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 2012  marzo 29 Giovedì calendario

RICCI: LA TV TRADIZIONALE E’ VIVA. CONTESTO I FALSI MITI SUL PASSATO —

«Mi immaginavo come un vecchio saggio, forse impappamollito, invece con il tempo divento sempre più un vecchio malvissuto con la canizie vituperosa. E ne vado fiero». «Malvissuto», vedi alla voce Manzoni, ossia che ha speso male la propria vita. Antonio Ricci, guru di «Striscia la notizia» da 24 anni, fa il cinico e per far capire che non scherza ordina subito una bottiglia di vino «che però sia costosa, così a Mediaset devono rifare i bilanci». È una tavola a tre, oltre a lui, la coppia comica Ficarra e Picone. Tema, la satira e la tv.
Baudo dice che la Rai è moribonda. Ricci allarga il discorso: «Sono affermazioni che servono per aprire un dibattito ma hanno valore zero. Da cent’anni il teatro è morto, il cinema è morto, l’arte è morta, Dio è morto. Quando c’è qualcosa di interessante la tv generalista riesce ancora ad "accendersi". Ciclicamente è moribonda, poi si riprende. La mitologia della buona tv di una volta nasce da un veltronismo in bianco e nero. C’è il culto del frammento, della scheggia, così si crea il mito». «Anche io in determinate espressioni posso essere carino, poi vedimi tutto intero, è diverso» (Ficarra).
Se la tv è moribonda (già un passo avanti da quando si diceva che era morta), la satira non sta benissimo. Ficarra e Picone: «Abbiamo avuto anni che si faticava a stare appresso ai politici. Il lavoro del comico è quello di prendere la realtà e dilatarla. Ci sono stati momenti in cui era semplice perché c’erano tanti spunti, ma anche complicato perché dovevi esagerare qualcosa che era già esagerato. Adesso con i tecnici è diverso: non rilasciano dichiarazioni, non rispondono, sono asserragliati nel bunker. Ma anche loro sanno essere buffi». Spiega Ricci: «Per Striscia il problema si è posto in maniera più semplice, perché con "Drive in" avevo capito che la parodia di un politico dopo un po’ perde efficacia. Ballantini non fa più l’imitazione di un politico, scende sul suo stesso piano fino a confondersi con lui. I politici gli rispondono come fosse uno di loro, è una caricatura tra le caricature. Così possiamo sfruttare sia le battute che facciamo noi sia la loro comicità involontaria». Il post Berlusconi non è stato traumatico dunque. Riprende Ricci: «Pensavo peggio. Senz’altro Berlusconi dettava la linea sia ai conduttori di talk, sia alla comicità di tutti perché alla domenica si impegnava a dire qualcosa che poi sarebbe diventato il tormentone della settimana. Noi forse perché non abbiamo mai vissuto solo di quello, come ascolti non abbiamo patito la mancanza di Berlusconi». È per questo che programmi come quello della Dandini e della Guzzanti soffrono? «Non so se è solo per quello, certo quando ti viene a mancare un bersaglio così grosso non è facile; Berlusconi era declinabile in mille maniere perché passavi dallo scandalo sessuale alle gaffe politiche. Le librerie Mondadori grondavano di bestseller contro di lui. Finito l’indotto adesso è crisi».
Da lunedì 2 aprile Ficarra e Picone tornano al tg satirico di Canale 5. Settimo anno, ma nessuna crisi. «In televisione 7 anni sono un’eternità, ma Ficarra e Picone sono il futuro di Striscia. A loro l’ho detto subito: starete qui a vita». A Picone tocca fare quello serio: «Per un comico è il massimo, perché ti consente di confrontarti tutti i giorni con l’attualità. Non sono molte le trasmissioni per i comici, tolto Zelig». Chiude Ricci: «Se può non scriva che se a Mediaset proprio non ce la fanno alla fine la bottiglia la pago io. Sa, mi rovinerebbe l’immagine».
Renato Franco