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 2012  aprile 02 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA. NUOVO CROLLO DEL MERCATO DELL’AUTO


Non c’è tregua per la crisi dell’auto in Italia: a marzo le consegne hanno appena fatto registrare un nuovo crollo: meno 26,7% rispetto allo stesso mese di un anno fa con 138.137 nuove immatricolazioni contro le 188.495 dello stesso periodo del 2011.
Marchionne lo aveva ampiamente annunciato, certo, ma dopo il pesante calo di febbraio - quando il mercato aveva chiuso in calo del 18,94% - un meno 27 per cento di marzo è davvero un duro colpo. Anzi durissimo perché questo trimestre appena concluso è il periodo più importante dell’anno in termini di vendite (da solo "pesa" il 30% sul totale dell’anno), e con vendite a questo livello è facile ipotizzare consegne a 1.370.000 vetture a fine 2012. O forse addirittura peggiori.
E la Fiat? Nello stesso periodo le immatricolazioni di Fiat Group Automobiles (Jeep inclusa) in Italia sono scese del 35,6% a 35.942 unità, contro le 55.807 di un anno fa. A febbraio le vendite del gruppo torinese avevano subito una flessione del 20,13%. Questo significa che a marzo la quota di mercato di Fiat Group Automobiles (Jeep inclusa) in Italia si è attestata al 26,03%, in calo rispetto al 29,61% di un anno fa (a febbraio la quota del gruppo torinese era al 28,31%).
"Nel peggior marzo degli ultimi 32 anni - spiegano a Torino - abbiamo avuto risultati condizionati dal lungo fermo nazionale dei bisarchisti,
che ha ritardato molte consegne di vetture. Ancora una volta sono Fiat le vetture più vendute nel mese: Panda e Punto, mentre tra le top ten si conferma anche la Lancia Ypsilon. Alfa Romeo Giulietta è stabilmente tra le vetture più vendute del segmento C con il 14 per cento di quota. Jeep continua a crescere: in marzo aumenta i volumi del 33,7 per cento e la quota di 0,2 punti percentuali".
Dura la reazione dei dealer: "Nel contempo - spiega l’associazione concessionari Italiana Federauto - dall’Asia il Premier Monti informa che la crisi dell’Eurozona è superata. Ne prendiamo atto e attendiamo il lieto evento anche qui in Italia. Nel frattempo stiamo vivendo in Italia il momento più tragico da quando è stata inventata l’automobile e nessuno muove un dito. Noi siamo vicini a Monti e al suo Governo tecnico ma chiediamo dopo il giro di vite sulle tasse, che per il nostro settore vuol dire essere passati dagli incentivi ai disincentivi, di cominciare a parlare di misure di sostegno della domanda, di sviluppo".
L’analisi di Federauto è interessante e Pavan Bernacchi, presidente dell’associazione, va oltre: "Siamo al Day After, e non comprendiamo più l’immobilismo del Governo. Pochi giorni fa, lo stesso Ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, nell’audizione alla Camera dei Deputati ha parlato senza reticenze della recessione in atto, legittimando in qualche modo le preoccupazioni espresse in precedenza dalla stessa Camera dei Deputati proprio con riferimento alla crisi del settore auto che, voglio ricordarlo sempre, in Italia fattura l’11,6% del PIL, contribuisce con il 16,6% al gettito fiscale nazionale e dà lavoro a 1.200.000 persone".
Certo, come dicevamo il crollo di marzo era stato ampiamente annunciato. Il presidente dell’Unrae (l’Associazione delle Case automobilistiche estere in Italia) Jacques Bousquet parla di "mix letale" riferendosi all’effetto "della crisi congiunturale, l’aumento continuo del prezzo dei carburanti, la
forte crescita delle assicurazioni RC Auto, l’assenza di credito alle imprese, unito alle mancate consegne per lo sciopero delle bisarche è stato un mix letale che ha inciso pesantemente sul mercato dell’auto. Così - conclude - sarà molto difficile riuscire a recuperare nei prossimi mesi senza interventi strutturali di sostegno all’auto".
Non va poi dimenticata la forte turbativa introdotta dallo sciopero delle bisarche. Ma quanto ha pesato davvero questo maxi sciopero? "Qualche elemento utile per valutare l’effetto bisarche - spiegano al Centro Studi Promotor GL events - può venire dai dati sull’ultimo grande sciopero di questi mezzi per il trasporto di autoveicoli, che si ebbe nel 2005 e che durò dal 26 aprile al 24 maggio. Allora il calo in maggio in una situazione di mercato sostanzialmente stabile, fu del 27%. Una percentuale, cioè, più o meno uguale al calo del marzo scorso, che si è invece prodotto in una situazione di mercato fortemente negativa, dato che in gennaio e in febbraio si è registrato un calo del 17,8%. Certo è arbitrario ritenere che lo sciopero delle bisarche 2005 e quello di febbraio e marzo scorsi, anche se di durata sostanzialmente analoga, abbiano avuto lo stesso impatto sulle immatricolazioni. Tuttavia non si può non sottolineare che il calo del 26,7% registrato in marzo non è coerente con un forte impatto negativo dello sciopero delle bisarche e contemporaneamente con una domanda in calo del 17,8% come nel primo bimestre. Delle due l’una: o le sciopero delle bisarche, al di là degli alti lai degli addetti ai lavori, non ha avuto un grande impatto sulle vendite o la domanda in marzo non è stata così depressa come nei primi due mesi dell’anno".
Una cosa è certa però: è difficile essere ottimisti quando per trovare così poche vendite a marzo bisogna tornare fin al 1980 (allora furono 122.400)... Gli anni della Uno, di Ghidella, di Cossiga presidente del consiglio. Un altro mondo.

