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 2012  aprile 02 Lunedì calendario

Non c’è niente di male ad essere ricchi, soprattutto in un paese come gli Stati Uniti, quando i soldi vengono fatti in maniera onesta

Non c’è niente di male ad essere ricchi, soprattutto in un paese come gli Stati Uniti, quando i soldi vengono fatti in maniera onesta. Se però una famiglia arriva a possedere una ricchezza equivalente a quella della metà dei cittadini del proprio paese, è inevitabile che la gente si ponga delle domande sulla giustizia sociale. E’ il caso dei Walton, proprietari della catena di supermercati Walmart. L’anno scorso la professoressa Sylvia Allegretto, economista del lavoro presso la University of California di Berkeley, aveva calcolato che i sei membri della famiglia Walton che compaiono nella classifica degli americani più ricchi stilata dalla rivista Forbes, avevano un patrimonio complessivo equivalente a quello detenuto dal 30% più povero della popolazione degli Stati Uniti. In totale 69,7 miliardi di dollari, in base ai dati del 2007, cioé fra due o tre delle vecchie leggi finanziarie italiane. E come singole persone non erano neppure le più ricche, perché in quello stesso anno Bill Gates valeva da solo 59 miliardi. Negli ultimi tempi le cose devono essersi messe ancora meglio per la famiglia Walton, perché il Financial Times adesso calcola che la loro ricchezza complessiva vale quella di altri 150 milioni di americani, ossia circa la metà dell’intera popolazione nazionale. L’autorevole quotidiano finanziario britannico usa queste cifre per proclamare che il "sogno americano" è finito, a causa di diverse ragioni. L’economia Usa sta frenando, mentre quella dei paesi emergenti sta correndo, e la politica non solo non riesce ad aggiustare le cose, ma con la sua litigiosità le complica. Il "sogno", poi, aveva la caratteristica di essere accessibile a tutti, ma queste disparità colossali nella distribuzione della ricchezza nazionale dimostrano che non è più così. Se la gente normale deve rassegnarsi a vincere la lotteria, per immaginare una vita diversa, è chiaro che poi mancano le motivazioni a costruirsela invece col lavoro. Un altro elemento importante, poi, è l’influenza che i cittadini possono avere sul processo politico democratico, affinché si occupi dei loro interessi, risolva i loro problemi, e apra delle opportunità per tutti. Questo ormai è un privilegio riservato quasi esclusivamente a chi può regalare milioni di dollari ai politici, per finanziare le loro campagne elettorali. Così l’unico potere che resta in mano all’americano medio è quello del suo singolo voto, ammesso che trovi la voglia di esercitare il diritto di andare alle urne, mentre il miliardario che apre il portafoglio va a cena alla Casa Bianca, e qualche volta si ferma anche a dormire nella stanza che era stata di Lincoln. Poco importa se poi i super ricchi cercano di compensare con la filantropia, come hanno appena fatto Rob e Melani Walton, regalando 27,5 milioni di dollari all’Arizona State University, affinché trovi soluzioni per favorire la sostenibilità delle nostre economie e società: a quanti può interessare di sostenere questo modello?