Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  aprile 03 Martedì calendario

A cena da Cameron amministratori delegati e finanzieri – Fanno la voce grossa sull’Art. 18. Urlano slogan: Libertà di licenziamento! Azzeramento delle conquiste dei lavoratori! Macelleria sociale! Fornero al cimitero! Ma quando i prezzi salgono gli stipendi calano loro che dicono? Niente

A cena da Cameron amministratori delegati e finanzieri – Fanno la voce grossa sull’Art. 18. Urlano slogan: Libertà di licenziamento! Azzeramento delle conquiste dei lavoratori! Macelleria sociale! Fornero al cimitero! Ma quando i prezzi salgono gli stipendi calano loro che dicono? Niente. Zitti i sindacati, la sinistra plurale (riformista, neocomunista, pacifica e pacifista, forsennata) non fa una piega. Idem la Lega e l’Italia dei valori. Si sente giusto qualche osservazione ermetica di Nichi Vendola. * * * Come si può prendere sul serio una sinistra (e un sindacato de sinistra) che perde il lume per la riforma dell’Art. 18 (roba che al tavolo verde della lotta di classe conta meno d’una scala buca a poker) e lascia passare sotto silenzio la riforma pensionistica (quella sì una scala reale)? * * * «_ le idee dei filosofi e degli economisti, così quelle giuste come quelle sbagliate, sono più potenti di quanto comunumente si ritenga. In realtà il mondo è governato da poche cose all’infuori di quelle. Gli uomini della pratica, i quali si credono affatto liberi da ogni influenza intellettuale, sono spesso gli schiavi di qualche economista defunto. Pazzi al potere, i quali odono voci nell’aria, distillano le loro frenesie da qualche scribacchino accademico di pochi anni addietro» (John Maynard Keynes, Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, Utet 1971). * * * A cena col primo ministro inglese David Cameron, tutte occasioni (c’è da credere) in cui si pagava alla romana, sedevano amministratori delegati e finanzieri multimiliardari. A cena con la Buonanima, durante il suo lungo e burrascoso regno, sedevano Emilio Fede, Ruby Rubacuori e Lele Mora, qualche volta anche Carlo Rossella e Patrizia D’Addario. * * * E adesso? Indovinate un po’ chi viene a cena da Nonno Mario. Giusto. Proprio così: amministratori delegati, euroburocrati, presidenti americani e francesi con rispettive signore, cancellieri tedeschi, superbanchieri, tycoon coreani e cinesi, finanzieri multimiliardari. Siamo rientrati in Occidente, di nuovo nelle grazie dei mercati, tanto che le istituzioni europee (che ci avevano tolto il saluto) tornano a sorridere quando c’incontrano al ristorante. * * * «In campo economico il sansimonismo diventò un’utopia del capitale finanziario. L’intero meccanismo industriale era concepito come una vasta impresa posseduta da un’unica banca che lo dirigeva, dominava il tutto ed era in grado di valutare accuratamente le varie necessità di credito di ciascuna branca dell’industria. (_) In questo mondo sognato dai banchieri le domande d’una supervisione centralizzata e d’istituzioni locali speciali trovavano un delicato equilibrio — in breve, la pratica, anche se non la teoria, comtemporanea di tutte le economie altamente organizzate, sia “capitalistiche” che “comuniste”» (Frank E. Manuel, I profeti di Parigi, Il Mulino 1979). * * * Fateci caso, però: in tutte queste cene niente politici. Né alla tavola di Cameron (che è un politico, ma di buona famiglia) né intorno alla Buonanima, che pure è notoriamente un uomo di bocca buona, e neppure al desco del Caro Leader s’aggirano o si sono mai aggirati dei politici. Inevitabile averci a che fare, ma a tutto c’è un limite, dunque con i politici non s’incrociano le forchette, tanto meno si brinda ai buoni affari e si evitano le frequentazioni dopo l’orario di lavoro, Un gradino sotto i tecnici, un gradino persino sotto la Buonanima, forse addirittura un gradino sotto Lele Mora e le «olgettine» con accento brasileiro, i politici sono una minoranza sempre più discriminata. Presto li vedremo agitare drappi arcobaleno contro l’apartheid. * * * «Quasi come il gesto del nostro tempo, io vedo l’uomo col libro in mano — così come il gesto d’un altro tempo era l’uomo inginocchiato con le mani giunte. Naturalmente, così dicendo, non penso a chi da determinati libri vuole apprendere qualcosa di determinato, ma mi riferisco a coloro che che, a seconda del diverso livello della loro cultura, leggono libri diversissimi, fermandosi di rado a lungo su un libro, spinti da un continuo desiderio, mai pienamente appagato» (Hugo von Hofmannsthal, Il poeta e il nostro tempo, in H. von Hofmannsthal, Viaggi e saggi, Vallecchi 1958). * * * Così come i ricchi (e s’è visto anche da noi, nel nostro piccolo) vogliono sempre più potere politico, incarichi di governo, richieste d’autografi, il presentatàrm dei corrazzieri e peana giornalistici, anche i politici vogliono sempre più ricchezza, attici con vista sul Colosseo, barche, maccheroni al caviale (e anche questo s’è visto anche da noi, e mica tanto in piccolo).