Mario Margiocco, Il Sole 24 Ore 28/3/2012, 28 marzo 2012
SE IL COLLEGE USA RECUPERA CREDITI
L’università americana non è solo un mito. È anche al momento lo specchio di una polarizzazione crescente: atenei che hanno superato il pesante scivolone del 2007-2009, con decine di miliardi persi sui mercati, e sono tornati spesso ai livelli pre crisi o quasi nei loro endowment o fondi di dotazione, e studenti sempre più indebitati.
Ormai dopo i mutui per la casa quella dell’esposizione degli studenti è la prima voce del debito privato, superiore alle linee di finanziamento per le carte di credito e per le auto. I 20 milioni di studenti americani, in proprio per la maggior parte e per una frazione attraverso le famiglie, hanno ormai un debito che supera di gran lunga quello accumulato, e già ritenuto allarmante, dai 24 milioni di famiglie italiane.
La riscossa dei fondi di dotazione delle università è incominciata nella seconda metà del 2010, ha avuto risultati brillanti soprattutto nella prima metà del 2011 e continua, un po’ meno al galoppo, ancora nel 2012. Metà circa delle 73 università con un fondo superiore al miliardo di dollari hanno recuperato i livelli pre crisi. Harvard è risalita nel 2011 a 32 miliardi, ancora sotto rispetto ai 37 pre crisi, ma un ottimo recupero rispetto agli oltre 10 dichiarati perduti a giugno 2009, in parte notevole per investimenti sbagliati sugli swap, un derivato fra i più usati. L’anno scorso il fondo di Harvard ha guadagnato il 21%, più della media fra 823 università che è stata del 19 per cento.
Su richiesta dell’università, il fondo di Harvard avrebbe dovuto coprire nel 2009 il 38% delle spese di bilancio pari a 3,8 miliardi di dollari. Naturalmente non è stato possibile, si sono imposti tagli di ogni genere, rinunce a grandi progetti edilizi e di ricerca. Nel decennio 2001-2011, dice Verne Sedlacek, ceo di Commonfund, specializzato nella gestione e consulenza al settore non profit (università e fondi pensione), la redditività dei fondi universitari è stata del 6%, abbattuta dalla crisi, mentre dovrebbe essere dell’8-9 per compensare l’inflazione e contribuire alla spesa e agli aiuti finanziari agli studenti.
E che ve ne sia bisogno l’ha confermato nei giorni scorsi uno studio della Fed di New York, "I voti al debito degli studenti". «Assai poco noto nelle sue dinamiche e nella sua realtà – rivela il report pubblicato l’8 marzo – il debito degli studenti è cresciuto del 2,1% nell’ultimo trimestre 2011 passando da 852 a 870 miliardi di dollari. E questo mentre altri tipi di credito al consumo diminuivano o restavano stazionari». Sono ben più dei 730 miliardi di crediti sull’auto e dei 693 per le carte di credito, osserva la New York Fed. E ben più, per un confronto europeo, dei 654 miliardi di dollari di debito complessivo delle famiglie italiane, mutui compresi.
In media, ogni studente arriva alla fine dei corsi con 23mila dollari di debito. Il 10% deve più di 54mila dollari. E 54mila dollari vogliono dire, per uno dei programmi più favorevoli con tasso al 6,8%, una rata di 375 dollari al mese per 25 anni. Si tratta in gran parte di crediti concessi o garantiti dal governo federale e dagli Stati, e grazie a questo il presidente Obama ha potuto a ottobre stabilire che le rate di restituzione non possono superare il 10% del reddito postlaurea.
I costi dell’istruzione superiore, comunque, sono molto alti e da tempo Harvard e le altre scuole di prima grandezza, dell’est del Midwest e della California, sono off limits per la middle class, se non grazie a borse di studio. Un anno ad Harvard costa 56mila dollari, 37mila di tasse e il resto di spese, e più della metà delle famiglie americane non ha un bilancio del genere, all’anno.
In media una buona università statale costa, per i residenti nello Stato, circa 9mila dollari di sole tasse, e per i fuori Stato almeno il 50% in più. Alcune statali sono carissime: un anno all’università del Michigan vale 48mila dollari. Il reddito mediano è cresciuto di 6,5 volte negli ultimi 40 anni, i costi di frequenza delle università statali di 15 volte, e delle private di 13 volte.
Alto debito per pagare gli studi, salari più bassi, difficoltà di trovare al momento un lavoro ben remunerato, difficoltà a ottenere un mutuo quando c’è già un debito studentesco rilevante, stanno complicando la vita adulta di milioni di americani.
Secondo lo studio della Fed ci sono 37 milioni di uomini e donne, per oltre la metà tra i 25 e i 39 anni, con un debito studentesco da saldare. Nel terzo trimestre 2011 il 14,4% cioè 5,4 milioni era in ritardo nei pagamenti. In totale erano quindi a rischio circa 85 miliardi di prestiti, garantiti quasi tutti dalla mano pubblica, con un tasso di insolvenza del 10% simile alle altre categorie di debito, cioè mutui, auto e carte di credito.