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 2012  aprile 03 Martedì calendario

Una raffica di improperi, di commenti al vetriolo, di prese di distanza sdegnate. Come se all’improvviso Guido Crosetto, autorevole esponente del Pdl, deputato piemontese, fosse diventato un appestato per i suoi stessi colleghi di partito

Una raffica di improperi, di commenti al vetriolo, di prese di distanza sdegnate. Come se all’improvviso Guido Crosetto, autorevole esponente del Pdl, deputato piemontese, fosse diventato un appestato per i suoi stessi colleghi di partito. Che si sono espressi contro mentre nessuno è sceso in campo per difendere Crosetto dalle aggressioni. Un fuoco incrociato per aver detto, domenica pomeriggio, in una trasmissione di Rai Uno, a proposito della Salerno-Reggio Calabria, che lui non avrebbe accettato inviti a partecipare a convegni in Calabria: «Non vado e sa perché? Perché non so con chi mi posso trovare a competere. L’Italia va a cinque, sei o sette velocità e quella è la parte più brutta dell’Italia». Insomma, in terra di ‘ndrangheta, naturalmente una minoranza che riesce a condizionare la vita della regione, Crosetto denuncia il rischio di inquinamento politico e non solo. E nello stesso tempo ricorda i record negativi di quella regione. Ecco allora che il governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, prende le distanze da Crosetto: «Lo invito a venire in Calabria a rendersi conto della nefandezza che ha detto in tv, e per chiedere scusa alla mia terra». Proprio lui, Scopelliti, che esalta la Reggio Calabria dei Moti degli anni Settanta, che non solo fu una rivolta di popolo ma anche un tentativo di destabilizzare il Paese della destra eversiva alleata con la ‘ndrangheta, che il 22 luglio del 1970 fecero esplodere una bomba sui binari della stazione di Gioia Tauro (6 morti e 70 feriti). Sono nefandezze, dice Scopelliti, le affermazioni di Crosetto. Franco Corbelli, leader del Movimento dei diritti civili, rincara: «Sono profondamente indignato, Crosetto dovrebbe vergognarsi per quello che ha detto e chiedere scusa a tutti i calabresi». Antonio Marziale, Osservatorio sui diritti dei minori, ricorda al deputato del Pdl che «la ‘ndrangheta ha messo radici in Piemonte e affermare che la Calabria è la parte più brutta d’Italia significa non conoscere questa terra». Aurelio Misiti che da Idv è transitato al «Grande Sud», è rimasto «colpito»: «Mi ha colpito che abbia detto di non accettare inviti per il pericolo di doversi vergognare di quelli che definisce co mp et it or i». Giuseppe Valentino, anche lui Pdl, si dice sorpreso «per le considerazioni ineleganti e populiste»: «Chieda scusa ai calabresi». Su Twitter, poi, diverse prese di distanza. Taniuzzacalabra: «Onorevole Guido Crosetto non ti vogliamo noi in Calabria..». E i siti d’informazione locale: «Calabria in rivolta contro Crosetto». Il segretario Pdci di Reggio, Ivan Tripodi, ha scorto nelle affermazioni del deputato piemontese una «chiara concezione antimeridionale dal sapore razzista». A fine giornata, Guido Crosetto, un po’ depresso, si lascia andare: «Mi dispiace che molti si siano offesi per le mie dichiarazioni che offensive non volevano essere. È un’offesa dire che il 95% della popolazione è fatta da persone oneste e che una minoranza influenza negativamente le possibilità della regione?». Chissà perché le polemiche contro Crosetto sono partite a scoppio ritardato, un giorno dopo le sue dichiarazioni in televisione?