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 2012  aprile 03 Martedì calendario

L’AUTO CONTINUA LA DISCESA - A

picco, ma un po’ meno del temuto. Il mercato italiano dell’auto chiude marzo con 138.137 immatricolazioni, il 26,72% in meno rispetto al terzo mese del 2011. E dall’inizio dell’anno le consegne sono 406.907, con un calo del 20,95% nei confronti del primo trimestre 2011. Nei giorni scorsi si era ipotizzato che marzo potesse chiudersi con una flessione intorno al 40%, ma indubbiamente – come ricorda Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto – negli ultimi giorni le case sono intervenute con l’iniezione di km zero.
Gli effetti della crisi, l’aumento continuo del prezzo dei carburanti, l’impoverimento generale non potevano non pesare sui dati delle immatricolazioni. E Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor Gl Events, sottolinea come la disoccupazione in aumento e tasse di ogni tipo rendono estremamente difficile trasformare l’aumento della propensione all’acquisto – riscontrato da un’indagine di Findomestic – in ordini reali. Se mancano i soldi, l’auto non si acquista. D’altronde Jacques Bousquet, presidente dell’Unrae, ricorda che nei prossimi mesi arriveranno le stangate dell’Imu e l’aumento dell’Iva, dopo l’impatto dell’addizionale Irpef: «Ostacoli insuperabili per i consumatori».
Così nel primo trimestre le immatricolazioni di auto per le famiglie sono diminuite del 25,6% e la quota è scesa al 64,6%, perdendo 4 punti. Il mix di vendita per canali si è spostato verso le vendite ad uso noleggio, per le esigenze di rinnovo stagionale del parco (17,8% di quota nel primo trimestre), e verso le società (17,6%). Quanto agli ordini di nuove vetture, a marzo sono stati circa 154mila, il 17% in meno rispetto al 2011. Ed è calato dell’8,2% anche il mercato dell’usato.
Ma se la crisi ed il blocco delle bisarche nelle ultime sei settimane colpiscono tutte le case automobilistiche, gli effetti più negativi ricadono sul gruppo Fiat. Sia per il mix produttivo (le auto di lusso si rivolgono ad un pubblico che patisce meno la crisi) sia perché il blocco ha portato alla chiusura temporanea degli stabilimenti italiani. Il Lingotto stima in oltre 8mila le immatricolazioni perse a marzo, ma che dovrebbero essere parzialmente recuperate nei prossimi mesi. Marzo si è comunque chiuso con 35.990 consegne da parte del gruppo torinese, in calo del 35,64%. La quota di mercato è scesa dal 29,66 al 26,05%. Alfa Romeo (-45,59%) e Fiat (-36,08%) i marchi più penalizzati mentre Lancia-Chrysler perde il 29,53%e Jeep cresce del 33,67% .
Per quanto riguarda i gruppi stranieri, al primo posto si conferma Volkswagen che perde il 20,94% (con l’Audi che contiene la flessione all’11,49%) ma vede la quota salire dal 13,74 al 14,83%. Psa cala del 25,56%, frenata equamente suddivisa tra Peugeot e Citroën, e Ford del 38,61%. Male anche Gm (-22,99%) mentre il gruppo Renault perde solo l’8,84% grazie all’exploit di Dacia che cresce del 24,32%. Non tutti i gruppi sono in flessione. Hyundai cresce del 16,25%, con progressi sia del marchio principale sia di Kia. Si tratta di casi isolati che riguardano anche Jaguar Land Rover, Subaru e Porsche. Per tutti gli altri marzo è caratterizzato da forti flessioni destinate a non esaurirsi nel breve periodo e che, secondo l’Unrae, faranno perdere allo Stato circa 2,3 miliardi di euro di minor gettito Iva.
Si valuterà poi quanto ha davvero influito il blocco delle bisarche su un mercato in crisi. Per Quagliano la fermata è confrontabile con quella del 2005, quando il mercato calò del 27%, in linea con il mese scorso. Ma nel 2005 il blocco si verificò in un mercato sostanzialmente stabile, ora in uno depresso. Questo, per Quagliano, potrebbe voler dire che a marzo la domanda non sarebbe stata negativa come nei mesi precedenti. Anche se gli ordini del mese non sembrano confortare l’ottimismo.