Mariolina Iossa, Corriere della Sera 01/04/2012, 1 aprile 2012
LA SCUOLA MIGLIORE? QUELLA IN PROVINCIA —
Come formano agli studi universitari le scuole superiori italiane? Quali sono, una ad una, e in che posizione si trovano in una classifica di qualità, quelle dalle quali provengono i migliori studenti universitari? Cercando di rispondere a queste domande la Fondazione Giovanni Agnelli ha condotto uno studio su quattro regioni italiane, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Calabria. E ha ottenuto una graduatoria di 453 scuole lombarde, 213 piemontesi, 179 emiliane e romagnole e 166 calabresi, per un totale di 145 mila studenti. Gli istituti professionali sono stati esclusi perché la loro missione formativa è fortemente centrata sull’ingresso diretto nel mondo del lavoro.
I risultati? Tre gli esiti più significativi. Primo: gli istituti tecnici hanno fatto un ottimo lavoro, non solo come preparazione da sfruttare subito sul mercato ma anche per l’ingresso in facoltà. In sostanza non è vero che arrivano all’università quasi esclusivamente gli studenti dei licei. Secondo: esiste un «effetto provincia», per il quale gli studenti dei piccoli centri hanno in media risultati universitari migliori rispetto a quelli delle grandi città. Questo probabilmente perché l’investimento in istruzione universitaria è più gravoso per le famiglie dei fuori sede e quindi gli studenti sono più motivati. Terzo: la maggior parte delle scuole non statali confermano performance più deludenti rispetto a quelle statali. Quindi il lavoro svolto dalla scuola «pubblica» resta di qualità superiore.
Elementi confermati dalle classifiche. In Lombardia la scuola migliore è l’istituto tecnico commerciale Di Rosa, di Desio, seguita dal tecnico industriale Magistri Cumacini di Como. In questo caso la scuola di Como è in pratica al primo posto perché il Di Rosa da alcuni anni ha chiuso l’indirizzo tecnico. In Piemonte la migliore è l’istituto superiore Carlo Denina di Saluzzo (Cuneo). Un altro superiore, il Polo di Cutro (provincia di Crotone) è al primo posto in Calabria. In Emilia Romagna, invece, il ranking è aperto dal tecnico-industriale Enrico Fermi di Modena.
Lo scopo di questa indagine, spiega il direttore della Fondazione Andrea Gavosto, è naturalmente «valutare le scuole in funzione della preparazione all’università. È chiaro che nessun sistema di valutazione è perfetto e che anche altri parametri sono importanti per giudicare una scuola, per esempio il benessere degli studenti, il livello culturale, la capacità di educazione e di inclusione. Ma manca in Italia un riscontro di questo tipo, così come manca una vera e propria cultura della valutazione e del rendere conto alla collettività come invece è giusto che sia».
Il punteggio ottenuto è costruito a partire dal contributo specifico della singola scuola al successo universitario dei propri diplomati, mettendo quindi volutamente «da parte» il contesto socio-culturale, quello territoriale e le caratteristiche individuali degli studenti. Sulla base di dati del 2007-2008 messi a disposizione dal ministero e dagli atenei, la Fondazione ha esaminato i libretti universitari di 145 mila ragazzi che si sono iscritti all’università entro due anni dal diploma. Ha guardato voti e crediti, ha considerato cioè al 50 per cento il profitto elevato e la velocità nel sostenere gli esami.
«Siamo l’unica regione del Sud ad essere presente nella ricerca e questa è la sfida che abbiamo voluto raccogliere», ha detto l’assessore regionale alla Cultura della Calabria Mario Caligiuri.
«Questi tipi di ricerca sono il segnale di un grande interesse per la valutazione delle scuole — ha commentato invece il direttore generale dell’Ufficio scolastico della Lombardia Giuseppe Colosio —. Mi lascia però perplesso che si voglia dedurre la qualità di una scuola dal risultato di uno studente alla fine del primo anno di università. La scuola conta nel percorso universitario ma vi concorrono anche molti altri fattori. Dunque le ultime in classifica non si deprimano e le prime non si esaltino troppo».
Mariolina Iossa