Claudio Del Frate, Corriere della Sera 03/04/2012, 3 aprile 2012
IL PICCOLO COMUNE SVIZZERO CHE HA DETTO NO A UNA MONTAGNA D’ORO —
Un bel giorno è arrivato lo zio d’America e ha detto: «Amici miei, voi siete seduti su una montagna d’oro. Se me la lasciate sfruttare, c’è ricchezza per tutti. Vi va?». Gli abitanti di Medel, villaggio aggrappato alle pendici del Lucomagno, cantone svizzero dei Grigioni, si sono guardati, si sono contati e alla fine hanno risposto: no, grazie. Questo angolo di Svizzera non diventerà il Klondike d’Europa, le carovane dei cercatori non risaliranno le valli alpine alla ricerca della pepita in grado di cambiare loro la vita e a Medel il tempo continuerà a scorrere tra pascoli e comitive di turisti.
Domenica scorsa i circa 300 abitanti del paesino hanno votato in uno dei tanti referendum che accompagnano la vita della Confederazione Elvetica. E hanno detto no al rinnovo della concessione a favore della Murray Brooks Minerals, colosso canadese dell’estrazione che aveva messo gli occhi sulle vene aurifere nascoste sotto le rocce del Lucomagno. I no sono stati 180, i sì 90, inascoltato è caduto l’appello del sindaco Peter Binz, il quale aveva cercato di smentire le visioni apocalittiche degli ambientalisti, assicurando che comunque la miniera sarebbe scesa molto in profondità e il paesaggio armonico del Grigioni non ne sarebbe stato sconvolto.
E pensare che l’offerta messa sul piatto da Jean Jacques Treyvaud, boss della Murray Brooks, sembrava di quelle che non si possono rifiutare: investimento iniziale solo per le prospezioni geologiche di oltre 2 milioni di euro, ritorno per le casse comunali di Medel di una percentuale che oscilla tra il 2 e il 5% sul valore dell’oro estratto (così stabilisce una legge cantonale del 2008). «Ma lo sfruttamento non potrà avvenire prima di due o tre anni» aveva precisato il manager arrivato dal Canada.
Che le montagne di Medel e dintorni nascondessero il più prezioso dei metalli si sa da anni. Comitive di turisti ogni estate arrivano qui e con l’aiuto di guide specializzate vanno a setacciare le sabbie del Reno (che nasce da queste parti) in cerca di qualche pagliuzza. Ma è roba da Jack London della domenica. Sondaggi approfonditi avevano invece rivelato che le rocce del Lucomagno racchiudono anche oltre 10 grammi di oro per tonnellata, quando una vena perché sia ritenuta sfruttabile deve contenerne almeno 5. Una società svizzera, la Minalp, possedeva da anni la licenza per scavare a Medel, ma non aveva mai giocato il jolly.
La crisi finanziaria e la riscoperta dell’oro come bene rifugio hanno cambiato il corso degli eventi. Nei Grigioni sono arrivati la scorsa estate canadesi, hanno rilevato dalla Minalp la licenza (in scadenza a giugno) e ne hanno chiesto il rinnovo, decisi a bucare quanto prima la montagna. È stato però necessario passare dal vaglio del referendum con gli esiti che sappiamo. Ma cosa ha convinto gli abitanti di Medel a restituire al mittente il biglietto della lotteria? August «Gusti» Brandle è il decano delle guide che accompagnano i cercatori d’oro dilettanti: «Io in Canada ci sono stato, ho visto le miniere — racconta — e posso dire che servono un sacco di soldi per tirar fuori l’oro dalla montagna. Meglio che resti un divertimento per tutti, qui in Grigioni, meglio non sconvolgere la valle».
Ed è stato così che il piccolo villaggio ha messo alla porta i Paperoni arrivati da oltre Oceano. In fondo di oro la Svizzera ne ha già abbastanza nei forzieri delle sue banche.
Claudio Del Frate