Dagospia 4/4/2012, 4 aprile 2012
Negli ambienti milanesi ancora scioccati dallo scandalo dei "barbari" della Lega, si cerca di capire come è andata la riunione di stamane tra i componenti del Patto di sindacato di Rcs, la corazzata editoriale del "Corriere della Sera"
Negli ambienti milanesi ancora scioccati dallo scandalo dei "barbari" della Lega, si cerca di capire come è andata la riunione di stamane tra i componenti del Patto di sindacato di Rcs, la corazzata editoriale del "Corriere della Sera". La curiosità è grande dopo le notizie dello scazzo furibondo che si è manifestato nella riunione di lunedì, un vero e proprio Vietnam dove sono saltate tutte le vecchie alleanze. Oltre alle polemiche suscitate dagli interventi irritanti di Dieguito Della Valle, lo scontro con Renato Pagliaro, presidente di Mediobanca, ha rivelato fratture così profonde da far pensare all’impossibilità di chiudere entro venerdì la lista dei consiglieri che dovranno essere confermati dalla prossima assemblea. Per evitare curiosità morbose l’incontro di oggi non si è svolto nella sede del "Corriere della Sera" in via Solferino, ma a Crescenzago ed è iniziato alle 8 per consentire a John Elkann di correre per le 11 a Torino dove era convocato il consiglio di amministrazione della Fiat. PIERGAETANO MARCHETTIPIERGAETANO MARCHETTI A quanto si è appreso il giovane Elkann ha lasciato la riunione con l’aria del cane bastonato perché sembra ormai fallito il tentativo di creare le condizioni per una governance che consenta di piazzare il direttore della "Stampa" Mario Calabresi sulla poltrona di Flebuccio De Bortoli. Se questa operazione fosse andata in porto Yaki avrebbe potuto saldare i conti con il "Corriere della Sera" e con il suo direttore che nei mesi scorsi non hanno risparmiato articoli al vertiolo sulla Fiat a firma del giornalista-guru Massimo Mucchetti. Parecchia corda all’ipotesi di far saltare Flebuccio dalla sua poltrona è stata data da Paolino Mieli che insieme allo Scarparo marchigiano e a Luchino di Montezemolo ha vagheggiato il ritorno alla guida del primo quotidiano italiano. Anche lui uscirà sconfitto dalle decisioni dei "pattisti", primo fra tutti Abramo-Bazoli che ha minacciato addirittura di uscire dal patto di sindacato se Dieguito avesse riproposto la candidatura di Mieli e la fantomatica ipotesi di Luchino di Montezemolo alla presidenza del Gruppo. Le ultime notizie parlano di un clima rasserenato dove le ambizioni di Della Valle sono state soffocate anche se si è intravista sullo sfondo una sorta di intesa con Tronchetti Provera. Giuseppe Guzzetti Presidente AcriGiuseppe Guzzetti Presidente Acri In pratica la soluzione finale sembra orientata a un ribaltone totale del vertice. Lascerà la sua poltrona il 73enne notaio dalla cravatta rossa Piergaetano Marchetti, che nell’aprile 2005 fu scelto per la presidenza del Gruppo, e con tutta probabilità salterà anche l’amministratore delegato Antonello Perricone, il siciliano dal volto perennemente abbronzato sul quale vengono fatti ricadere i risultati disastrosi dell’ultimo esercizio. A prendere il timone del Gruppo saranno con tutta probabilità il professore bocconiano Angelo Provasoli e Giorgio Valerio, il manager che è già stato direttore generale di Rcs Quotidiani. Se la partita finirà così si potrà dire senza timore di sbagliare che la danza scomposta di questi ultimi giorni è stata interrotta dal quartetto di cui fanno parte come protagonisti l’ascetico banchiere Bazoli, l’anziano ma immarcescibile presidente di Cariplo, Giuseppe Guzzetti, il patron delle cliniche Rotelli (che di Guzzetti è stato assistente alla sanità alla Regione Lombardia), e Flebuccio De Bortoli. Su quest’ultimo bisogna fermarsi un attimo perché dietro il capello curato e le parole misurate si intravede un ruolo fondamentale. Per capirne di più occorre ricordare la cena che si è svolta la sera del 23 marzo nella casa milanese di Mario Monti. Intorno al desco terribilmente sobrio si sono ritrovati in quell’occasione il presidente del Senato Renato Schifani, la ministra delle lacrime Elsa Fornero e lo stesso Flebuccio. de bortolide bortoli Inutilmente si è cercato di trovare la ragione per cui accanto a tre personaggi primari delle istituzioni, quella sera fosse presente anche il direttore del "Corriere", e vano è stato il tentativo del reverendo Fabio Fazio di chiedere a Flebuccio una spiegazione durante l’ultima puntata di "Che tempo che fa". A Dagospia, che nella sua infinita miseria continua a considerare il "Corriere della Sera" uno degli ultimi poteri forti di questo paese, risulta che poco dopo le 23 la Fornero e Schifani se ne sono andati lasciando a Monti e De Bortoli il compito di consumare un goccio di brandy. Ed è qui, nell’intimità e nel silenzio dell’abitazione milanese di SuperMario che è nata la candidatura per la presidenza di Rcs di Angelo Provasoli, l’accademico classe 1942 che dal 2004 al 2008 è stato rettore della Bocconi, la madre di tutti i sapientoni. Se questa ipotesi che corre a Milano è veritiera, allora si può dire che da tutto il bailamme e l’agitazione di questi giorni l’unico che porta a casa un vero risultato è l’algido premier di Palazzo Chigi che per 25 anni ha collaborato con i suoi scritti al giornale di De Bortoli. Oggi SuperMario può contare su un presidente della casa editrice e su un direttore del primo quotidiano italiano stretti da un patto che va oltre il vecchio sodalizio di sentimenti e di stima. Un patto politico che servirà a SuperMario per costruire il suo futuro.