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 2012  marzo 28 Mercoledì calendario

Gianni Rivera, golden boy anche per il “celomanca” - Lo sguardo timido, quasi impaurito, un bravo ragazzo imprestato dalla provincia a un palcoscenico più grande dei suoi 19 anni

Gianni Rivera, golden boy anche per il “celomanca” - Lo sguardo timido, quasi impaurito, un bravo ragazzo imprestato dalla provincia a un palcoscenico più grande dei suoi 19 anni. Un Gianni Rivera in maglia azzurra, ma non ancora campionissimo, non ancora presidente, deputato, ballerino. Quella fotografia fu trasformata 50 anni fa nella figurina del futuro golden boy per le edizioni Mira di Piacenza, che si affacciavano al panorama delle case editrici con la raccolta dedicata agli infausti (per noi) mondiali del Cile del 1962. Da ieri, la figurina di Rivera è la più pagata nella già lunga storia del mercato virtuale di ebay: 126 euro, al termine di un’asta combattuta all’ora di Marzullo da tre irriducibili collezionisti. Soppianta, per un solo euro, il Faustino Goffi (edizioni Panini, 1968) che deteneva il precedente record, un centravanti che proprio al commercio elettronico doveva la fama mai conquistata in campo. La cifra è lontanissima dai primati degli Stati Uniti (un milione di dollari per un giocatore di baseball di inizio secolo). Ma è l’indice di un mercato che la crisi ha sfiorato senza intaccare, almeno per ora. Le gloriose «figu» sono una nicchia nel vasto panorama del collezionismo di carta. Le prime copie di Tex o di Diabolik si vendono per migliaia di euro, e alla stessa categoria si iscrivono gli album completi delle edizioni inaugurali della Panini o di altre aziende che le hanno conteso, rimettendoci le penne, il predominio. Eh sì, perchè si fa presto a dire Panini.ManegliAnni60lefigurineuscivano dagli stabilimenti di Torino, Milano, Piacenza, Verona, Pescara, Napoli, Bari, Firenze, e perfino da Caltagirone o Moncalieri. Minuscole come le Ferrero accartocciate ai prodotti dell’azienda di Alba, che ancora oggi sanno di gomma americana. Grandi e quasi indistruttibili, come quelle inserite nei distributori automatici fuori delle cartolerie. Un mondo di imprenditori non sempre professionali, dove le collezioni non si potevano completare perchè qualche buco restava sempre. A volte mancavano intere squadre, come il Vicenza, mai previsto da un editore veronese che forse odiava i «cugini». Poi arrivarono i quattro fratelli di Modena e investirono tutto sulla qualità, sulla distribuzione capillare, su macchinari di loro invenzione. Così, in pochi anni, sbaragliarono la concorrenza. Ora che le «figu» non si incollano più (le prime adesive hanno 40 anni), la Panini domina il mercato mondiale, dall’Europa al Sud America, all’Asia. Ma questa è un’altra storia. Nel frattempo i bambini del «celomanca» sono cresciuti, qualcuno ha fatto i soldi e può ricomprarsi una briciola d’infanzia. A volte un pezzo di vita, come ricorda Simone Capitani, umbro, uno dei più esperti collezionisti italiani: «Ho scambiato figurine di Facchetti con la nuora del grande campione. E un giorno mi sono imbattuto in un Mario De Menezes. Gli ho chiesto se era parente di Vinicio. Era il figlio». Alle fiere specializzate (più di 100 in Italia) compare spesso Gino Stacchini, tre scudetti con la Juve di Sivori e Charles. Qualsiasi figurina di Cassius Clay va a ruba in America, e pullulano gli «specializzati» in Maradona o Garrincha, Pelè o Mazzola. C’è chi colleziona il Torino o l’Inter, chi addirittura solo i portieri, chi i ciclisti, gli eroi del risorgimento, gli animali. Dalle cantine sono ricomparsi piccoli tesori, e all’alba, nelle grandi fiere, i commercianti già rovistano tra la polvere. Il negozio del web ha fatto lievitare i prezzi. La «figu» di Rivera valeva in origine due lire. È come se un 45 giri fosse venduto a 120 mila euro, una 500 d’epoca a 31 milioni, un appartamento di medie dimensioni a più di un miliardo. Follìe? Certo. «Ma hanno permesso di salvare un piccolo patrimonio, anche culturale, che altrimenti sarebbe finito nei cassonetti», fa notare Giovanni Masino, uno che ha fatto della passione di ragazzo un mestiere vero e proprio. Già, perchè c’erano le mamme che buttavano tutto e quelle che non buttavano nulla. Come quella di un preside del torinese, che ha conservato per 50 anni un album del 1964, inconsapevole del suo valore. L’album (vuoto) è ricomparso quasi per caso. Allafine,uncollezionistaseloèportato a casa per tremila euro.