Camere. Il premier Mario Monti ha sottolineato che si tratta di una «riforma di rilievo storico per l’Italia». Lo ha detto il premier Mario Monti in una conferenza stampa a Palazzo Chigi con il ministro del Welfare, Elsa Fornero. «È una riforma che intende realizzare un mercato del lavoro inclusivo e dinamico - ha aggiunto il capo del governo -. È una riforma per la crescita e per il lavoro». Il capo del governo ha spiegato anche che la riforma delle pensioni viene considerata in tutto il mondo «un punto di avanguardia dell’economia e della società italiana» ipotizzando che anche quella del lavoro possa avere analogo riscontro. «La decisione del governo mette anche in campo un ammodernamento delle rete di sicurezza universale rendendo più efficiente, coerente ed equo l’assetto degli ammortizzatori sociali».
Monti: «Una riforma che rivoluzionerà il mercato del lavoro» «PIU’ LAVORO E PRODUTTIVITA’» - Il ministro Fornero, dal canto suo, ha parlato di una riforma che dà molti più vantaggi che svantaggi, soprattutto a livello macro, con quello che ha definito «un guadagno netto per la collettività». Ovvero, «un mercato del lavoro capace di dare più occupazione». Fornero ha parlato poi dell’esigenza di arrivare ad una maggiore produttività del sistema nel suo complesso. «Abbiamo cercato di tenere conto degli interessi di tutto il Paese - ha poi sottolineato il ministro -, e non singole categorie. E di fare una riforma che sia per il medio e lungo periodo. Non è una riforma per il 2012 o il 2013. E’ una riforma che guarda al futuro». E poi con una battuta ha indirettamente risposto alle parole pronunciate martedì dal segretario della Uil, Luigi Angeletti: «Saranno gli italiani a decidere se questo ministro debba essere licenziato per giusta causa».
I CONTRATTI - Fornero ha spiegato che l’obiettivo principale è che il contratto dominante diventi quello a tempo indeterminato, preceduto da un periodo di apprendistato. «Con una modifica equilibrata dell’art. 18 - ha sottolineato - non blindiamo più il lavoratore ad un singolo specifico posto di lavoro». L’idea è quella di combattere il «dualismo» tra ipergarantiti e iperflessibili. «Vogliamo ridurre l’area della precarietà contrastando la flessibilità cattiva» ha sintetizzato la responsabile del Welfare. Di qui anche la scelta di rendere più oneroso il contratto a tempo determinato, perchè «è un fattore produttivo e i fattori produttivi si pagano». Con conseguente recupero di risorse per il finanziamento dell’Aspi che coprirà gli ammortizzatori sociali.
GLI AMMORTIZZATORI - Il capitolo degli ammortizzatori è considerato fondamentale dal governo. L’Aspi, nelle intenzioni dell’esecutivo, è destinato ad essere universale, diversamente dagli attuali ammortizzatori - cassa integrazione, mobilità, etc - di cui usufruisce solo una parte dei lavoratori. «Circa 4 milioni su 12 milioni potenziali» ha sottolineato Fornero. «L’Aspi avrà la stessa entità degli attuali ammortizzatori - ha aggiunto - ma sarà per tutti e avrà una durata inferiore perché bisognerà lavorare sul reinserimento occupazionale e non sull’abbandono a se stessi dei lavoratori in cambio di un’indennità protratta magari per anni».
FLESSIBILITA’ IN USCITA - «L’articolo 18 è stata una grande conquista, ma il mondo nel frattempo è cambiato - ha osservato ancora il ministro del Lavoro -. L’attuale rigidità in uscita contribuisce ad un deficit di investimenti esteri e ad una fuga di aziende italiane verso l’estero, una tendenza purtroppo già in atto». Per evitare un nuovo dualismo nel mercato del lavoro italiano, ha detto l’esponente del governo, è dunque stato scelto di non limitare la riduzione delle tutele ai soli giovani o ad un determinato lasso di tempo. Tra le novità c’è il ritorno del reintegro: nel caso di licenziamenti giustificati dalle aziende con la motivazione economica, il lavoratore potrà rivolgersi al giudice qualora ritenga che la motivazione stessa sia infondata. Il testo parla di «insussistenza» delle motivazioni: in questo caso il giudice potrà optare sia per il reintegro sia per l’indennizzo da 12 a 24 mensilità (nella prima versione si parlava del solo indennizzo per un importo pari a 15-27 mensilità).
L’INVITO DELLA FIOM - In chiusura di conferenza stampa il ministro ha spiegato di avere ricevuto un invito dalla Fiom, il sindacato dei metalmeccanici della Cgil. «Credo che accetterò - ha annunciato -. Intendo spiegare a tutti lo spirito di questa riforma. So che c’è gente arrabbiata e pronta a contestare. Ma questa riforma è nell’interesse della collettività. Qualcuno, tra coloro che fino ad oggi si consideravano "blindati", potrà ritenersi più a rischio. Ma aumentano le prospettive per tutti quei lavoratori che fino ad oggi erano tenuti al di fuori della cittadella delle tutele».
BERSANI - Positivo il primo giudizio sulla riforma da parte del Pd. «Quell’ articolo non è scritto con la mia penna ma è un passo avanti importantissimo e risponde alle ansia che si stava diffondendo in milioni di lavoratori» spiega il segretario del Partito democratico Pier Luigi Bersani commentando il nuovo articolo 18 alla luce delle modifiche sui licenziamenti economici, auspicando «ora un percorso celere in Parlamento con perfezionamenti».
