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 2012  marzo 28 Mercoledì calendario

La cantina? È superata Il vino d’autore si beve al supermercato - Vino e supermercato sono per molti un ossimoro

La cantina? È superata Il vino d’autore si beve al supermercato - Vino e supermercato sono per molti un ossimoro. Eppure il 62,9% delle bottiglie in Italia sono acquistate nella grande distribu­zione, quasi due terzi. Un canale di vendita enormemente più im­portante rispetto ad altri più dedi­cati, come la cantina (25%), l’eno­teca ( 7,3) o altro (alimentari, gros­sisti, vendita a domicilio, inter­net, che raccolgono solo il 5,1% delle vendite). E molte aziende ri­nomate ne sono entusiaste, come Berlucchi, produttrice leader di Franciacorta. «A noi la grande di­stribuzione ha consentito di cre­scere sin da quando, negli anni Settanta, siamo sbarcati nei super­mercati - ci dice Arturo Ziliani, vi­cepresidente, enologo e responsa­bile della produzione dell’azien­da di Borgonato - . Certo, a volte il problema è che la Gdo sfrutta i grandi marchi per farsi pubblicità vendendoli a prezzi troppo aggres­sivi. C’è una legge che ci dovrebbe proteggere da questo, ma ha ma­glie molto larghe. Ma se uno pen­sa che nella settimana tra Natale e Capodanno il 51% delle bottiglie di spumante metodo classico è tar­gata Berlucchi, capisce la potenza del supermercato». Tante luci, qualche ombra. Alcu­ne sono dei produttori, che in mol­ti­casi esitano a vendere sugli scaf­fali di super e ipermercati perché temono di vedere compromessa la propria immagine. «E pensare­spiega Ziliani - che in Gran Breta­gna ad esempio grande distribu­zione è sinonimo di qualità nel vi­no ». Altre sono dei consumatori, condizionati dalle voci (verità? leggende?) per cui le aziende rifor­n­irebbero gli scaffali dei reparti vi­no dei supermercati con prodotti di qualità inferiore rispetto a quel­­li riservati a enoteche, wine bar eri­storanti. Anche qui Ziliani correg­ge il tiro: «Noi alla Gdo destiniamo la linea Cuvée Imperiale e riservia­mo i prodotti più alti ad altri cana­li, ma è logico che sia così». Quan­to al fatto che il prodotto sotto le lu­ci intense del supermercato pos­sa rovinarsi presto, è un falso pro­blema. «C’è una rotazione molto veloce». Il Vinitaly che oggi a Verona cele­bra l­’ultima giornata della sua edi­zione numero 46 ha dedicato am­pio spazio al rapporto tra vino e Gdo. Sono state presentate due ri­cerche di SymphonyIRI Group, una che fotografa il mercato del vi­no nella gdo e l’altra, curata dalla sociologa Marilena Colussi, che segnala i comportamenti dei con­su­matori quando si trovano a sce­gliere un’etichetta da mettere nel carrello della spesa. Le vendite nella Gdo nel 2011 so­no scese leggermente rispetto al 2010 (-0,9%). A essere penalizzata è in particolare la fascia di prezzo medio, mentre crescono i vini più economici, quelli sotto i 3 euro (+0,6%) e si vive un vero boom di quelli più costosi, sopra i 5 euro (+11,1% per volume). Insomma, il consumatore al supermercato sembra muoversi seguendo due stelle polari: il prezzo basso e la buona qualità. Aumentano le ven­dite in promozione ( 38% nel 2011, 37% nel 2010) e quelle di marca commerciale, con il marchio cioè della catena, che sfruttano il rap­porto fiduciario passando da 40 a 43 milioni di euro. Quanto al con­sumatore, ritiene che l’immagine del vino nella Gdo sia migliorata (78,3% del campione), continua a preferire il formato classico da 75 cl (53,5% del vino acquistato), ma richiede una maggiore chiarezza nell’esposizione per tipologia e provenienza regionale, mentre sembra meno interessato al viti­gno, all’abbinamento gastrono­mico, all’annata. Il 50% del cam­pione intervistato dalla Colussi crede che la Gdo porti profitto so­prattutto al produttore. Quanto ai gusti, la maggioranza vuole vini sempre più leggeri (55,2) e predili­ge i rossi da tavola (18,0), bianchi frizzanti (11,5) e bianchi semi-fer­mi ( 7,9). Commovente infine l’af­fetto verso il made in Italy: il 73,4% del campione (e ben l’88% dei be­vitori) considera quello italiano il migliore vino del mondo.