PIERO NEGRI, PAOLO MANZO, La Stampa 29/3/2012, 29 marzo 2012
Come una canzone inventò il Brasile - Uno è Antonio Carlos Jobim, per tutti Tom, 35 anni, musicista
Come una canzone inventò il Brasile - Uno è Antonio Carlos Jobim, per tutti Tom, 35 anni, musicista. L’altro è Vinicius de Moraes, 49 anni, poeta. Insieme hanno scritto «Orfeo Negro», il musical che è diventato film e tre anni prima ha vinto il Festival di Cannes. È il 1962, stanno lavorando a un altro musical e ne parlano spesso al bar Veloso («Il nostro posto d’osservazione»), in Rua Montenegro, quartiere di Ipanema, Rio de Janeiro, sulla strada che va alla spiaggia. E lì vedono spesso Heloisa Pinheiro, per tutti Helô, 17 anni, che abita al 22 della stessa via e che tutti i giorni entra al bar a comprare le sigarette per sua madre. «Una ragazza con l’abbronzatura dorata, un fiore e una sirena, piena di splendore e di grazia, ma con lo sguardo triste, che porta con sé, sulla strada verso il mare, il sentimento della giovinezza che passa, della bellezza che non è solo nostra ma è un dono della vita nel suo incessante meraviglioso e melanconico fluire e rifluire». Questo vede in lei Vinicius e così la descriverà tre anni più tardi, quandolacanzonecheHelôhaispirato è già un successo mondiale: è «Garota de Ipanema», «The Girl from Ipanema», «La ragazza di Ipanema», la seconda canzone più reinterpretata dei tempi moderni dopo «Yesterday» dei Beatles, nata 50 anni fa. Sul ritmo semplice e irresistibile che ha concepito Jobim, a Petropolis Vinicius scrive diciassette versi su una ragazza, e sulla sua andatura ondeggiante sulla strada per il mare. Quandoleipassa,cambiailmondointorno a sé, lo riempie di grazia e lo fa più bello e pulito, puro «a causa dell’amore» che è capace di suscitare. Due minuti di perfezione che: lanciano la bossa nova, la «cosa nuova» che dal Brasile si irradierà nel mondo sull’onda sinuosa del suo ritmo di samba rallentato; creano il mito delle ragazze brasiliane, sensuali e malinconiche; danno, soprattutto, una nuova identità al Brasile intero, giovane, bello, libero ed esotico come la «garota» della canzone. Prima che finisca l’anno,esce giàla versione in inglese, che diventerà un successo mondiale nel 1964, quando la interpreterà la moglie del terzo inventore della bossa nova, il chitarrista Joao Gilberto: lei si chiama Astrud, non ha mai cantato prima, proprio come Vinicius, che aveva debuttato in pubblico cantando quei versi, nell’agosto 1962. Le vite di tutti furono cambiate dalla «Garota de Ipanema»: Jobim porterà la bossa nova a New York, prima in una storica serata alla Carnegie Hall che sarà un passaggio fondamentale nella conquista del mondo da parte della nuova generazione di artisti brasiliani, poi collaborando a un memorabile disco con Frank Sinatra e infine stabilendosi lì (vi morirà nel 1994). Vinicius continuerà per un paio di decenni a dominare la scena, negli ultimi anni in coppia con Toquinho, e scriverà altre piccole perle come «Garota de Ipanema», ma mai così splendenti. E la giovane Heloisa? Non riuscirà a sfruttare l’improvvisa popolarità, un padre severo le impedirà dì di fare la modella. Si rifarà, aprendo un negozio (a Ipanema) e poi una linea di abbigliamento e costumi da bagno. È una storia che i brasiliani conoscono a memoria, un mito condiviso che le postume meschinità non hanno potuto rovinare, forse perché per tutti la gloria era più importante del denaro: oggi Rua Montenegro si chiama Rua Vinicius de Moraes, il bar Veloso si chiama Garota