SINDACATI - Diverse le reazioni dei sindacati. «Purtroppo le parole del ministro Fornero ci convincono ancora di più a dire di no a questa riforma» ha detto Giovanni Centrella, segretario generale dell’Ugl. «Mi pare che la questione che ci preoccupava di più è stata definita in modo ragionevole» ha sottolineato invece il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. «La raccomandazione fatta da noi al Presidente del Consiglio e che lui raccolse di non far coincidere i licenziamenti economici con eventuali situazioni fraudolente delle aziende è stata chiarita - ha dichiarato il leader della Cisl -: ci sarà il reintegro nel caso le aziende tenteranno di portare avanti situazioni fraudolente. Ora è arrivato il momento di rasserenare il Paese come ci chiede il Presidente della Repubblica, ma soprattutto di risolvere i problemi dell’Italia che sono la mancanza di crescita e l’eccessivo peso fiscale. Per questo noi ci mobiliteremo nei prossimi giorni».
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MILANO - «Entro una settimana ci saranno date stime precise e sarà mia cura, certamente entro il termine stabilito dalla legge ma vorrei augurami molto prima, dare una soluzione al problema degli esodati che angoscia molti italiani». Il ministro del Welfare, Elsa Fornero, nel question time alla Camera parla della questione dei lavoratori che hanno accettato un’uscita anticipata dalle proprie aziende in attesa della pensione e che ora, con l’innalzamento dei requisiti per il vitalizio, si trovano senza il primo e senza uno stipendio.
CON LE VECCHIE REGOLE - «Stiamo cercando di stimare il numero in modo accurato - ha detto - e di individuare i criteri». Il numero delle persone che potranno andare in pensione con le vecchie regole - ha spiegato Fornero - andrà contenuto nelle somme che sono state accantonate. Secondo le stime inizialmente fornite dal governo, il numero degli esodati - per i quali sono state previste già risorse - avrebbe dovuto essere pari a 65.000.
INVERSIONE DI TENDENZA - Il ministro ha però difeso la ratio delle riforme in atto: «Scaricare lavoratori sul sistema pensionistico come se fosse un grande ammortizzatore sociale non è una buona pratica - ha detto -. L’idea che con la riforma delle pensioni si sia chiesto anche alle imprese di gestire diversamente i problemi di personale, credo che sia qualcosa che il Paese possa considerare positivamente».
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L’ATTACCO DI DI PIETRO
MILANO - Durissimo, più del solito. «Mentre il presidente Monti dice le bugie sulla crisi che sarebbe finita ci sono persone che si suicidano. Quelle persone che si suicidano il presidente Monti le ha sulla coscienza»: è questo l’attacco che il leader dell’Idv Antonio Di Pietro riserva al governo durante le dichiarazioni di voto nell’aula della Camera sul dl semplificazioni poi approvato da Montecitorio.
L’INVETTIVA - Apostrofando il governo come «ladro» e «latitante», Di Pietro, duramente contestato dai banchi del Pd, osserva: «I problemi del paese non si risolvono con l’articolo 18 ma con una nuova legge elettorale che cambi questa platea che indegnamente compone il nostro Parlamento». Infine, il leader di Idv si rivolge ancora al governo: «Siete arrivati per risolvere i problemi e fate pagare l’Imu agli ospizi esentandone le fondazioni bancarie. Siete al servizio delle lobby».
LE REAZIONI - Immediate le reazioni delle forze politiche alle parole di Di Pietro. «Le parole dell’onorevole Di Pietro sono inaccettabili e ancor più gravi perchè pronunciate in un’aula parlamentare. Un conto è criticare, come è legittimo fare, i provvedimenti del presidente Monti e del governo per il contrasto alla crisi, un’altra è attribuirgli direttamente una qualche responsabilità sui recenti dolorosi fatti di cronaca che hanno visto coinvolti imprenditori italiani. Passano i governi, ma il modo di fare opposizione di Di Pietro resta sempre scandito da strumentalizzazioni e propaganda irresponsabile» sottolinea in una nota il vice capogruppo dell’Udc alla Camera, Gian Luca Galletti.
«Inaccettabile e da condannare con totale fermezza». Questo il commento del deputato Francesco Boccia del Partito Democratico. «Ritengo grave e pericoloso - aggiunge Boccia - che un leader di partito usi un simile linguaggio in Parlamento. In questo caso non c’entra niente la libertà di criticare, anche duramente, la politica del governo, ma si tratta solo di un esempio di irresponsabilità».
«Da Di Pietro sono giunte oggi parole insensate e violente contro il presidente del Consiglio, Mario Monti. Scegliere, come ha fatto l’ex magistrato ed ex ministro della Repubblica, la logica del "tanto peggio, tanto meglio", strumentalizzando le difficoltà di tanti italiani, è da irresponsabile» ha sottolineato successivamente il capogruppo di Fli alla Camera, Benedetto Della Vedova.
Critico con Di Pietro anche Maurizio Lupi del Pdl: «Le parole irresponsabili pronunciate da Antonio di Pietro offendono la memoria di tutti coloro che la crisi ha spinto verso il gesto disperato del suicidio. Invece di colpevolizzare il presidente monti il leader Dell idv farebbe bene ad abbassare i toni per evitare che una situazione già tesa peggiori. Non strumentalizziamo i morti lavoriamo tutti insieme per evitare che certi gesti si ripetano».