Carlo Moretti, la Repubblica 2/4/2012, 2 aprile 2012
La vitalità della canzone napoletana non accenna cedimenti, il dialetto resta un patrimonio condiviso in musica nel Salento e sulle sponde del lago di Como, nella laguna di Venezia come tra i vicoli di Genova
La vitalità della canzone napoletana non accenna cedimenti, il dialetto resta un patrimonio condiviso in musica nel Salento e sulle sponde del lago di Como, nella laguna di Venezia come tra i vicoli di Genova. Ma che fine ha fatto la canzone tradizionale, un tempo banco di prova per tanti cantanti e luogo ideale in cui tornare per ritrovarsi e celebrare la propria storia? Mentre la canzone d´autore in dialetto vede una certa vitalità, soprattutto al Nord, in Veneto, in Liguria, in Piamonte e in Lombardia come dimostra l´esempio di Davide Van Der Sfroos, a che punto è la canzone tradizionale in dialetto? Se si esclude il recupero tentato con la canzone romana da parte degli Ardecore, neanche a Napoli la canzone tradizionale viene molto frequentata. Per Nanni Svampa, uno dei maggiori interpreti e studiosi della canzone milanese «è un problema di comunicazione, di canali televisivi ormai in mano alla lingua sbagliata dell´italiano con l´accento romanesco, ormai trattata e utilizzata come lingua di consumo». Anni fa la canzone in dialetto era per Svampa «un patrimonio condiviso, la base per passare allo studio della letteratura e della poesia», oggi viene vista come «un elemento di disturbo». Un´analisi che lo vede in sintonia con Lino Patruno, suo compagno di avventure nei Gufi nonché autore con lui di una "Antologia della canzone lombarda": «Il problema è che la televisione evita qualsiasi legame con la storia e la cultura del nostro Paese». A Roma esiste un "Festival della canzone romana" che lo scorso ottobre ha festeggiato la sua ventunesima edizione, eppure ad animarlo sono stati chiamati Franco Califano e Edoardo Vianello, non proprio rappresentanti dell´ultima generazione della canzone capitolina. C´era anche Lando Fiorini, il primo e forse l´ultimo dei grandi cantori della canzone storica romana, che ha da poco pubblicato un disco intitolato Ti presento Roma mia in cui, accanto ai classici della canzone romana, interpreta anche alcune perle della canzone d´autore romanesca. Accanto a Fiorini, sotto la supervisione del maestro Armando Trovajoli, sono entrati in sala di registrazione alcuni degli artisti più importanti e noti tra quelli provenienti da Roma: cantautori come Franco Califano, Antonello Venditti, Claudio Baglioni, Amedeo Minghi, Luca Barbarossa e Alex Britti; ma anche attori come Gigi Proietti e Loretta Goggi. Un disco dai sapori antichi, in perfetta contro-tendenza rispetto ai suoni dominanti, al tempo stesso un documento dell´attività dell´ultimo dei grandi interpreti della canzone tradizionale in dialetto: «Questo disco l´ho pensato proprio come un documento da lasciare ai miei figli e a quanti avessero l´amore e il piacere di ascoltarlo», dice Lando Fiorini. «L´idea è nata molti anni fa, nel ´93, quando sono stato operato al cuore e i medici mi davano quasi per spacciato». Invece, dopo un anno di convalescenza, Fiorini si è ripreso e ha continuato con la sua attività di concerti e di animatore del "Puff", il locale che gestisce a Trastevere, fino a che con il maestro Trovajoli, che all´inizio della sua carriera lo scoprì per il musical "Rugantino", si è messo al lavoro su questo album che ha visto una lunga gestazione, richiedendo due anni e mezzo di incontri artistici: «E´ un disco che dice, semplicemente, che la melodia tradizionale non è ancora pronta per essere dimenticata», aggiunge Fiorini. Ne è convinto anche Gigi Proietti, che nel disco di Fiorini canta Nun je dà retta Roma, scritta da Luigi Magni con Trovajoli, «le canzoni in dialetto sono canzoni importanti, fondamentali, che piacciono ancora molto quando vengono interpretate a teatro. Il declino della canzone tradizionale non è il segno del declino del dialetto, perché in realtà non è mai esistita una purezza del dialetto, chissà che suoni aveva nell´800 la lingua che ascoltava il Belli». E anche Proietti sta progettando un disco di canzoni in romanesco dopo averle per tanti anni utilizzate nei suoi spettacoli.