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 2012  marzo 28 Mercoledì calendario

Dalla bottega al lusso Scompare a 87 anni il fondatore di Tod’s - Amava l’odore del cuoio, girare in fabbrica tra i suoi artigiani, provare i nuovi modelli, ed era lui che dava sempre l’ultima parola su un paio di scarpe

Dalla bottega al lusso Scompare a 87 anni il fondatore di Tod’s - Amava l’odore del cuoio, girare in fabbrica tra i suoi artigiani, provare i nuovi modelli, ed era lui che dava sempre l’ultima parola su un paio di scarpe. Non amava le luci dei riflettori, Doro Della Valle, il fondatore dell’impero Tod’s, scomparso ieri a 87 anni, ma era lui il cuore dell’impero. E anche se il marchio è stata un’idea di suo figlio Diego, tutto quello che c’è prima, lo si deve a lui. Già a nove anni aiutava il padre Filippo a bottega e quando toccò a lui decidere, negli Anni 50, capì che doveva specializzarsi in calzature di lusso, fabbricandole per marchi e i department store degli Stati Uniti come Saks e Neiman Marcus. Non amava che si parlasse di lui, e aveva lasciato con gioia il primo piano al figlio Diego (che prese il timone dell’azienda nel 1980) e poi anche ad Andrea e al nipote Emanuele. Loro in giro per il mondo a invadere i mercati con i mocassini, lui nelle Marche, nella sua Casette d’Ete a controllare ogni gommino, ogni cucitura, ogni tassello. In azienda lo ricordano che parcheggia la sua bicicletta di buon ora, vestito di bianco e con il bastone usato per vezzo, che cammina con scarpe diverse ai piedi per capire se sono comode, che controlla i materiali. Molti successi portano la sua firma come le Marlin Hyannisport, una rielaborazione del primo modello che risale al 1976. Ai figli ha dato un solo vero consiglio, quello di non allontanarsi mai dal core business, da quello che si sa fare bene. E Diego Valle è una cosa che ha sempre tenuto a mente anche quando si è lanciato in nuove avventure. Prima, comunque, le scarpe. E sarà per questo che quando i figli comprarono la Fiorentina si «dimenticarono» di avvertirlo. «Me lo disse mio nipote Emanuele», spiegò Doro Della Valle. «Io pensavo che fosse uno scherzo, Diego ne fa anche di peggio. Ero in viaggio verso Civitanova, mi fermai in una bar e vidi la televisione. Lì ebbi la conferma che era vero. Mi arrabbia sul serio con mio figlio...». Da piccoli con Diego andavano insieme allo stadio. «Mi ricordo lo spareggio per lo scudetto fra Inter e Bologna del 1964. Noi eravamo lì, il calcio ci è sempre piaciuto...». Poche battute, una rarità per la sua proverbiale discrezione. «Cosa penso dei miei figli? Mah, dopo quattro anni un presidente deve essere cambiato... E poi in famiglia sono io quello che ci capisce più di pallone...» Una famiglia patriarcale i Della Valle, come quelle di una volta dove il padre batteva i pugni a capotavola, ma era la mamma, la signora Maria (scomparsa qualche anno fa), a dirigere i lavori. Diego, Andrea, Gisella, i tre figli cresciuti all’ombra di questa grande quercia che non smetteva di ricordare loro che «la parola data vale più di mille firme». Ogni domenica, ogni Natale, in questo pezzo di Italia tra prati, colline, e il fiume Ete, un paesino di 4.000 anime che è ancora la base di tutto. «I miei eroi da ragazzo erano mio padre e John Fitzgerald Kennedy», confidava in un’intervista Diego. «Il più bel ricordo da bambino? Mio padre che viene a prendermi in stazione al ritorno dal Collegio Pascoli di Bologna». Un legame fortissimo che oggi si spezza. E’ il momento del tributo a un uomo a cui si deve tutto e che ha avuto la grandezza di fare spazio e fiducia ai figli. Diego quando gli chiedevano del grande successo di Tod’s spiegava: «Io in realtà ho solo aggiunto l’etichetta giusta a prodotti già esistenti».