Chiara Maffioletti, Corriere della Sera 01/04/2012, 1 aprile 2012
CRUCIANI, LA «ZANZARA»: I MIEI OSPITI? HO UN TRUCCO PER FARLI ESAGERARE —
La questione è capire come ci riesce. Capire come è possibile, per esempio, che se Giuseppe Cruciani chiama Massimo Calearo, questo non si faccia remore a dire in radio frasi come: «Andare alla Camera non serve a niente. Non ci andrò più». O, peggio: «Due gay che si baciano? Mi fa schifo. Io sono normale». È successo l’altra sera, a «La Zanzara», programma di Radio24 che Cruciani, 45 anni, conduce con David Parenzo. E da allora una raffica di inferociti cinguettii si è scagliata su Twitter contro il parlamentare («Calearo» è diventato l’argomento più discusso). E qualcuno se l’è presa pure con Veltroni che decise di candidarlo. In serata la replica dell’ex leader pd, che ha definito «Calearo una persona orrenda».
Lui, Cruciani — noto per i modi non esattamente accomodanti — classifica il caso come «un misto tra botta di fortuna e mestiere». Poi racconta: «Io e David abbiamo sentito Calearo dire di essersi stufato di andare in Parlamento. Basta una cosa orecchiata e mi ci infilo. La fortuna è trovare le persone nel momento esatto in cui si vogliono sfogare, dicendo cose che normalmente non direbbero. Di certo non davanti a un taccuino o in tv». La radio aiuta. Ma i trucchi li ha, eccome. «La mia ossessione quotidiana è cercare di tirare fuori dalle persone notizie. Mi sveglio la mattina con questo pensiero. Devi scegliere l’ospite giusto al momento giusto. Non c’è solo l’attualità ma esistono ever green: la casta, l’omosessualità». Bisogna aver chiaro in partenza cosa si vuole ottenere dall’ospite: «È un lavoro psicologico. Bisogna far parlare di amici e nemici». Ma perché lo fanno? «Perché in quel momento vogliono dire quella cosa. E tu devi creare le condizioni perché la dicano».
I politici ormai non sanno che con voi c’è questo rischio? «Di Pietro e Formigoni non vengono più. Per me e Parenzo è una sfida. Non ci sono tranelli ma si cerca di mettere le persone una contro l’altra». Per sapere i retroscena serve essere amico di molti politici? «Non sono amico di nessuno e odio i salotti. Non abito a Roma: una fortuna». Di 900 parlamentari «almeno la metà non hanno né arte né parte, sono lì ma non servono a nulla». Mai stupito di qualche uscita di qualcuno di loro? «Quando Borghezio su Breivik (autore della strage in Norvegia) disse che le sue erano idee condivisibili. Ma in fondo lo sapevo. Quel giorno cercavo uno che dicesse una cosa positiva su Breivik, ho chiamato lui e ho approfittato di un suo momento di distrazione». Non si fa remore? «No, zero. Guardo solo il risultato». Mai un pentimento? «Mi pento di qualche parolaccia. Non mi pento delle telefonate in cui ci fingiamo Bossi, senza dubbio un trucco. Ma chi ci casca non si sa proteggere».
Poi una dichiarazione tradisce tanto cinismo: «La cosa che mi fa felice è un ascoltatore che si diverte. Chi ascolta la radio giudica in un quarto d’ora. Perché gli devi offrire un quarto d’ora di noia?».
Chiara Maffioletti