Massimo Gaggi, Corriere della Sera 03/04/2012, 3 aprile 2012
SPARATORIA IN UN COLLEGIO CRISTIANO. LA POLIZIA FERMA UN EX STUDENTE —
Ennesimo massacro nelle scuole americane. Un altro individuo che entra in aula e si trasforma all’improvviso in un killer che spara all’impazzata. Stavolta i morti sono 7 e ci sono anche 3 feriti. La follia di questo uomo — un ex studente quarantenne — è esplosa a metà mattinata, quando in Italia era già tarda sera. E’ successo a Oakland, nella baia di San Francisco, in un collegio cristiano che sorge tra l’aeroporto e l’autostrada costiera: un istituto frequentato soprattutto da studenti di origine coreana.
E’ presto per sapere le cause di questo gesto di folle violenza. L’uomo si chiama One Goh ed è stato catturato dalla polizia in un supermercato di Alameda, a poca distanza: nel negozio si sarebbe vantato di aver ucciso gli studenti della Oikos University. Il college è un piccolo istituto creato per diffondere la cultura cristiana a livello universitario formando studiosi di teologia, esperti di musica sacra e infermieri per gli ospedali di istituti religiosi.
Lo sparatore, un uomo imponente di origine asiatica che indossava pantaloni mimetici, dovrebbe essere un ex studente (o un ex dipendente) della piccola università. O addirittura un compagno di classe: uno di loro ha raccontato che l’individuo si è alzato, ha tirato fuori la pistola e ha sparato a bruciapelo contro una delle vittime mirando al volto. Poi ha cominciato a sparare all’impazzata. Un altro studente ha detto a una tv locale che questa persona era sempre apparsa ai compagni uno squilibrato, ma nessuno immaginava che avrebbe potuto uccidere. La polizia per ora si è rifiutata di confermare queste informazioni e non ha fornito il nome della persona catturata. La portavoce Johanna Watson ha confermato il fermo «di un quarantenne asiatico». Il pastore Jong Kim, che fondò l’istituto 10 anni fa, ha raccontato di aver sentito una trentina di spari. Per Kim lo sparatore è un ex studente di infermieristica «ma non so dire se ha smesso di frequentare o è stato espulso».
Una donna corsa fuori dall’edificio perdendo sangue da un braccio avrebbe detto che il responsabile dell’attacco si trovava tra i presenti alla sua lezione di infermieristica. L’età del presunto colpevole allontana il paragone con il massacro al Virginia Tech, il college dove 5 anni fa Cho Seung-Hui, studente sudcoreano di 23 anni, uccise ben 32 persone e ne ferì altre 25 prima di togliersi la vita.
Da allora negli Stati Uniti ci sono state altre 34 esplosioni di violenza in scuole e università che hanno provocato vittime. L’ultima, una sparatoria il 24 marzo scorso alla Mississippi State University. Il 27 febbraio a Chardon, in Ohio, il diciassettenne Thomas Lane ha sparato nella caffetteria della scuola superiore uccidendo tre persone. Il problema di base, fin dal massacro, 13 anni fa, della Columbine High School in Colorado, è sempre lo stesso: l’incredibile facilità con la quale negli Stati Uniti anche un ragazzino può procurarsi un’arma da fuoco. Più il combustibile di un’enorme rabbia repressa e il detonatore dell’uso di Internet e delle reti sociali per lasciare testimonianza visiva della propria ferocia.
Stavolta non è chiaro se la violenza e la follia abbiano anche un versante digitale. Lo sparatore non si è ucciso, ma è fuggito e si è lasciato catturare. E la polizia, che secondo alcuni avrebbe individuato un secondo veicolo sospetto nel parcheggio di Alameda, potrebbe anche pensare all’esistenza di un complice.
Massimo Gaggi