de Ipanema, a Jobim è stato dedicato l’aeroporto della città. E Helô è felice che da tutto il mondo la chiamino per farsi raccontare la storia di quei duegenichedaitavolinidelbarlaguardavano passare, a Ipanema, 50 anni fa. PIERO NEGRI *** “La garota sono io E quel regalo mi cambiò la vita” Da Frank Sinatra a Cher, da Madonna a Mina, che nel 1968 la presentò a Canzonissima. Ma anche in Giappone e in Australia. La «Garota de Ipanema», da noi conosciuta come «La ragazza di Ipanema», è celeberrima. Il merito è di una 17enne, Helô Pinheiro, che 50 anni fa fece «innamorare» Tom Jobim e Vinícius de Morais, innescando quella miccia creativa che avrebbe portato alla composizione del pezzo. Oggi Helô vive a Buenos Aires, dove, imprenditrice nel settore fashion, sta presentando le sue nuove collezioni di costumi da bagno che, naturalmente, ha battezzato «Garota de Ipanema». Lei è la garota de Ipanema in carne ed ossa. Può descriverci come è cominciato tutto? «Ogni mattina passavo davanti al bar Veloso di Rua Montenegro, a due passi dalla spiaggia di Ipanema. Vivevo là e da quel bar, che nel 1962 era il ritrovo di artisti ed intellettuali, tutti i giorni due uomini mi fischiavano dietro “Ehi bella, vieni qui”. Scherzavano e, seppur intimidita, ero lusingata e i loro apprezzamenti fecero migliorare la mia “andatura”». Sapeva chi fossero i due ammiratori? «No. E non lo seppi sino a quando un fotografo che mi aveva fatto degli scatti per la rivista “Senhor”, mi disse: “Helô, ho incontrato al bar Veloso Tom Jobim e Vinícius de Moraes e mi hanno detto che hanno composto una canzone per te”. Non diedi peso alla cosa, fino a quando, tre anni dopo, la canzone non esplose, diventando un successo. E da allora il mito ha continuato a crescere: il bar oggi si chiama “Garota de Ipanema” e la via Rua Vinicius de Moraes». Come cambiò invece la sua vita? «Moltissimo, ma non subito, perché, nonostante tutti morissero dalla voglia di sapere chi fosse la musa ispiratrice, parecchie ragazze si erano autoattribuite il “merito”. A quel punto fu Vinicius de Moraes a prendere carta e penna e a scrivere un testo poetico alla rivista “Manchete”, svelando che lavera Garota di Ipanema ero io, “con un modo di camminare, muovendo il bacino, simile a quello del samba e la cui formula sfuggirebbe persino ad Einstein”. È stato un privilegio che ancor oggi mi commuove, perché la mia vita è cambiata: prima ero timida, giocavo a pallavolo, dopo sono diventata una celebrità. Tutti cominciarono a cercarmi. Però dal punto di vista finanziario, non cambiò nulla». All’epoca non si usava andare in tv dietro compenso? «Non lo feci mai. Non ho mai voluto lucrarci perché penso sia stato un regalo quello che mi hanno fatto Tom e Vinicius, e in cambio dei regali non si chiede denaro. Mi sono sempre guadagnata da vivere con il mio lavoro da stilista e da giornalista. Nei prossimi giorni inizieranno due miei programmi, uno sulla tv Band e l’altro, “Essere donna”, che condurrò con la mia figlia più giovane, sulla Fox». È vero che Tom Jobim le chiese di sposarlo? «Sì, perse la testa per me ma poi fu testimone con sua moglie al mio matrimonio con Fernando Pinheiro, l’uomo con cui vivo dal 1965». Invece la moglie di Jobim, quando lui morì,lefececausaperilmarchio«Garota di Ipanema»... «Sì, per questo mi sono laureata in diritto. Tutti mi dicono che fu assurdo perché la ragazza di Ipanema ero io, ma alla fine siamo arrivate a un accordo». Mai innamorata di un italiano? «Uno c’era, ma era già sposato». PAOLO MANZO