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 2012  marzo 28 Mercoledì calendario

L’apprendista stregato soldatino di Moratti - «Mortacci quanto sei forte!», firmato Bruno Conti

L’apprendista stregato soldatino di Moratti - «Mortacci quanto sei forte!», firmato Bruno Conti. Un sms di un vecchio amore dell’Italia calcistica racconta un ragazzo. Forse un alle­natore. Perorauntipodagliocchifur­bieleparolefumose, rudeparlataro­manesca, faccia tira baci, già pronto per la coda femminile delle squadre di calcio. Un incrocio tra un giocato­re e un apprendista stregato, prima ancora che stregone. Stregato da Ar­rigo Sacchi («a volte mi tira le orec­chie, a volte mi fa complimenti») e LucianoSpalletti(«Tuttiedueabbia­mo preso 7 gol in Inghilterra»), da Mourinho, definito un mito (figura­tevi se le vedove giornalistiche non gli imponevano l’inginocchiata da­vanti al santino) e da tutta l’Inter. Stregato da quelli che chiama angeli custodi (Paolil­loeBranca, sicu­ri che siano an­geli?), ovvia­me­ntedaMassi­mo Moratti. Lo chiame­ranno StraMax, che è appunto l’incrociotra Andrea Stramaccioni e Massimo (Moratti). Moratti dice e quell’altro ripete.Rac­conta con l’estasi sulle labbra: «La passione del presidente ha aumen­­tatolamia! Insintesimihadetto:dob­biamo vincere! Ed io ora mi trovo in un bel sogno». Il «dobbiamo vince­re » di Moratti sarà risuonato milioni di volte nelle calde mura di casa, del­laSaras, diAppiano, diqualunqueal­tro po­sto al mondo dove il presiden­te abbia dispensato il suo tifo ultras. PoicisonolepartiteeMorattisiritr­o­vaconunrecorddi18allenatoriin17 anni, cinque negli ultimi due. Stramaccioni è un cognome um­bro, dunque la verve chiacchierina non manca. Cognome lungo, anzi debordante,e pare che così sia il per­sonaggio: debordante nella sua linfa vitale. Che, dice lui, è quella che sa trasmettere sul campo. «Sono umile ma sicuro di me e di quello che so fa­re. Non ho paura di bruciarmi, sono l’ultimoarrivato,holemieidee».Gio­vanile fervore. Ed, anzi, quando Ma­rio Balo­telli si è affacciato alla confe­renza stampa di Appiano, con tanto diregiasocietaria,dopoesseresfrec­ciato con la sua Rossa Ferrari, a tutti è apparso perfin naturale veder ri­spuntareilmigliorfioredelvivaione­razzurro. Quasi un segno del desti­no. «Cos’è? Una carrambata», ha esclamato sorpreso Stramax, che perunattimosièfattopiccolodavan­ti a quell’altro che sa riempire l’aria anche, e soltanto, con la presenza e stravaganze connesse. Certo, poi pensi alla sua storia, volato via per quegli incroci pericolosi con lo spo­gliatoio nerazzurro. E sarà venuto freddo anche a Stramax. Gli incroci pericolosi di “Balo”sa­ranno gli stessi che gli toccherà af­frontare. E Stramax è parso molto più giovane, pur avendo 36 anni che non sono pochi ma sono la giusta età per l’innamoramento morattiano. Insiemealtecnico,l’Interhacambia­to­qualcosaanchenellostaffenelset­tore degli osservatori. È arrivato Va­lentinoAngeloni, unochehalavora­to quattro anni all’Udinese dove ha pescato buoni giocatori. Eccolo il se­gnale del presidente: tecnico giova­ne, nuovefacceinsocietà. «Ciferme­remo qui »,ha fatto sapere.Un avviso perigiocatori, cheStramaxhacerca­todicarezzareamodosuo. «Iorispe­t­to loro e loro mi danno del lei perchè rispettano me. Ma quel che conta è chesonogiovanidentro. Hovistoca­pita­n Zanetti più sveglio di un ragaz­zino della Primavera ». L’inchino è dovuto, il rispetto alle vecchie glorie pure. Inutile chiedere di Sneijder e altre spine. Moratti gli ha fatto lezione,tanto che a fine con­fer­enza l’ha chiamato per fare i com­plimenti. «Tutto bene». Sì, fino a quando? Stramax è un pallino che ha preso corpo mese dopo mese. Il successo, nella pseudo Champions baby, la chicca per convincerlo e spingerlo a provarci. Stramax rac­conta di essere quello che guardava la prima squadra «dall’altra parte del cespuglio». Evita le “tranellate”. Predestinato? «No, meglio fortuna­to ». Prima parla di un calcio da inse­gnare, poi ricorda dove si trova e si corregge: «No, non posso insegnare a nessuno. Posso solo trasmettere le mie idee». Già meglio. Pensate un po’ alle facce che in quel momento avrebbero avuto Cambiasso, Milito, Maicon e compagnia. Tutti bravi ra­gazzi, professionisti meravigliosi, ri­pete Stramaccioni così come lo ripe­teva Ranieri, tanto da far venire noia perfino a Moratti.Sì,c’è un momen­t­o all’Inter in cui non basta più esser furbi, parlare bene, mostrare bella presenza.C’è un momento in cui bi­sogna vincere. È il grido della giun­gla di Moratti, talvolta della dispera­zione. Quello così tanto piaciuto a Stramax. «Non bisogna esser scien­ziati per capire». Poi è vero: l’Inter non è una giungla. Soltanto una sab­bia mobile.