REPUBBLICA.IT - "MARCHIONNE LO AVEVA ANNUNCIATO" (30 MARZO 2012)
Per il mercato italiano dell’auto "marzo è un mese orribile". Questa l’anticipazione dell’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, sottolineando che il calo dei volumi "potrebbe oscillare tra il 38 e il 40%. Un calo dovuto non solo al problema dello sciopero delle bisarche ma proprio all’andamento del mercato".
Certo, non è una novità che le vendite vanno a picco (Unrae, associazione costruttori esteri, e poi la stessa Federauto, associazione concessionari. lo avevano annunciato più volte), ma nessuno era arrivato a previsioni così nere. E poi, le stesse parole, "in bocca" a Marchionne hanno ovviamente un altro peso. Senza dimenticare che solo il mese scorso, al Salone di Ginevra, lo stesso Marchionne, aveva dichiarato che "dal 2013 ci sarà una ripresa del mercato dell’auto: da questi livelli qua la ripresa ci sarà di sicuro”. Insomma, le cose cambiano velocemente.
L’Ad Fiat comunque è andato oltre ricordando che dal 2007 ad oggi il mercato dell’auto in Italia ha perso circa il 40% dei volumi e che quindi alla fine dell’anno le vendite potrebbero arrivare a stento a 1,5 milioni di pezzi. Questo per spiegare, in sostanza, che questa crisi è di fatto insostenibile per un settore "abituato", e quindi strutturato, per livelli di vendita ben diversi da quelli di oggi.
Il mondo dell’auto insomma deve fare i conti con una crisi ormai storica, appesantita dagli ultimi rincari che hanno riguardato benzina, bolli, assicurazioni,
autostrade, tutto insomma. "A questo punto - aveva commentato proprio ieri Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione che raggruppa i concessionari - non resta che puntare ai 2 euro al litro per poi perseguire con caparbietà il raddoppio e arrivare a 4. Così non ci pensiamo più. Tornando seri voglio sottolineare che l’attacco concentrico all’auto fatto a colpi di accise sui carburanti, aumenti di Iva, superbollo per le auto prestazionali, aumento dei pedaggi autostradali ed RC, sta dando i suoi frutti: ha ucciso la domanda".
Il problema insomma stavolta sembra più serio del previsto e la soluzione di Marchionne è chiara: "La ricerca di nuovi mercati - ha spiegato l’Ad Fiat - soprattutto in un business come quello dell’auto in Europa, non è più solo una strategia per aumentare i ricavi, come poteva essere un tempo. E’ diventata un imperativo di sopravvivenza. Il nostro settore soffre da anni di una sovraccapacità produttiva cronica, che in Europa pesa in modo soffocante, nell’ordine del 20 per cento".

CORRIERE.IT
MILANO- Il «botto» è arrivato puntuale: marzo le vendite sono crollate del 26,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Quel «mercato orribile» preannunciato da Sergio Marchionne e dagli operatori di settore si traduce in 138.137 contro le 188.495 del 2001. A incidere sul risultato lo sciopero delle bisarche, ma si tratta di una crisi molto più profonda. Fra i più colpiti proprio la Fiat con un - 35,6% a cui corrisponde un totale di 35.942 vetture. Rispetto al marzo del 2011 la quota di mercato del Lingotto è passata dal 29,61% al 26,01%. Pesante battuta d’arresto per Alfa che con 3.889 unità perde più del 45%. Il Lingotto fa notare che per il settore è il marzo peggiore da 32 anni: era infatti dal 1980 che non i vendevano così poche auto nel mese (allora furono 122.400). Secondo una nota di Torino lo sciopero degli autotrasportatori ha cancellato 8 mila immatricolazioni negli ultimi 30 giorni, Ma sono in pochissimi a sorridere in un quadro pressoché disastroso. Ci sono case che hanno immatricolato 3 vetture in 30 giorni e altre che arrivano a contarne meno di 10. Per leggere i dati scarica la tabella.
«SIAMO AL DAY AFTER»- «L’effetto della crisi congiunturale, l’aumento continuo del prezzo dei carburanti, la forte crescita delle assicurazioni RC Auto, l’assenza di credito alle imprese, unito alle mancate consegne per lo sciopero delle bisarche è stato un mix letale», ha commentato Jacques Bousquet, Presidente dell’Unrae l’Associazione delle Case automobilistiche estere in Italia. La richiesta di incentivi o interventi strutturali è unanime. «Siamo al Day After, e non comprendiamo più l’immobilismo del Governo», commenta Filippo Pavan Bernacchi presidente di Federauto, l’associazione delle concessionarie, aggiungendo che «pochi giorni fa, il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, nell’audizione alla Camera dei Deputati ha parlato della recessione in atto, legittimando in qualche modo le preoccupazioni espresse in precedenza dalla stessa Camera dei Deputati proprio con riferimento alla crisi del settore auto». Che secondo gli operatori vale l’11,6% del Pil, contribuisce con il 16,6% al gettito fiscale nazionale e dà lavoro a 1.200.000 persone.
Redazione Online