Fabrizio Galimberti, Il Sole 24 Ore 1/4/2012, 1 aprile 2012
LA BORSA, CHE GRANDE INVENZIONE
La Borsa è una delle grandi invenzioni nella storia dell’umanità? Forse è esagerato dirlo, ma ci siamo vicini. E per capire l’importanza della Borsa vediamo un paio di concetti che stanno a monte di questo mercato.
Chi non risica non rosica
Questi due concetti riguardano: a) la condivisione del rischio¸ b) l’"invenzione" della persona giuridica. Andiamo a spiegare. Perché il rischio è così importante in economia? Essenzialmente, perché "chi non risica non rosica": per far crescere l’economia bisogna che qualcuno si prenda dei rischi, fondi un’impresa col pericolo che fallisca, si getti in un’avventura imprenditoriale, investa tempo ed energie per creare un nuovo prodotto, un nuovo processo produttivo…
Quando le cose vanno bene, vanno bene perché cresce l’amore al rischio. Quando le cose vanno male spunta l’avversione al rischio, insieme causa ed effetto dell’"andar male": i consumatori hanno paura di spendere, i produttori tirano i remi in barca e non si lanciano in nuove imprese… Possiamo concludere allora che tutto quel che rende più facile assumere rischi è "il sale della terra", un ingrediente essenziale per il successo.
Sottoscrizioni in taverna
Torniamo a quei due concetti. Primo, la condivisione del rischio. Facciamo un esempio, tratto dalla storia. Già dal XIV° secolo, per esempio in Inghilterra, le navi che partivano per il lontano Oriente, per caricare tè o spezie o altre merci preziose, correvano rischi: tempeste, tifoni, pirati, ammutinamento della ciurma… Se il rischio fosse stato minore si sarebbero potuti intraprendere più viaggi e guadagnare più soldi e dar lavoro a più marinai. Allora, cosa fare?
Prima di partire, il capitano della nave, in una taverna, spiegava un foglio e chiedeva agli astanti interessati chi volesse scrivere il proprio nome sotto il suo (di qui il significato di "sottoscrivere"). Il sottoscrittore, pur standosene a casa, avrebbe partecipato ai profitti e perdite del viaggio. Il rischio veniva condiviso, e così si potevano assumere più rischi.
È come se il sottoscrittore avesse acquistato un’"azione" di quell’impresa: una intrapresa, un’"azienda una tantum", costituita solo per quel viaggio periglioso. Quel "pezzetto di impresa" che si chiama azione è come le azioni di oggi, che costituiscono, come vedremo fra poco, quel che si compra o si vende nelle Borse, cioè nei mercati azionari.
La "Nuova trappola per Topi"
Il secondo concetto è la separazione fra persona fisica e persona giuridica. Cosa vuol dire? Facciamo un altro esempio. Io invento una nuova mirabolante trappola per topi. Faccio debiti per mettere su un capannone dove produrla, comperare le materie prime, dare il primo stipendio ai lavoranti… Faccio tutto questo perché spero che le trappole si vendano come panini caldi (espressione inglese!) e il ricavato mi permetta di rientrare dall’investimento e guadagnarci su. Ma per qualche ragione la cosa non funziona (o i topi si sono fatti più furbi o i clienti non sono interessati). A questo punto chi mi ha prestato i soldi li rivuole indietro. Ma se io non ho soldi per ripagare i miei creditori, cosa succede?
Se io ho iniziato quell’attività a mio nome, come persona fisica, e ho fatto quei debiti a mio nome, ne sono responsabile con tutti i miei beni: per esempio, casa, terreni, titoli…. Si capisce quindi come molti possano esitare ad assumersi il rischio di creare un’impresa, se la punizione, nel caso le cose vadano male, sia quella di trovarsi senza casa. Ecco allora l’invenzione della "persona giuridica": si crea una società – per esempio la "Nuova Trappola per Topi" – che inizia l’attività ed è responsabile, verso i creditori, solo con il patrimonio della società stessa. Quindi, se le cose vanno male, i creditori possono rivalersi vendendo il capannone e gli attrezzi, ma non possono attaccarsi alla casa del proprietario della società. Così si facilita l’assunzione del rischio.
Il rischio va in Borsa
Una forma particolare di questa società è la "società per azioni", in cui il capitale è spezzettato in tante quote, chiamate azioni. Questo spezzettamento avviene per la stessa ragione detta prima: è più facile, se c’è bisogno di molto capitale, raccoglierlo proponendo a più gente di investire in quell’impresa/intrapresa.
Ed è ancora più facile raccogliere il capitale se si dice ai potenziali sottoscrittori che, una volta versato il corrispettivo delle azioni che si possono comperare, queste azioni possono essere comprate o vendute in un mercato apposito, che è, appunto, la Borsa. La Borsa, insomma, è un mercato dove si scambiano azioni delle società quotate, cioè quelle società che si sono iscritte al listino. Il listino è l’elenco delle società ammesse alla quotazione in Borsa. Il valore di queste azioni cambia ogni giorno a seconda di quel che si sa circa i conti attuali e soprattutto circa le prospettive future di quelle aziende e di quei settori produttivi. La Borsa non è solo un luogo di compravendita delle azioni esistenti delle società. La sua funzione principale è quella di raccogliere capitali: se una società vuole espandersi e ha bisogno di soldi, va in Borsa e offre ai risparmiatori le sue azioni. Così raccoglie il cosidetto capitale di rischio (per distinguerlo dal capitale di debito, che è quello che l’azienda raccoglie facendosi prestare soldi dalle banche o emettendo obbligazioni, cioè titoli a reddito fisso, presso i risparmiatori).
La Borsa è importante, insomma, perché permette ai capitali di passare da chi li ha ma non bene cosa farne a chi non li ha ma ha buone idee per impiegarli. Naturalmente, ci vogliono garanzie per i risparmiatori. La funzione della Borsa è così importante che deve essere regolata e controllata dai poteri pubblici. Come funziona questo controllo? È quel che vedremo domenica prossima.