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 2012  aprile 03 Martedì calendario

I PM CHIEDONO 12 ANNI PER LE MAESTRE DI RIGNANO —

Rischiano 12 anni di carcere per violenza sessuale di gruppo, maltrattamenti, corruzione di minore, sequestro di persona, atti osceni, sottrazione di persona incapace, turpiloquio, atti contrari alla pubblica decenza. A quasi cinque anni dagli arresti cancellati con clamore dalla Cassazione, sono queste le condanne chieste dalla procura di Tivoli per le maestre Marisa Pucci, Silvana Magalotti e Patrizia Del Meglio, l’autore televisivo Gianfranco Scancarello e la bidella Cristina Lunerti. Per il pm Marco Mansi sono loro i cinque orchi che hanno abusato di 21 bambini dell’asilo Olga Rovere.
La storia, dolorosa e controversa, dibattuta in tv e nelle strade, così drammatica che ancora oggi Rignano Flaminio è un paese spaccato a metà tra innocentisti e colpevolisti, è stata ricostruita ieri dal pm in più di quattro ore di requisitoria. I piccoli, ha sottolineato Mansi, «sono stati sottoposti «ad atti di sevizie e crudeltà», sono stati costretti ad assistere a rapporti sessuali, sono stati condotti, in orario scolastico, in luoghi scelti apposta dagli imputati per sottoporli alle violenze, come il «castello cattivissimo» di cui una bimba ha riferito durante l’incidente probatorio.
Il magistrato è andato anche oltre, chiedendo al tribunale di trasmettere alla Procura gli atti del processo affinché siano svolte verifiche su altre due maestre (Carla Magalotti e Luciana Salvi), un testimone (Aleandro Pitotti, vicino di casa di Scancarello) e il benzinaio cingalese Kelum De Silva Weramuni, «l’uomo nero» secondo il racconto dei bimbi, la cui posizione però è già stata archiviata al termine delle indagini.
In aula, ad ascoltare il racconto delle vicissitudini dell’inchiesta, c’erano alcuni genitori, il gruppo che non ha perso nemmeno un’udienza. E, fra gli imputati, soltanto la Pucci e l’autore tv. È stata però una seduta tranquilla, nulla a che vedere con una delle prime, quando Scancarello e la moglie, la Del Meglio, furono minacciati e aggrediti.
«Il processo — hanno commentato gli avvocati di parte civile Luca Milani e Antonio Cardamone — ha dimostrato inequivocabilmente che gli abusi sono avvenuti. La richiesta della procura non potrà certo cancellare i problemi dei bambini, speriamo però che serva a impedire che i loro genitori vengano ancora definiti visionari e suggestionati, come ha fatto più volte Carlo Giovanardi: l’ex ministro, avendo la delega alla famiglia, avrebbe dovuto essere più accorto».
In attesa della sentenza, prevista per la seconda metà di maggio, la difesa affila le armi. Per gli avvocati Giosuè Bruno Naso e Ippolita Naso «manca l’accertamento oggettivo degli asseriti abusi e manca soprattutto ogni sforzo per ricondurli alle singole responsabilità degli imputati». E per il loro collega Roberto Borgogno «i dati dell’accusa non appaiono convergenti».
Lavinia Di Gianvito