Jacopo Iacoboni, La Stampa 2/4/2012, 2 aprile 2012
Cavalli alati, scimmie parlanti, gatti che abbaiano... Bisognerebbe, forse, girare un remake dei Nuovi mostri e ambientarlo nella politica, se Scola avesse voglia
Cavalli alati, scimmie parlanti, gatti che abbaiano... Bisognerebbe, forse, girare un remake dei Nuovi mostri e ambientarlo nella politica, se Scola avesse voglia. Perché questo dà l’impressione di essere l’Italia che si appresta a un turno importante di elezioni amministrative. Dicono «un cantiere», in realtà: un laboratorio di esperimenti transgenici su esseri animati. Raramente vista una sequela così incredibile di alleanze contraddittorie, apparentamenti incredibili, matrimoni tra cani e gatti. A Parma, è l’ultima, un folto gruppo di dirigenti di Fli - il partito di Fini - guidati dal coordinatore provinciale (Antonio Rozzi) ha appena scelto che sosterrà il candidato sindaco del Pd (Vincenzo Bernazzoli), e la lista civica che fa parte del centrosinistra. Lamentano che il centrodestra è ancora troppo legato alla giunta Vignali, che fu sfrattato dalle inchieste della magistratura (l’attuale candidato del Pdl, Paolo Buzzi, era assessore di Vignali). Piccolo problema, per Fini: nella coalizione che sostiene il Pd ci sono anche i comunisti italiani e Diliberto, fresco di fotografia assieme alla sventurata con la maglietta «Fornero al cimitero». Difficile pensarlo come il partito della nazione. Inconvenienti da terzo polo, si dirà. Ma non c’è solo Fini con Diliberto; c’è Rutelli che si smarca da Casini e va con la Lega. Accade nella sfida cruciale di Verona, dove Flavio Tosi sarà sostenuto dall’Api. La spiegazione di Rutelli è stata che «Tosi ha dimostrato di essere un buon sindaco, Verona è bene amministrata, anche perché quando di recente il presidente Napolitano ha fatto visita alla città, il sindaco lo ha accolto con le insegne civiche esposte», non quelle padane... All’Aquila però capita tutto il contrario: l’Api sta con Cialente, sempre il sindaco uscente questa pare la stella polare - ma di centrosinistra. Tutto normale, per carità. Ma alcune alleanze dell’ultima ora colpiscono, tragicomiche è dire poco. Nel fascicolo sulla Lega va segnata questa chicca: a Cantù, città brianzola non piccola (quarantamila abitanti, quasi quanto Mantova), e molto tremontiana, la Lega indovinate con chi s’è messa? Con i fascisti-piùfascisti dell’intero lotto: La Destra di Storace e Buontempo. Bossi in un’altra èra aveva dettato la linea, «mai coi fascisti»? Via, è tutto superato. Il candidato sindaco della Lega (il deputato Molteni) va a braccetto col fiduciario locale di Storace, l’ex Epurator. Gli uni vogliono la Padania, gli altri, come in un loro volantino, «l’italico suolo patrio». Il tutto benedetto dal grande sponsor del leghista locale, sempre lui: Roberto Maroni. Si tratta di veri e propri esperimenti sul genoma umano, qualcosa su cui le commissioni di bioetica forse avrebbero da ridire. E stavolta si moltiplicano anche a causa della totale instabilità e miseria del quadro politico nazionale. Anche a Comacchio, nel ferrarese, Fli finisce a stare con la sinistra, il candidato sindaco del Pd, e di tutto il centrosinistra. Ma è a Taranto che quasi si sfiora la commedia. L’ultima è che l’Udc abbandona ogni pregiudiziale anti-comunisti e va col mirabolante e già altrove cantato Ippazio Stefàno: un sindaco che si professa comunista, allievo e tuttora seguace di Enrico Berlinguer, ma stavolta è stato mollato sia da Rifondazione che dai comunisti italiani, mentre invece è sostenuto dall’Idv. Dov’è certo molto naturale l’unione tra casiniani e dipietristi.