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 2012  aprile 02 Lunedì calendario

DAL NOSTRO INVIATO

CERNOBBIO - «L´Italia è diventata un caso di studio a livello globale: un Paese dove viene intrapresa con grande decisione una raffica di riforme strutturali tutte pensate oculatamente, tutte necessarie, tutte sacrosante, che però rischiano d´infrangersi su un contesto internazionale che non permette che dispieghino i loro effetti. Perché senza crescita non si va da nessuna parte». Nouriel Roubini, economista da sempre attento al nostro Paese, era stato il primo ad indicare Mario Monti come il tecnico giusto per guidare il governo, e non solo perché proviene dallo stesso think-tank della Bocconi (dopo il master volò in America dove oggi insegna alla New York University). Di Monti apprezza tutto, dallo stile alla determinazione: quello che non può sopportare, ci spiega passeggiando fra i vialetti di Villa d´Este dopo la chiusura del "forum di primavera" Ambrosetti, è l´atteggiamento europeo.
Professore, è tutto inutile allora? Chi sta sbagliando?
«Che gli organismi comunitari continuino a subire le pressioni tedesche e non riescano a varare vere misure per la crescita, non ve lo devo spiegare io. Monti sta cautamente provando a farlo capire al Cancelliere ma senza successo. Forse, se vincerà Hollande in Francia (primo turno il 22 aprile, ndr) una spinta in più la darà, anche solo per populismo, sicuramente meglio di quanto abbia fatto Sarkozy che pur di non mettersi contro la Merkel, la quale non a caso gli ha assicurato il suo appoggio alle elezioni da ancora prima che si candidasse, ha taciuto per tutti questi anni. Ma anche la Bce sta sbagliando».
Un Supermario mette i bastoni fra le ruote all´altro Supermario?
«Guardi, è una vecchia storia. La Bce è nata sul modello Bundesbank, con l´ossessione dell´inflazione. Ed è sempre stata a dir poco riluttante ad abbassare i tassi. Ma d´inflazione in giro per il mondo industrializzato non ce n´è neanche l´ombra. Se ne sono accorti tutti a partire dall´America, che ha fondato la sua ripresa sui tassi a zero, oltre che su cospicui interventi pubblici realizzati creando moneta. Ecco, la Bce deve avere lo stesso coraggio: mettere in circolazione più moneta. E abbassando ancora i tassi, se non altro per far svalutare l´euro fino alla parità col dollaro. Il problema è che a svalutare la loro moneta per favorire l´export ci hanno pensato già in tanti oltre agli americani, i giapponesi, i cinesi, perfino gli svizzeri. L´Europa arriva per ultima, e spazi per svalutazioni ne sono rimasti pochi perché sul pianeta non tutte le valute possono andare nella stessa direzione. Eppure in quest´equazione risiede la possibilità che le economie esportatrici, come l´Italia, si riprendano. Avete un tesoro di potenziale, malgrado tutto l´Italia mantiene la leadership in tanti settori. La Bce deve mettervi nella condizione di cogliere l´opportunità, sennò sono inutili le riforme».
Però rispetto al passato la Bce ha varato il rifinanziamento bancario, ha comprato i titoli sul secondario...
«Occorre con coraggio spingere sui quantitative easing (acquisto di titoli, ndr) come fa la Fed, a costo di forzare i trattati europei, acquistando debiti degli Stati e mettendo valuta in circolo. Altrimenti le manovre lacrime e sangue, compresa la battaglia ideologica sulla flessibilità del lavoro in Italia, a parte qualsiasi valutazione sul merito degli argomenti, saranno inutili. C´è il rischio che la recessione si prolunghi, e nessun Paese può sopportare una recessione che dura troppi anni. L´esempio della Grecia dovrebbe insegnare qualcosa alle autorità europee».
In che senso?
«Nel senso che i ritardi su un intervento diretto ed efficace hanno portato alla fine ad una soluzione dagli incerti contorni, nella quale i maggiori costi si sono scaricati comunque sui creditori pubblici. E il tutto per far scendere il debito dal 140 al 120% in otto anni. Con la beffa che i nuovi titoli emessi dopo l´haircut sono soggetti alla legge inglese e non potranno più essere riconvertiti in dracme se il Paese uscirà dall´euro. Il problema Grecia non è risolto: era meglio accompagnarla ad un´uscita controllata dalla moneta comune e lasciare che grazie alla svalutazione ricostruisse poco alla volta la sua economia».
In questi giorni di dibattito qui a Cernobbio si è ricordato l´aiuto che verrà dalla rinata locomotiva Usa, c´è da crederci?
«La situazione in America sta migliorando ma restano diverse incognite. La creazione di lavoro dovrebbe essere più rapida, la fine delle esenzioni fiscali nel 2013 (redditi, capital gain, dividendi, case) comporterà un dannoso fiscal drag, la riduzione del debito pubblico non è partita. Ma soprattutto c´è il petrolio: l´ipotesi di guerra all´Iran viene presa sul serio, Obama ha detto che lui non bluffa quando impone a Teheran di rispettare gli impegni, e tenere calmo Israele è sempre più difficile. Intanto la benzina balla sui 4 dollari al gallone (0,70 euro al litro), un livello sufficiente a drenare risorse dai consumi».